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Tony Robbins: il vero guru lo trovi su Netflix
Se parli di guru, allora parli di Tony Robbins: l’uomo da 50 milioni di proseliti provenienti da 70 paesi, da tour in 12 nazioni, da 200 mila clienti l’anno, da 5000 dollari a corso. Il life coach di Michail Gorbaciov, Bill Clinton, Nelson Mandela, Madre Teresa, Donald Trump. Loro non confermano, ma lui sì. E’ […]
Se parli di guru, allora parli di Tony Robbins: l’uomo da 50 milioni di proseliti provenienti da 70 paesi, da tour in 12 nazioni, da 200 mila clienti l’anno, da 5000 dollari a corso. Il life coach di Michail Gorbaciov, Bill Clinton, Nelson Mandela, Madre Teresa, Donald Trump. Loro non confermano, ma lui sì.
E’ approdato solo alcuni giorni fa su Netflix il primo documentario mai registrato durante uno dei suoi seminari dal titolo “Date with Destiny” (Appuntamento con il Destino): il più prestigioso corso della fabbrica di seminari di Tony Robbins (al secolo: Anthony J. Maharovic). Ne tiene uno o due l’anno, di “Date”, la sua “creatura” prediletta, quella che gli dà maggior soddisfazione: “In sei giorni ho tempo di trasformare la vita delle persone”. Ad oggi, ne ha tenuti più di 70, con circa 2500 partecipanti a volta. Fate il conto.
Quello filmato dal doc di Joe Berlinger (Oscar per “Paradise Lost”, miglior documentario nel 2000) ha avuto luogo in California nel 2014: più di 2500 partecipanti, tra cui un numero impressionante di dirigenti d’azienda, consiglieri di amministrazione, motivatori, Ceo, professori universitari, psicoterapeuti. Oltre alle centinaia di persone comuni che, per pagare quei maledetti 5000 dollari, si sono venduti i mobili di casa e la macchina. Ma non importa, perché quei sei giorni cambieranno completamente la loro vita, ridisegneranno le loro potenzialità, li renderanno uomini e donne migliori, più potenti, unici. Non c’è prezzo per un miracolo simile.
I’m not fuckin’ you up. I fuckin’ know you, people, and I know what you need. And I fuckin’ know how to help you!
Il linguaggio di Tony è rocambolesco, prima smodato e poi dolce e sinuoso: procede per “fuckings” e poi improvvisamente passa a “blessings” e “graces”.
Dichiara di non essere “your guru”, ma impone le mani, ipnotizza, urla, salta.
Tony Robbins è un operatore di Pnl (Programmazione neurolinguistica) ed esperto in ipnosi: sa come usare le sue armi e, sul palco del “Date”, le usa tutte. Musica da discoteca all’inizio per pompare energia, poi campane tibetane per la meditazione, quindi carica di violini e archi per il momento della liberazione emotiva e trionfo di tamburi per la vittoria finale. Sullo schermo: cieli stellati, bambini che mangiano il gelato, coppie che si tengono per mano, oceano, gabbiani.
Tony Robbins è un gigante: 2 metri di altezza per 100 chili di muscoli. Un vero Big Jim, mani e piedi abnormi a causa di una disfunzione della ghiandola pineale. Di sé non fa mistero. E’ diventato quello che è diventato – life coach, trainer, motivatore, salvatore dei disperati – perché sua madre era una squilibrata e suo padre inesistente. Drogata di valium e instabile, la madre lo ha costretto ad occuparsi della casa e dei fratelli da quando aveva dieci anni. Lo ha picchiato, gli ha fatto ingoiare il sapone della lavatrice, gli ha impedito di studiare. Lui ha sofferto, mandato giù, maledetto la vita e poi ha deciso di prendersi la rivincita. A spingerlo, il suo professore di “retorica forense” al liceo: “Sei nato per fare il comunicatore”, gli disse. E lo buttò nell’arena dei concorsi inter-liceali dello stato della California. Li vinse tutti.
Dopo i successi planetari dei suoi libri di self-help “Unlimited Power” e “Awaken the Giant Within”, nel 2007 Forbes inserisce Anthony Robbins nella classifica dei 100 personaggi più influenti del pianeta. Da lì, la scalata degli ultimi dieci anni, che lo porta al fianco – secondo sue dichiarazioni – di premi Nobel e capi di Stato mondiali.
Il docu su Netflix
Ma torniamo al nostro documentario e ai sei giorni del “Date”. Il nostro guru – che nega di essere tale – si sveglia all’alba, fa ginnastica, poi medita davanti al mare, si butta in una vasca di acqua a 14 gradi, fa qualche salto su un rete elastica e finisce con i gorgheggi per la voce. Prima di affrontare la sala, conclude la preparazione con una respirazione veloce, qualche passo di break dance o simili e via: è sul palco. Davanti a lui, 5000 occhi che chiedono soddisfazione per i soldi spesi.
