Recessione? No, per Francesco Daveri è un’Italia a crescita zero

L’economista Francesco Daveri sul governo: “Italia a crescita zero, non in recessione. Investimenti pubblici? Oggi neanche Keynes sarebbe keynesiano”.

Ormai è un gioco al ribasso, o se si vuole al massacro. Ogni giorno un’istituzione economica italiana o internazionale spara a zero sul governo Conte-Salvini-Di Maio e sui suoi programmi economici. E ogni volta l’attacco viene supportato da previsioni sempre più negative per l’economia italiana. Nella comunità economica internazionale l’allarme è ancora sopito, ma da un momento all’altro la quiete potrebbe trasformarsi in tempesta. D’altronde l’impressione che si ha è che questi attacchi non facciano altro che rafforzare, almeno per il momento, il governo sovranista.

L’economista Francesco Daveri: Conti Italia a crescita zero. Un
rischio, non un dramma

Ha cominciato a creare scompiglio qualche mese
fa il Fondo Monetario Internazionale,
che ha previsto una crescita che non supererà lo 0,3%, smentendo così le previsioni dell’1% del Documento di
Economia e Finanza del governo. Poco tempo dopo Banca d’Italia ha scaldato gli animi del governo, sostenendo che
quello 0,3% è fin troppo ottimista. Dopo l’Istituto di via Nazionale è toccato
alla Confindustria, che la scorsa
settimana ha messo nero su bianco una previsione
di crescita dello zero per cento
. E alla fine, con una cadenza impietosa,
il fuoco più pesante sul quartier generale romano è toccato all’Ocse. Che non si è limitata a una
previsione negativa dello 0,2%, evocando così la recessione, ma ha stroncato
tutta la linea di politica del governo
che si regge su due capisaldi: la
parziale riforma della legge Fornero, la cosiddetta quota 100, tanto cara alla Lega di Matteo Salvini, e il reddito di cittadinanza, fiore all’occhiello
del M5S di Luigi Di Maio.

Cosa ha scritto il segretario generale
dell’Ocse Angel Gurria nel rapporto economico sull’Italia?
L’attacco al cuore del governo si può sintetizzare in due affermazioni: “La
quota 100 aumenterà la diseguaglianza tra generazioni e farà aumentare il
debito pubblico”, mentre il reddito di cittadinanza “rischia di incoraggiare
l’occupazione informale e di creare trappole per la povertà”. Il capo dell’Ocse
si spinge anche oltre, e suggerisce al governo di fare una retromarcia su
queste misure in modo da “liberare 40
miliardi
” da destinare agli investimenti.

Non è questa la sede per la cronaca politica.
Bastino le due repliche di Di Maio e
Salvini: il primo ha consigliato
all’Ocse di “non intromettersi negli affari del nostro Paese”, mentre Salvini
ha dichiarato che il governo non tornerà mai indietro sulla riforma della legge
Fornero perché questa “darà un lavoro sicuro a più di 100.000 giovani
italiani”.

Per discutere di questo terremoto politico e finanziario abbiamo parlato con l’economista Francesco Daveri, professore di macroeconomia alla Bocconi e alla scuola di direzione aziendale (Sda) dell’Istituto universitario milanese.

Allora
professor Daveri, che sta succedendo? Non mi dica che lei è più pessimista
dell’Ocse, se no significa che stiamo scivolando in un pozzo senza fondo.

No, tranquillo, io non vedo per il momento i
numeri della recessione. I dati congiunturali sono incerti e tra questi ce n’è
uno che è sorprendentemente positivo, quello relativo al mese di marzo e alle
opinioni di chi fa acquisti nel settore manifatturiero e dei servizi. Detto
questo penso che non ci sia da stare allegri: a mio parere l’Italia crescerà
dello zero per cento, e considero l’1% di crescita previsto dal governo
assolutamente inverosimile. Per il momento dunque l’Italia è ferma, e i dati
negativi di cui lei parlava sono dovuti al fatto che hanno presentato una
finanziaria che non stava in piedi.

