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Toponomastica femminile? Non ancora sulla buona strada
Una delle battaglie che sta prendendo piede in Italia, che in alcuni casi viene definita banale e poco utile, è quella della toponomastica femminile. Per orientarci in questo dibattito, ho chiesto l’ausilio e il supporto di Barbara Belotti, referente della Regione Marche per l’Associazione Toponomastica Femminile, guidata dalla presidente Maria Pia Ercolini e referente di […]
Una delle battaglie che sta prendendo piede in Italia, che in alcuni casi viene definita banale e poco utile, è quella della toponomastica femminile.
Per orientarci in questo dibattito, ho chiesto l’ausilio e il supporto di Barbara Belotti, referente della Regione Marche per l’Associazione Toponomastica Femminile, guidata dalla presidente Maria Pia Ercolini e referente di Toponomastica Femminile nel CCT del comune di Roma.
“Toponomastica femminile nasce su Facebook nel gennaio 2012 con l’idea di impostare ricerche, pubblicare dati e fare pressioni su ogni singolo territorio affinché strade, piazze, giardini e luoghi urbani in senso lato, siano dedicati alle donne per compensare l’evidente sessismo che caratterizza l’attuale odonomastica”, si presentano le autrici del progetto.
Le donne nominate nelle vie delle strade sono pochissime, e ricordano spesso nomi di personaggi femminili legati alla religione, come madonne o sante. Inoltre, i dati sono sconcertanti, sono rappresentate dal 3 al 5% nelle grandi metropoli come Roma o Milano, percentuali che si riducono notevolmente per i piccoli centri.
Dare alle strade un nome di donna: la battaglia di Toponomastica femminile
Quella della toponomastica femminile è una battaglia per donne e per uomini. Ce lo spiega Barbara Belotti: “Innanzitutto non lo spiegherei alle giovani donne di oggi, lo spiegherei a giovani donne e giovani uomini, perché la memoria o l’assenza di memoria riguarda tutte e tutti. Se si ragiona per generi separati, si ragiona in modo errato. Spesso le giovani generazioni non conoscono quanto, in passato, è stato costruito in termini di diritti civili, politici e sociali, e soprattutto ignorano quanto le donne hanno contribuito alla definizione del mondo in cui viviamo”.
“Le storie delle protagoniste del passato possono essere modelli di riferimento e di differenza ai quali guardare nella costruzione dell’identità sia maschile e femminile. Se è necessario far nascere consapevolezze nuove, queste riguardano sia gli uomini che le donne. Rendere consapevoli le persone di quanto è stato ideato, inventato, realizzato dalle donne, porta all’avvio di percorsi di educazione e rispetto per le differenze, aiuta a sviluppare forme di pensiero critico capace di opporsi ai modelli maschili e femminili stereotipati e conformisti, che sono molto diffusi e ben radicati.”
Una critica spesso posta al progetto di toponomastica femminile è quella di proporre un piano che potrebbe essere dispendioso per i cittadini, poiché si teme di dover cambiare i dati nelle carte d’identità. Ma il programma di toponomastica non mira a modificare le vie già esistenti, piuttosto a crearne di nuove.
“Sostituire l’intitolazione è un problema per la cittadinanza. A Barcellona l’amministrazione comunale si è assunta gli oneri economici per la sostituzione dei nomi, in quel caso la volontà politica di celebrare figure femminili ha prevalso sui problemi concreti. Non credo che questo modello sia ripetibile in Italia. Siamo anche consapevoli che colmare il divario fra le intitolazioni maschili e femminili è impossibile: troppo ampio, troppo prolungata nel tempo la celebrazione di sole figure maschili. Però si può cominciare a invertire la tendenza, ossia cominciare a pensare che se si devono intitolare aree verdi, vie, percorsi ciclopedonali, rotonde o altro se ne dovrebbe intitolare sempre una in più al femminile. Mi spiego meglio: se devono essere intitolate tre strade, l’amministrazione dovrebbe intitolarne due a figure femminili e una a un uomo. Sarebbe un gesto simbolico, certamente, ma porterebbe a una visibilità maggiore le tante donne dimenticate.”
“Le nuove generazioni, ma anche le generazioni non più giovani”, ci spiega Barbara Belotti, “hanno bisogno di sapere che la storia, le arti, le scienze, la politica, lo spettacolo, il mondo del lavoro, sono cresciuti e si sono sviluppati grazie al contributo di donne e uomini. Immaginare la storia l’arte, la musica, la scienza popolate di soli uomini è un errore grave in termini culturali e sociali. L’assenza di figure femminili nell’odonomastica urbana non significa un’assenza delle figure femminili dalla storia e dalla cultura, quanto il mancato riconoscimento, la scarsa memoria e l’evidente disattenzione nei confronti dei ruoli avuti dalle donne in ogni tempo”.
