C’è però poi un’altra difficoltà oggettiva: la ricerca economica, statistica e sociologica sui territori è molto scarsa. Basti pensare a quanto rare siano le rilevazioni dell’ISTAT a livello comunale. A marzo di quest’anno, per esempio, l’istituto di statistica nazionale ha diffuso i dati “A misura di Comune”, nei quali erano presenti i tassi di occupazione, disoccupazione e inattività di tutti gli ottomila Comuni italiani, oltre che una serie di altri indicatori sul precariato e sul divario di genere. Una miniera d’oro: peccato che questo report, diffuso nella primavera del 2024, sia aggiornato solo all’anno 2021. Insomma, quei dati raccontano una situazione di tre anni prima rispetto alla loro pubblicazione.
I dati nazionali sul lavoro, invece, vengono diffusi ogni mese e fotografano la situazione dei mesi precedenti: per esempio, a inizio febbraio 2025 escono i dati su dicembre 2024. Questo permette al Governo di monitorare quasi in tempo reale gli effetti delle sue misure sul mercato del lavoro. Che cosa può farsene, invece, un Comune dei dati di tre anni prima? Poco più di un diletto per appassionati di statistica.
Ma questa assenza di dati finisce per fornire l’ennesimo alibi alle classi politiche locali: perché mai proporre politiche del lavoro se non ci sono gli strumenti per misurarne gli impatti? Per la verità, anche questo problema potrebbe essere aggirato: i Comuni stessi potrebbero prevedere rilevazioni sui loro territori, per esempio usando alcuni indicatori che già sono presenti nei loro database amministrativi. Qualche esempio: il gettito dell’addizionale comunale IRPEF – che è una imposta sul reddito da lavoro – o il numero di utenti dei servizi sociali che lamenta disagi a livello lavorativo, entrambi dati utili a studiare il mercato del lavoro nel territorio.
In conclusione: la politica locale appare poco attenta al tema del lavoro sul territorio. Questo è vero nel metodo, e lo dimostra il fatto che molti Comuni non nominino assessori al Lavoro, e ancora di più nel contenuto, visti gli scarsi provvedimenti adottati sul tema, quasi mai sistematizzati. Tuttavia, se vogliamo, c’è anche un’aggravante: finora nessuno, a partire dai sindacati, ha preteso la presenza di un assessorato al Lavoro in ogni Comune d’Italia. Al contrario, da circa sei anni esiste in Italia un movimento che promuove la nascita degli assessorati alla Gentilezza.
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