Tony Robbins non ha esitazioni: lavora con tutti i cinque sensi e probabilmente anche con il sesto. I suoi organizzatori gli hanno fornito uno schema di massima sulla sala e la sua composizione, ma lui preferisce andare d’istinto. Scende dal palco e va tra la folla a cercare la sua “bandiera rossa”. Niente comunismo, ovviamente. Le bandiere rosse, per Tony, sono le persone che hanno pensato o tentato il suicidio: quelle necessarie a realizzare, nel tempo del seminario, una reale trasformazione. Non ci vuole un indovino per sapere che qualche aspirante suicida in quella sala c’è, Tony sa fare i conti. Ogni 2500 persone, almeno 15 hanno pensato di farla finita secondo le stime dell’Oms. Tony trova subito la sua prima “bandiera rossa”: è una biondina graziosa, piena di orecchini. E’ nata all’interno della comunità dei Bambini di Dio dove, rivela, l’amore del Signore si esprimeva attraverso le orge, bambini compresi. Ora la biondina vive con una madre e un fratello depressi. Li deve sostenere economicamente ed emotivamente; ma anche lei in realtà ha troppo dolore dentro, vorrebbe solo morire. Tony la abbraccia, piange e in venti minuti la convince che da quel momento in poi la sua vita si trasformerà, perché lei ha sofferto ma è sopravvissuta. Chiaro segno del suo enorme potenziale. Lei ha conosciuto il dolore, lei ora può salvare se stessa e gli altri. E, per completare l’opera, Tony chiede alla biondina di scegliere tra la folla tre uomini che le ispirano fiducia e di cui non ha paura fisica. Quei tre uomini, ordina, da quel momento saranno i suoi zii putativi per dieci anni. Veglieranno su di lei e la aiuteranno quando ne avrà bisogno. La gente piange, tutta.
Poi c’è la donna che non ama il marito, il dirigente che ha perso fiducia e non ce la fa più, la coppia in crisi, la ragazzina che non ama suo padre. Ogni spunto è buono, per Tony, per tornare all’origine: cosa ha bloccato le loro vite, cosa sta impedendo loro di diventare quello che vogliono diventare? Psicologia veloce, ma infallibile: madre castrante, padre ambiguo. Bisogna ricominciare da lì, trovare il punto debole, il muscolo contratto e imparare a rilassarlo, con una botta di energia nuova e una convinzione incrollabile:
If you are hungry, that’s the place for you babe.
“Hungry” per Tony vuol dire “ambizioso”. Sei vuoi tornare ad essere padrone della tua vita e non farti più bloccare “by these fuckin’ trauma”, ascolta Tony e troverai la strada per uscirne.
La scansione dei giorni e delle ore del seminario è matematica, studiata a tavolino di sera con il fedelissimo staff: un centinaio di persone più Bonnie Pearls, la moglie.
Tutti mi chiedono come sia mio marito fuori dai seminari – dice questa signora con coda di cavallo bionda e bocca appena ritoccata – E io non faccio che ripetere che è esattamente come lo vedete. Lo stesso che sale sul palco, con il suo grande cuore e la sua implacabile energia: 24 ore su 24. Sempre.
I titoli delle giornate ricordano il classico percorso interiore: preparativi al cambiamento, il bambino interiore, le nostre relazioni intime, i genitori, cosa vogliamo veramente dalla vita, focalizzazione degli obiettivi, trasformazione. Si finisce con una stoccata spirituale: essere persone migliori per poter dare agli altri ciò che abbiamo imparato. Così ringraziamo Dio del dono della vita.
Il gioco è fatto. La gente è in delirio. Tony saluta e benedice, a modo suo:
Let’s your fuckin’ past behind! And make a masterpiece of your life!
Sui titoli di coda, nella migliore tradizione del docu-realtà, la risoluzione dei “casi” che abbiamo incontrato durante le riprese: l’ex bambina di Dio è diventata una life-coach; il dirigente fallito ha ritrovato la strada per il successo; la coppia in bilico ha fatto un figlio.
Tutto sommato, almeno per loro, l’investimento dei 5000 dollari (per la precisione, 4955) ha reso. Per gli altri 2495 partecipanti non sappiamo. Una cosa è certa: Tony può dormire sonni tranquilli. I clienti, dati i tempi, non gli mancheranno mai.
E anche noi, chissà, magari domani compriamo un salvadanaio. Per chiedere aiuto a Tony, il telefono non basta.
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