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Durerà un trimestre e sarà un accordo tra Governo e negozi per calmierare i prezzi dei beni di prima necessità. Ma l’adesione è su base volontaria (come nel caso di Ferrero) ed è esposto a ogni sorta di artificio commerciale
Per combattere il carovita, che resta tra le fonti principali di preoccupazione per i consumatori italiani, il Governo ha lanciato il “patto salva-spesa”, ma ADOC (l’Associazione per la Difesa e l’Orientamento dei Consumatori) avverte: “La misura potrebbe essere insufficiente e molti consumatori restano scettici”.
Ma che cosa sarebbe questo patto salva-spesa? È una specie di accordo tra il Governo e molti negozi e aziende (su base volontaria) per stabilizzare i prezzi soprattutto dei prodotti di largo consumo, per l’infanzia e per la cura della persona, attraverso sensibili sconti. Il provvedimento porta la firma del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, durerà un trimestre (chiamato “trimestre anti-inflazione” e che, secondo le parole di Urso “è importantissimo che comprenda anche il periodo natalizio”), e Ferrero è stata la prima azienda a siglarlo. Molti consumatori si aspettano di aumentare la quantità di prodotti comprati, approfittando dei prezzi ribassati, ma non è tutto oro quel che luccica.
Alla misura non è stato ancora dato efficace risalto, e il rischio è che i negozi aderenti alzino i prezzi prima di entrare nel patto salva-spesa, rendendo così molto più limitato, o addirittura nullo, l’intervento governativo. Ma cosa vorrebbero davvero gli italiani? Su questo punto l’ADOC fa una interessante fotografia del nostro Paese.
Alla vigilia del patto salva-spesa, l’associazione ha lanciato un’indagine attraverso i suoi sportelli nazionali (107 su tutto il territorio italiano), a cui hanno partecipato circa 2.000 persone.
Comune è la preoccupazione per i rincari dei prezzi, soprattutto negli ultimi anni, per i noti motivi. Gli aumenti si notano soprattutto nei prezzi dell’energia (e quindi delle bollette) e nel carrello della spesa.
Oltre il 62% degli intervistati è favorevole all’istituzione del trimestre anti-inflazione, ma non lo ritiene una misura sufficiente; insomma, non basterà a far risparmiare sulle spese. I consumatori chiedono al Governo un intervento deciso sui beni a più largo consumo, come la pasta (18% degli intervistati), il pane (17%) e il latte (12%), dichiarandosi pronti (si parla qui del 51% del totale) ad aumentarne l’acquisto laddove la misura funzionasse. Ma non mancano i dubbi: buona parte delle persone coinvolte nel sondaggio teme che i prodotti non inclusi nel patto possano subire aumenti di prezzo e che invece i prodotti scontati possano essere di qualità inferiore agli altri.
Anna Rea, presidente nazionale ADOC, dà un giudizio ambivalente sulla misura del Governo. Da una parte premia lo sforzo per combattere problemi presenti nella vita quotidiana delle persone; dall’altra parte però, con la volontarietà della partecipazione al patto, crede che per i consumatori non cambierà molto: ogni negozio farà sconti e proporrà angoli delle occasioni, come è sempre stato. Per provare a dare una risposta definitiva al problema, bisogna istituire una rete comune in cui siano coinvolte anche le associazioni dei consumatori, che come ADOC sono da anni sentinelle sul territorio per quanto riguarda i disagi della popolazione.
Al di là delle intenzioni governative, però, i cittadini possono risparmiare utilizzando strumenti già presenti nella realtà italiana.
Quelli più interessanti combattono lo spreco alimentare, e l’app più famosa adatta allo scopo è “Too Good To Go”. Il funzionamento è molto semplice: il negozio aderente all’app mette in vendita i suoi prodotti con oltre il 60% di sconto in una box sorpresa; il cliente interessato, poi, seleziona l’offerta disponibile, la paga con metodi telematici e va a ritirarla negli orari concordati. Per evitare equivoci, ogni offerta è caratterizzata da un codice che deve essere mostrato al venditore prima del ritiro. Una volta ritirata la merce, si seleziona sull’app che il ritiro è avvenuto e il gioco è fatto.
Qual è il segreto di quest’app? Che tutti i prodotti invenduti a disposizione (ad esempio: prodotti da forno, da pasticceria, ma anche prodotti da spesa classica) avrebbero vita breve se non “salvati” attraverso procedimenti di questo tipo. Quindi “Too Good To Go” è utile tre volte: per chi compra, per chi vende, e per l’ambiente. Con lo stesso scopo funzionano altre app contro lo spreco alimentare, come Regusto e Plant Jammer.
Photo credits: redattoresociale.it
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