Gli
esponenti del governo non la pensano così. Basta guardare la televisione: Matteo
Salvini dice che la quota 100 darà lavoro a 100.000 giovani, mentre di Maio
sostiene che il reddito di cittadinanza alzerà i consumi e la domanda interna
con un effetto moltiplicatore sugli investimenti. Non è che voi economisti
siete troppo pessimisti?

Guardi, io penso che quota 100 potrebbe
addirittura rallentare l’economia, mentre il reddito di cittadinanza potrebbe
al massimo ottenere un effetto positivo dello 0,1% sul Pil. Nulla di più. Temo
che si tratti di misure adottate per ragioni elettorali che non faranno tanta
strada.

Eppure in
questi giorni il governo sta varando il decreto crescita, che conterrà aiuti
alle imprese e faciliterà gli appalti e la riapertura dei cantieri. Non possono
essere questi gli strumenti per una ripresa dell’economia?

Non credo proprio. La parte principale delle
risorse finanziarie in deficit è destinata alla spesa corrente. Così non si va
da nessuna parte. E poi questa storia di gettare nel cestino il codice degli
appalti con tanta facilità mi spaventa un po’. È vero che c’è troppa burocrazia,
ma sappiamo tutti che attraverso i subappalti facili le mafie sono entrate nel
mondo degli affari. Quella è una strada pericolosa, da praticare con molta
attenzione se non si vuole favorire la criminalità.

Mercoledì
scorso il governo, in particolare Salvini e Di Maio, hanno convinto il ministro
dell’economia Giovanni Tria, assai restio, a rimborsare coloro che sono stati
truffati dalle banche. Non le sembra una buona cosa?

Bisogna ammettere che i governi precedenti su
questa questione hanno fatto pasticci. La legislazione sulle banche è piuttosto
problematica. Mi riferisco al cosiddetto bail-in,
il sistema che prevede di addebitare parte del risanamento delle banche in
crisi agli obbligazionisti, agli azionisti e ai correntisti che superano i
100.000 euro. Per gli obbligazionisti e per i correntisti credo che non sia
giusto addebitare a loro il costo delle crisi bancarie. Anche perché in Italia
così facendo si colpiscono le famiglie, che detengono il 30% delle obbligazioni.
Per ciò che riguarda gli azionisti, non penso che sia giusta la linea del
rimborso: quando si acquistano delle azioni si accettano anche i rischi. Alla
fine, comunque, credo che la cattiva gestione del bail-in sia stata un’arma di
distruzione di massa del risparmio degli italiani.

La
scorsa settimana mi è capitato di sentire un dibattito in Banca d’Italia sul
libro dell’economista Pierluigi Ciocca. L’ex vicedirettore di Bankitalia
rivalutava le politiche keynesiane. Lei cosa ne pensa di un possibile ritorno
alle ricette di Keynes, che prevedeva un massiccio intervento dello Stato in
economia attraverso la catena investimenti
pubblici-occupazione-reddito-consumi?

Le dico subito che io non sono di quella
scuola. Se vivesse oggi, Keynes non sarebbe keynesiano, perché oggi a
differenza dei suoi tempi il debito pubblico è troppo alto per politiche
economiche in deficit.

Un’ultima battuta. In un’intervista di qualche mese fa a Senza Filtro, il suo collega bocconiano Francesco Giavazzi sosteneva che prima o poi questo governo “andrà a sbattere” proprio sui temi dell’economia. È così anche per lei?

Io penso che prima la Lega di Salvini dovrà
finire di prosciugare il Movimento Cinque Stelle. Poi con il centro destra
metterà la spesa più sotto controllo. Ha ragione Cottarelli quando dice che
fino a quando lo spread è ai livelli attuali non c’è il pericolo di una crisi
come quella del 2011. Certo, se il deficit arrivasse al 4,5% sarebbe difficile
gestire la situazione e i mercati comincerebbero a tuonare di nuovo.

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