Whirlpool Napoli, un libro aperto sull’azienda che chiude

Gli operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli raccontano sacrifici, lotte, vita e lavoro (che non c’è più). Recensiamo “Storie in centrifuga” di Lorenzo Rossomandi e Rossana Germani.

“L’azienda ti toglie, l’azienda ti dà”. La Whirlpool di Napoli ha tolto il lavoro ai suoi dipendenti: alle ore 00.01 del 1 novembre 2020 ha cessato le proprie attività produttive. Continuerà ancora a dare gli stipendi 2020 fino al 31 dicembre; poi tre mesi di ammortizzatori sociali, ma da aprile ci sarà il via alle procedure di licenziamento collettivo, perché terminerà il divieto di licenziare.

Questo è l’epilogo di mesi di contrattazione inutile, al termine del quale la multinazionale leader mondiale nella produzione di lavatrici ha ufficializzato la chiusura definitiva dello stabilimento di Napoli per mancanza di prospettive industriali future. Con quelle industriali, crollano anche le prospettive professionali dei 420 operai e delle oltre mille famiglie dell’indotto.

Quello che l’azienda ha dato per anni a questo territorio (lavoro, dignità, salvezza, al punto di essere chiamata da tutti “Mamma Whirlpool”) adesso svanisce alla fine di un anno già tremendo.

Le Storie in centrifuga della Whirlpool nel testo di una neonata casa editrice

Gli anni dell’espansione con le assunzioni, anche dei famigliari di un lavoratore che andava in pensione, fino agli ultimi, faticosi, della fase di concertazione che ha portato alla chiusura. Decenni di storie, volti, mani, fatica e purtroppo delusioni, sono stati raccolti in Storie in centrifuga – Napoli non molla! (Temperatura edizioni, 15 euro).

La centrifuga rende bene il vortice di emozioni che gli autori, Lorenzo Rossomandi e Rossana Germani, hanno cercato di condensare in un libro che si muove a paragrafi, ciascuno raccontato da uno dei protagonisti, inquadrato in un momento ben preciso. Alla catena di montaggio, in ufficio, alle riunioni sindacali, a casa, durante i presidi e le manifestazioni.

Le storie sono generose, colme di sfumature, piene di vita, e forse tanta abbondanza fa immergere in esse a tal punto che quasi ci si allontana dal filone principale. Ma era difficile eliminare quei pezzi di umanità, l’azienda ha regalato vita e riscatto sociale. Ha formato personale altamente specializzato; ha dato un’alternativa a chi, vivendo in quella zona, avrebbe potuto incamminarsi facilmente su cattive strade.

Nonostante questa sovrabbondanza di sentimenti “centrifugati”, il libro assolve la sua funzione. Da una minuscola casa editrice quasi esordiente è nato l’unico libro a trattare questo tema enorme. Ciò fa riflettere, e fa perdonare qualche refuso.

Dentro le vite degli operai dello stabilimento Whirlpool di Napoli

Fanno riflettere anche i diversi frammenti delle vite degli operai, spesso descritti come un tutt’uno con l’azienda, per la quale hanno dato l’anima e forse di più, portandola a diventare il miglior stabilimento del suo gruppo al mondo per produttività. Per questo la fine della produzione rappresenta un dramma che va oltre la fine di un contratto di lavoro.

Al termine del libro si ha la sensazione compiuta di aver letto un’unica, grande storia d’amore. Con le varie sfumature che le vicende personali dei protagonisti possono dare ma legate da un sentimento più grande e puro. Amore: per i genitori malati, per un fratello disoccupato, per i figli, per i mariti e le mogli, per le compagne nuove e ritrovate, e per lei, l’azienda. L’origine di ogni bene per decenni, fino al grande tradimento, il più atroce, perché colpisce il cuore dei tanti figli del lavoro dello stabilimento di Barra; una madre diventata matrigna.

Al rumore della produzione a pieno regime, che ha fatto diventare Napoli e i suoi operai fiore all’occhiello di tutto il Sud, con il record di oltre un milione di lavatrici prodotte nei primi anni Duemila, al trambusto degli scioperi, dei presidi, delle manifestazioni in piazza o in autostrada, dei tavoli tecnici e delle trasmissioni televisive. Richieste d’aiuto rimaste evidentemente inascoltate, e su cui rischia di calare un silenzio assordante: quello dei macchinari spenti, delle case degli operai colme di incertezza e coi cuori pieni di rabbia. Sfregiati da una X rossa, la stessa che ai vertici della multinazionale è bastato mettere sullo stabilimento di Napoli per deciderne il triste destino.

Le vite da operai “in centrifuga” di Francesco, Vincenzo, Italia, Salvatore e Raffaele, al termine della lettura, restano come sospese. Le lavatrici di Napoli non avrebbero terminato il loro ciclo se qualcuno non avesse deciso di staccare la spina. Le loro vite da persone orgogliose continuano oltre i cancelli, e contengono ben oltre le 261 pagine di questo libro. Un libro che, prendendo in prestito il disincantato giudizio che uno degli operai ha dato del testo che lo riguardava, “si fa leggere”.

Perché leggere Storie in centrifuga

Il libro di Lorenzo Rossomandi e Rossana Germani, con i disegni essenziali ed efficaci di Carlo Di Camillo “Cadica”, sarà testimonianza pressoché unica del fatto che Napoli non ha mollato. La scelta di dedicare una delle sue prime pubblicazioni a questa vicenda è coraggiosa, per una piccola casa editrice, e quella di devolvere una parte (spero ampia) degli introiti agli operai va incoraggiata perché non resti solo simbolica e, copia dopo copia, diventi anche cospicua.

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