Nel complesso, le leggi per contrastare il fenomeno del caporalato sono da migliorare secondo tutte le realtà intervistate. Da luglio, infatti, quando è entrato in vigore il Decreto Agricoltura, il governo Meloni ha aumentato di circa 500 persone il numero di ispettori, che si aggiungono agli altri 500 previsti dalla legge di bilancio e dal decreto del PNRR. Mentre Capone elogia il Governo per il suo operato, Sagnet sottolinea che in Italia ci sono circa 5-6.000 ispettori, quando a suo avviso dovrebbero essere almeno 10.000.
Le norme introdotte, in ogni caso, soddisfano in media tutti i sindacati. Bene l’incrocio dei dati, secondo Rota: “Ci sono state più denunce da parte dei lavoratori, perché il permesso di soggiorno li spinge a segnalare”, dice Guaraldi. FAI, FLAI e UILA chiedono però ulteriori interventi: i fondi PNRR destinati ai Comuni per abbandonare i ghetti devono essere sfruttati, e non tornare all’UE.
E poi la prevenzione: Capone insiste sulla necessità di lavorare sul rapporto con la grande distribuzione, che, pur non essendo direttamente responsabile, è la principale artefice dell’imposizione di bassi costi di produzione. Per Mammucari, inoltre, è urgente attivare le sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità e rivedere il meccanismo del click day, “che rischia solo di moltiplicare i fantasmi nelle campagne”.
Sempre nell’ambito della prevenzione, Rota sottolinea come sia urgente la realizzazione di corridoi per lavoratori immigrati per favorire più tutele e un migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro, “come concordato anche tra noi e il sindacato marocchino FNSA UMT guardando all’accordo realizzato di recente tra Marocco e Spagna”.
Sagnet invece è più critico, e spiega che: “I centri per l’impiego non funzionano, tutto ciò è stato sostituito dall’intermediazione illegale. E va migliorato enormemente il sistema dei trasporti, fondamentali per far spostare masse di lavoratori. Non vediamo nulla di tutto ciò”.
In che modo dichiarazioni come quelle della ministra del Lavoro si inseriscono nel dibattito sul futuro del lavoro in Italia, dunque? Come è possibile notare dalle dichiarazioni dei sindacati e delle associazioni dei lavoratori, oltre al calo del 60% citato da Calderone, c’è da prendere in considerazione numerosi aspetti preoccupanti. E bisogna farlo presto, perché “a partire non sono più soltanto i cervelli, ma anche le braccia”, conclude Sagnet.
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In copertina: lettera43.it