A Genova i veri appassionati di bici quando qualcuno si lamenta che la città è tutta una salita fanno notare che una volta che si è trovata la strategia per arrivare in cima si può dire che è tutta una discesa. Pensate a quelli che la prima grande, sproporzionata salita la trovano già alle elementari, […]
Quanto sono giovani i nostri distretti? Non è possibile saperlo
Quella dei distretti è una storia che racconta eccellenza, non solo dal punto di vista quantitativo, rappresentando un quarto del sistema produttivo del nostro Paese, ma anche sotto il profilo qualitativo: circa il 92% dei distretti nazionali è costituito dai cosiddetti distretti del made in Italy, dal tessile alla produzione di pelle e calzature. Un […]
Quella dei distretti è una storia che racconta eccellenza, non solo dal punto di vista quantitativo, rappresentando un quarto del sistema produttivo del nostro Paese, ma anche sotto il profilo qualitativo: circa il 92% dei distretti nazionali è costituito dai cosiddetti distretti del made in Italy, dal tessile alla produzione di pelle e calzature.
Un mondo che, nonostante i contraccolpi della crisi, sembra resistere e andare avanti, complici la presenza radicata sul territorio italiano di piccole e medie imprese, ossia il «cuore» dei distretti, e la forte vocazione all’export.
Se dunque quella dei distretti sembra essere una realtà ancora in grado di offrire opportunità di lavoro, si può affermare lo stesso per i soggetti danneggiati per eccellenza dalla disoccupazione, ossia i giovani?
Per rispondere al quesito si deve, come sempre, partire dai dati. Il punto però è proprio questo: trovare cifre specifiche è a oggi impossibile.
Lo studio dell’Istituto nazionale di statistica non riporta numeri dettagliati a riguardo e dalle altre pubblicazioni è impossibile trovare dati aggregati per distretti.
Allo stesso tempo, spulciando il rapporto Unioncamere sui distretti, in un testo di oltre 200 pagine la parola «giovani» ricorre soltanto sette volte e di numeri nemmeno l’ombra.
Abbiamo provato a capirne il motivo da Domenico Mauriello, responsabile centro studi Unioncamere. Le ragioni in verità sono più di una: «innanzitutto le nostre rilevazioni non riguardano dati relativi ad aggregati subprovinciali», come nel caso dei distretti. Per avere un quadro nazionale relativo alle fasce d’età dei lavoratori dei distretti, bisognerebbe quindi richiedere i dati a ogni singola impresa in essi presente. Operazione lunga e complessa e, ovviamente, costosa.
Certo, fare una ricerca sul target under 35 non è impossibile in assoluto ma richiede un forte esborso economico.
Il tasso di occupati tra i 25 e i 34 anni in un determinato distretto è considerato un indicatore di qualità della vita in esso, così come la ricerca di giovani da inserire in azienda è tra gli obiettivi di investimento e miglioramento delle imprese di distretto. Eppure, nonostante le aspirazioni, la realtà sembra dire altro: la bassa scolarità (soprattutto nella fascia 18-24) e la forte disoccupazione giovanile sono citate come elementi di criticità nel confronto tra Italia ed estero. Il che potrebbe voler dire che nella pratica deve essere fatto molto di più.
Suonare definitivamente le campane a morto è però inutile sia per l’assenza di evidenze statistiche sia perché comunque qualcosa sul territorio si sta muovendo.
Il progetto promosso due anni fa da Google e Unioncamere punta ad esempio a offrire a giovani neolaureati o laureandi un percorso formativo retribuito con una borsa di 6mila euro per sei mesi per aiutare piccole e media imprese di 20 distretti italiani a migliorare la propria presenza sul web attraverso un vero e proprio cammino di digitalizzazione. Un’opportunità per le piccole imprese, ma anche per i giovani, che arrivano a toccare con mano la vita quotidiana delle nostre realtà imprenditoriali. Mauriello, responsabile del progetto afferma che «a tre mesi dalla conclusione della propria esperienza, più della metà dei giovani coinvolti ha trovato lavoro e molti di essi hanno avviato startup».
Ma non finisce qui: lo scorso anno anche il distretto tessile di Prato ha aperto le porte ai giovani attraverso la promozione di tirocini di sei mesi con rimborso spese mensile minimo di 500 euro finalizzati all’inserimento lavorativo e di incentivi per le imprese che assumono a tempo indeterminato o determinato per almeno 24 mesi. Il tutto finanziato dalla Provincia.
Le ricerche e le best practices sul territorio sembrano quindi dire che il coinvolgimento dei giovani nelle piccole e medie imprese che fanno parte dei distretti è importante e può essere messo in pratica.
La speranza è che ben presto si possano avere evidenze quantitative complete a livello nazionale per poterlo confermare.
Leggi anche
È noto a tutti come lo Stato Sociale – o Stato assistenziale (dall’inglese Welfare State) – sia una caratteristica dei moderni Stati di diritto fondati sul principio di uguaglianza. Una prima forma di Stato assistenziale venne introdotta nel 1601 in Inghilterra a favore della popolazione meno abbiente; poi, soprattutto in Inghilterra e in Germania, fecero […]
È una primavera strana, indecisa, come l’umore di Guido Guerrieri, quando inizia questa vicenda. Avvocato penalista, messo all’angolo dalla separazione dalla moglie, è calato in un periodo intento a riflettere sulla propria esistenza. Guido tende a chiudersi in se stesso e, come interlocutore preferito, ha il sacco da boxe che pende dal soffitto del suo […]