Volare, oh oh; rimborsare, no no no no. Beffe e cancellazione voli

Avrebbero usato l’emergenza COVID-19 come paravento per cancellazioni e operazioni frutto di scelte commerciali e imprenditoriali dei vettori. Questo secondo l’ENAC, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che ha avviato istruttorie per sanzioni a compagnie aeree per mancato rispetto del Regolamento Comunitario n. 261 del 2004, a tutela dei passeggeri nei casi di ritardi, cancellazioni, overbooking […]

Avrebbero usato l’emergenza COVID-19 come paravento per cancellazioni e operazioni frutto di scelte commerciali e imprenditoriali dei vettori. Questo secondo l’ENAC, Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, che ha avviato istruttorie per sanzioni a compagnie aeree per mancato rispetto del Regolamento Comunitario n. 261 del 2004, a tutela dei passeggeri nei casi di ritardi, cancellazioni, overbooking e mancata informativa.

Che qualcosa non tornasse, nel quadro seppur inedito dei viaggi via cielo ai tempi della pandemia e delle fasi 2 e 3, era ormai chiaro a tutti. Meno chiaro è invece il modo in cui difendersi da eventuali abusi, e per questo Senza Filtro ha chiesto di nuovo aiuto a un esperto.

 

Riccardo Di Palma, legale Sosvolo.com: “Il rimborso causa pandemia è un mondo tutto da esplorare”

Quando lo avevamo incontrato la prima volta si poteva volare ovunque, e sempre. Sembra un secolo fa, e invece era semplicemente quella che è ormai consuetudine definire “l’epoca pre-COVID-19”; in fondo era solo il dicembre scorso. Lo avevamo sentito all’interno del nostro reportage sugli aeroporti, un viaggio tra le speculazioni e le eccellenze degli scali italiani. Lui è l’avvocato Riccardo Di Palma, legale di Sosvolo.com, un portale a tutela del viaggiatore, che mette gratuitamente a disposizione professionisti specializzati nel Diritto della Navigazione e dei Trasporti.

“La nostra attività chiaramente è stata bloccata – spiega l’avvocato Di Palma – sia per effetto del blocco dei voli, che per i due mesi di stop dell’attività giudiziaria, ripartita dal 10 maggio, ma comunque a rilento. Nel frattempo abbiamo lavorato da remoto alle pratiche già precedentemente avviate. Chiaramente da marzo non abbiamo più ricevuto come in passato richieste d’aiuto per rimborsi di ritardi o di bagagli smarriti, ma per la cancellazione dei voli, che le compagnie si sono affrettate a comunicare, sempre con largo anticipo; qualcuno addirittura per voli previsti per agosto.”

Come spiegato nel nostro reportage di dicembre, l’assistenza di Sosvolo.com è gratuita per tutti, perché interfacciandosi direttamente con gli studi legali della compagnia interessata, il portale riesce a fare massa critica, a difendere in un solo colpo le istanze di tanti cittadini che, contrariamente, da soli non avrebbero la forza per opporsi ai disguidi subiti. Alla fine del contenzioso, sono le compagnie aeree a pagare tutto. Con la rivoluzione che la pandemia ha portato nelle nostre vite però tutti gli scenari sono cambiati, come pure le richieste dei viaggiatori, in questi mesi di “bolla silenziosa”.

“Infatti – continua il legale – attualmente abbiamo cominciato a gestire le richieste di rimborsi, ma non senza fatica, data la grande confusione generata dal Decreto Cura Italia. La disposizione, infatti, ha consentito ai vettori aerei di poter scegliere se rimborsare ai passeggeri il volo o se dar loro un voucher; cosa tutt’ora in contrasto con la normativa comunitaria, che parla di compenso monetario, e con le linee guida della Commissione Europea, che dispone che la scelta spetti al passeggero. Tutto questo nonostante ci sia stata anche una sentenza dell’Antitrust che consolida l’illegittimità di questo aspetto del Cura Italia, sempre per lo stesso motivo”.

 

 

Che differenza passa tra rimborso e voucher?