“Quindi”, prosegue Belotti, “si tratta di risarcire la cultura femminile di lunghi silenzi e numerose omissioni, e insieme di costruire un sapere nuovo basato sulla parità dei generi. Se la memoria maschile continuerà ad avere un peso specifico maggiore, continueremo avere un mondo asimmetrico. L’immaginario collettivo continuerà a essere popolato solo di figure illustri maschili. I nomi delle strade costituiscono uno spazio immateriale, ma di grande forza simbolica. Lo ha scritto anche Italo Calvino: ‘Lo sguardo percorre le vie come pagine scritte’. Se da un lato i nostri occhi leggono nomi eccellenti maschili, dall’altro vedono in continuazione corpi e volti di donne che rinnovano una percezione distorta del mondo femminile”.
I numerosi progetti di Toponomastica femminile
Le iniziative di Toponomastica femminile mirano a estendere progetti culturali successivi alle intitolazioni di figure femminili.
“Noi non ci siamo mai fermate solo alle richieste di intitolazioni femminili alle amministrazioni comunali”, racconta la Belotti. “Questa è solo una parte del lavoro. Lo studio del territorio è sempre stato accompagnato da iniziative, progetti, percorsi culturali e didattici che vedono attive soprattutto, ma non solo, le istituzioni scolastiche, dalle scuole primarie agli atenei. Molte delle persone che hanno fondato l’associazione Toponomastica femminile provengono dalla scuola e questa formazione è stata determinante per tutto ciò che abbiamo portato avanti in questi anni”.
“Abbiamo promosso concorsi nazionali e locali, giochi, attività didattiche tutte volte a far conoscere la storia femminile, e nello stesso tempo ad avviare percorsi di cittadinanza attiva per ragazze e ragazzi delle scuole. In molti casi, lavorando sulle ‘assenze femminili’ nell’odonomastica cittadina, ragazze e ragazzi hanno proposto all’amministrazione comunale di intitolare spazi pubblici alle figure femminili che loro avevano riscoperto e studiato.”
“È il caso per esempio delle piste ciclopedonali romane intitolate a sette figure femminili della resistenza romana e a sette Madri Costituenti, dopo che alcuni istituti scolastici della Capitale hanno partecipato al nostro concorso ‘Sulle vie della parità@Roma’. È stata un’iniziativa molto importante perché i nomi proposti dalle due scuole vincitrici sono stati accolti dalla Commissione Toponomastica e dall’amministrazione comunale della capitale. Il concorso nazionale ‘Sulle vie della parità’ quest’anno arriva alla sua ottava edizione. Anche questo è finalizzato a promuovere nelle scuole di ogni ordine e grado la ricerca storica locale e a restituire visibilità alle donne che si sono distinte per l’attività letteraria, artistica e scientifica, per l’impegno umanitario e sociale o per altri meriti.”
“Organizziamo poi il convegno nazionale, quest’anno alla sua nona edizione, convegni locali e rassegne; partecipiamo a convegni nazionali e internazionali, organizziamo mostre. Le nostre sono mostre fotografiche e documentarie, tematiche, versatili e itineranti. La mostra ‘Donne e lavoro’ ha toccato quasi tutte le regioni italiane, arricchendosi a ogni passaggio. Vi convergono immagini sul tema del lavoro femminile tra passato e presente, documenti, foto d’epoca, foto attuali. I pannelli vogliono sollecitare una riflessione sull’impegno femminile, costantemente presente, seppure in forme diverse, e in continua evoluzione. La mostra ‘Le Madri della Repubblica’ invece è dedicata al contributo delle ventuno donne presenti nell’Assemblea Costituente; ‘Donne di penna e di pensiero’ associa l’esposizione toponomastica di strade dedicate a scrittrici e poetesse a ‘Letture d’autrice’, salotti letterari tenuti in spazi pubblici (biblioteche, musei, librerie) e aperti alla partecipazione diretta di studenti e cittadine/i.”
La parità non è un diritto conquistato per sempre, è una rivoluzione che non ha compimento effettivo. Si cerca da sempre l’eguaglianza sociale, politica ed economica: in questo aiuta anche la toponomastica urbana, attraverso la storia delle donne coraggiose e tenaci che hanno fatto la storia nel campo dell’arte, della scienza, della politica e della letteratura.
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