Oltre l’esorcismo dei tarantolati: “L’unica cura in musica è l’emozione”

Addu d’ha pizzicata la tarantala mmelenata? No t’ha pizzicata, la tarantala mmelenata, chiui taranta nun ci n’ha! (“Dove ti ha pizzicato la tarantola avvelenata? Non ti ha pizzicato, la tarantola avvelenata, di taranta non ce n’è più.”)   A volte bastano poche parole per dire molto. Soprattutto se quei versi diventano un canto ipnotico, su […]

Addu d’ha pizzicata la tarantala mmelenata?

No t’ha pizzicata, la tarantala mmelenata, chiui taranta nun ci n’ha!

(“Dove ti ha pizzicato la tarantola avvelenata? Non ti ha pizzicato, la tarantola avvelenata, di taranta non ce n’è più.”)

 

A volte bastano poche parole per dire molto. Soprattutto se quei versi diventano un canto ipnotico, su una musica che rende elettronico il tamburello, e dona nuovi suoni alla musica del Salento per eccellenza, la pizzica.

I versi sono quelli estratti da una canzone che è manifesto, Psychedelic Trance Tarantella, anno 2015, dei Kalàscima, band salentina che sta conquistando il mondo con la tarantella beat, o meglio creando un impasto a base di pizzica, elettronica, e psichedelia folk.

In quella dichiarazione sulla “taranta che non c’è più” c’è una presa di posizione molto precisa sulla musica della band, nelle parole del fondatore, Riccardo Laganà: “Non un’altra cartolina dal Sud, ma una denuncia di quanto tempo si è perso, e si continua a perdere, offrendo la musica popolare in maniera conservativa, in forma di revival”.

 

Oltre l’esorcismo dei tarantolati: “Ipnosi e trance a forma di beat”

Insomma, cambia la sindrome, resta il messaggio. La malattia che non c’è più è il tarantismo (o tarantolismo), una forma mistica e mista di depressione e isteria, causata dal morso del ragno, la Lycosa Tarantula, secondo una credenza diffusa in vaste zone del Sud Italia, Puglia in particolare. La “cura” non era altro che una musica ipnotica, in cui il soggetto veniva portato a uno stato di trance attraverso una combinazione di ritmo e melodie che permettessero, ballando freneticamente, di sudare fino ad arrivare alle soglie della coscienza, e quindi di purificarsi dal veleno della tarantola.

Oltre la mistica tradizionale, scomparsa, resta però il messaggio: il potere “curativo” della musica, in cui l’esorcismo musicale dei tarantolati diventa sperimentazione moderna. Vuole essere, appunto, il caso dei Kalàscima, formazione di 6 elementi, frutto della nuova onda folk pugliese, che trova un elemento comune, il progetto Puglia Sounds, ovvero un programma pubblico per scovare nuovi talenti pugliesi, dargli la possibilità di registrare un album e suonare nei grandi palchi, in Puglia e all’estero. La band salentina, infatti, ha visto il sostegno dei “suoni di Puglia” nella produzione degli album.

 

Puglia Sounds: “L’unica cura della musica è l’emozione”

Qui, la musica come cura, vuole diventare “emozione” nelle parole di Cesare Veronico, coordinatore del progetto. “Emozione” nella nuova programmazione musicale, e nei concerti che l’accompagnano, a partire dal Medimex, il festival musicale che ha portato a suonare a Taranto band come gli inglesi Placebo o i tedeschi Kraftwerk, e che per il 2019 si avvia un’edizione doppia: a Foggia dall’11 al 14 aprile, a Taranto dal 6 al 9 giugno. A Veronico chiediamo qualcosa in più sul progetto.

 

Che cosa è oggi Puglia Sounds?

Puglia sounds è un progetto unico in Italia di filiera musicale. Siamo stati la prima regione a muoverci in questo senso, altre stanno utilizzando la nostra fonte di esperienza per farne una propria nei loro territori. Abbiamo misure che sostengono i musicisti e la produzione musicale e palchi per farli suonare insieme a grandi band del calibro di Iggy Pop, Kraftwerk e Placebo. L’indotto economico, così, diventa un valore anche per i gestori dei locali. Poi c’è la promozione, in Italia e all’estero, che significa tournée per le band e fiere. Tra queste ultime ce ne sono di molto importanti, come il Womex (World Music Expo, ndr) e l’Eurosonic Festival. Capita, a volte, che siamo gli unici italiani presenti e che gli altri operatori musicali internazionali facciano riferimento a noi per l’intera produzione italiana.

Come si accede a Puglia Sounds?

È tutto strutturato per bandi; è possibile trovare tutte le informazioni sul sito internet, pugliasounds.it. In questo modo diamo la possibilità a tutti di partecipare: ai musicisti di registrare e produrre un album – video compreso – e di organizzare i tour, agli operatori (produttori e fonici) di lavorare, facendo parte del progetto. Tutto questo poi, trova la chiusura al Medimex, che diventa la vetrina delle misure di sostegno per la produzione musicale pugliese.

Qual è il valore aggiunto di Puglia Sounds?

Accorciare le distanze tra la Puglia e l’Europa. Portare qui musicisti, produttori, direttori artistici e critici di tutto il mondo. Così si permette a tutti di interagire, alle organizzazioni di collaborare, all’indotto che si occupa di palchi, logistica, suoni, servizi, di lavorare.

Lei è stato nominato coordinatore del progetto dal presidente della Regione, Michele Emiliano. Quale obiettivo aveva in mente quando ha accettato l’incarico?

L’ideale per me sarebbe verificare che alla fine di questo lavoro (nel 2020, N.d.R.) il progetto abbia sortito effetti, ovvero che i numeri legati ai gruppi che suonano, ai concerti live, al ritorno di pubblico abbiano portato a un salto di qualità. Cioè che tutto funzioni meglio, con una migliore qualità, e i numeri a testimoniarlo.

Seguendo l’idea diffusa storicamente in Puglia della musica come cura, cioè con valore coreutico, per esempio sui tarantatolati, ad oggi in che cosa vuole essere cura la musica pugliese?

Io considero che il primo, vero sentimento nella musica sia l’emozione. Quando una canzone emoziona c’è un’evoluzione, personale e collettiva, e ci sono buone possibilità che altre persone seguano il percorso della musica. Si crea cioè un modello virtuoso, che ha una doppia valenza, di emozione e di valore per il territorio.

 

 

Foto: Kalàscima via Facebook

CONDIVIDI

Leggi anche

Coronavirus: l’allarme inascoltato degli italiani in Svezia. Ambasciator non porta pena?

Come vivono questo momento difficilissimo gli italiani che risiedono all’estero per lavoro? Come dentro a un doppio incubo. Nella fase più profonda assistiamo impotenti e preoccupatissimi al rapido capitolare degli eventi nel nostro Paese, dove oltre al cuore abbiamo lasciato affetti, famigliari, amici. Nella fase rem poi, quando il sonno si assottiglia per avvicinarti alla […]

Ha ragione OPIMM. Lo svantaggio non è un limite

C’è un luogo a Bologna dove il lavoro e la disabilità rappresentano un binomio possibile, dove si lavora dal 1845 affinché si possa dare valore alle potenzialità di tutte le persone, e in modo particolare di quelle delle persone svantaggiate, promuovendo il loro lavoro come risorsa utile alla società. Si tratta di OPIMM, Opera dell’Immacolata […]