Nel primo caso l’utente si vede restituita l’intera cifra spesa. Nel secondo si tratta della possibilità di ri-prenotare quel volo, con la stessa compagnia aerea, per qualsiasi tratta, per un valore che sia almeno equivalente a quello speso per il volo cancellato, e che dovrà essere utilizzato entro l’anno. Ma il passeggero, a quel punto, può non voler più volare per mille motivi: perché è venuta meno la sua necessità, o perché ha maturato nel frattempo la fobia per il volo, o semplicemente perché, alla luce dei nuovi avvenimenti, preferisce spendere quella cifra in altro modo.

Come è cambiato il vostro lavoro, oggi?

Sulla scia di come le cose sono andate delineandosi, gestiamo anche i rimborsi relativi ai voli cancellati causa COVID-19, grazie all’intervento della Comunità Europea, forti del fatto che si è espressa appunto a favore dei passeggeri, indicandoli come gli unici ai quali spetta il diritto di scegliere tra le due opzioni.

Ci sono stati segnalati casi in cui la compagnia ha proposto un buono di 50 euro da usare nel momento della ri-prenotazione del volo, a patto che si rinunciasse alla facoltà di chiedere il rimborso del volo cancellato. C’era il trucco però: il costo del nuovo volo doveva superare i 50 euro, al netto delle tasse aeroportuali. Le risulta?

Per quanto ne sappiamo ora, le compagnie italiane non si comportano così. Non danno un buono fisso, ma lo calcolano invece in base al costo del volo che non è stato possibile effettuare. E anche questo è almeno parzialmente illegittimo, sempre per lo stesso motivo: il passeggero viene messo nella condizione di dover volare per recuperare il suo credito.

Tra i cittadini, ancora una volta, la sensazione più diffusa è quella che vede le compagnie aeree sempre col coltello dalla parte del manico. I “colossi” del cielo ricevono gli aiuti di Stato, l’uomo comune si vede sfumare la prenotazione, la vacanza, e prima di riavere quanto già versato deve ingaggiare battaglia legale. Conferma?

La percezione è questa, ma va detto che una crisi del genere per il settore è senza precedenti. E il fattore fondamentale è lo stesso di qualsiasi altra attività commerciale: la mancanza di liquidità. Finora le compagnie aiutate dallo Stato sono state la tedesca Lufthansa e il gruppo Airfrance e KLM, che condividono gli stessi vettori, le stesse tratte aeree. E Alitalia. Queste, va precisato, sono solo le maggiori, e comunque allo stato attuale mi risulta che gli aiuti, pur accordati, non siano ancora stati erogati.

Durante questo periodo inedito avrà avuto modo di accogliere i reclami più singolari.

Sì, decisamente, a decine. Molti dei quali sono davvero complicati. Porto come esempio il caso di un cliente che aveva volato alle Mauritius per una vacanza di un paio di settimane, e ci si è trovato a restare per due mesi. Detto così può sembrare una bella fortuna: in realtà ha dovuto spendere un sacco di soldi per mantenersi in albergo, tutto il tempo dell’impennata dell’epidemia. Ora è stata ingaggiata una bella lotta tra cliente e compagnia aerea. Ma il rimborso delle spese sostenute a causa della cancellazione del volo, in particolare a causa di una pandemia, è un mondo tutto da esplorare.

E infatti attualmente molte compagnie, anche minori, anche italiane, nel nome dell’emergenza cambiano le date dei voli. Li ritardano o li anticipano in base al caso. In questo modo l’utente si trova a perdere un giorno di albergo, o di ferie già prese. E c’è anche la versione inversa: deve chiedere un giorno di ferie in più e pagarsi una notte fuori in più. Una serie di disguidi che creano disagi a cascata. Chi paga in questo caso? 

In realtà la questione è molto articolata. La compensazione o il rimborso per cancellazione varia da caso a caso in base all’entità dell’anticipo con cui è stata data la comunicazione. La compensazione oscilla tra i 250 e i 600 euro a seconda della lunghezza della tratta, quando non si sceglie il rimborso. Ma per avere una risposta a una situazione personale, il passeggero può leggersi l’art.5 del Regolamento Comunitario 261 del 2004. Lì troverà la risposta al suo caso.

 

 

Photo credits: www.rimborsoaereo.it

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