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Concorso vinto, l’Istruzione non li assume: 340 tirocinanti calabresi in stallo
La vicenda dei tirocinanti calabresi del Mim, che pur essendo risultati idonei in graduatoria come personale ATA, non hanno ancora preso servizio presso le istituzioni scolastiche. La legge è dalla loro parte ma le principali sigle sindacali fanno orecchio da mercante. L’opinione di Saverio Bartoluzzi di USB
Minacciano di protestare accampandosi con le tende sotto l’ufficio scolastico regionale i tirocinanti calabresi del Mim, ministero dell’Istruzione e del Merito (ex Miur), che sono vincitori di concorso e attendono di prendere servizio presso le scuole di destinazione. Una situazione che riguarda circa 340 persone e che al momento è in fase di stallo, come spiegano gli stessi tirocinanti in una nota comune.
«Un dramma si sta registrando da mesi (…), [i tirocinanti] aspettano che dalla sede centrale di Roma venga comunicata la data della loro presa di servizio presso le istituzioni scolastiche dopo avere sostenuto procedura concorsuale. Una vera e propria situazione di stallo che sta mettendo in seria crisi, con risvolti seri in termini di problematiche di salute e con seri danni in termini economici nelle tasche di questa categoria di lavoratori (…) privi di ogni forma di sostentamento economico. Le principali sigle sindacali si sono dimostrate silenti e propense alla fuga, anziché offrire sostegno alla causa di questi lavoratori che cercano educatamente di fare valere un proprio diritto».
Il calvario di un tirocinio senza fine, di scadenza in scadenza
Nei giorni scorsi si è svolto un sit in di protesta a cui ha preso parte, a sostegno dei tirocinanti, anche una rappresentanza dell’Unione Sindacale di Base della Calabria, spiega Saverio Bartoluzzi, responsabile legale dell’USB federazione sociale, che da anni segue la vicenda.
«Sono in tutto 1.956 i tirocinanti ministeriali, dei dicasteri delle Giustizia, della Cultura e dell’Istruzione e merito. Di questi 340 sono risultati vincitori e idonei al concorso del ministero dell’istruzione; si tratta di personale ATA, che non va a coprire i posti di chi è già in graduatoria. Il primo settembre i tirocinanti del ministero della Cultura hanno iniziato con un contratto di 18 mesi a tempo determinato, per 18 ore settimanali. Una settimana dopo è accaduto lo stesso per i tirocinanti del ministero della Giustizia, mentre non c’è nessuna data certa per i tirocinanti del Mim. Di solito i contratti si fanno il primo del mese, oppure sarà scelta la data del 15 ottobre che prevede i contratti per il personale aggiuntivo finanziato con fondi PNRR. In questo caso manca completamente l’interlocuzione tra ministero e ufficio scolastico regionale. Quest’ultimo non riesce ad avere risposte dal ministero. Si tratta di persone svantaggiate a livello sociale, ci sono anche assistenti alla persona e trenta educatori, tutti potrebbero fornire un valido supporto all’ufficio scolastico regionale».
La legge è dalla parte dei tirocinanti. Il 27 aprile scorso è stata pubblicata la graduatoria provvisoria; trascorsi i trenta giorni di legge per presentare eventuali ricorsi è diventata definitiva e i sei mesi entro i quali devono essere effettuate le assunzioni scadono a fine novembre. Il “caso” dei tirocinanti si trascina ormai da tempo, si tratta di lavoratori licenziati con l’ex mobilità in deroga, che non avendo altri ammortizzatori sociali sono stati supportati facendogli frequentare corsi di formazione e svolgendo tirocini presso enti pubblici, o in questo caso organismi ministeriali. Sono stati inquadrati senza versamento dei contributi, ferie e malattia come di solito avviene per i lavoratori: solo per attività di tirocinio prorogate di scadenza in scadenza.
Concludono i tirocinanti: «Non si gioca con le vite delle persone. È opportuno ricordare ai responsabili di questa situazione di stallo che è giunto il momento di mettersi una mano sulla coscienza e di pensare alle serie problematiche di salute e ai seri danni economici che stanno causando a questa categoria di lavoratori, che hanno sempre dimostrato un atteggiamento educato e rispettoso verso le istituzioni, e oltre ad avere svolto da sempre il proprio lavoro con serietà, dedizione e impegno, non hanno mai fatto del male a nessuno. Chiedono pertanto, nonostante si trovino nella disperazione più totale, che venga realizzato il loro diritto a lavorare».
Photo credits: cosenzachannel.it
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