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Ambiente: cercasi idee e offresi contributi
Spingere i consumi per rilanciare la produzione o tirare i remi in barca e risparmiare il pianeta? Gli economisti da secoli ci propongono varie soluzioni per garantire la crescita e lo sviluppo. Alcune sono valide, altre meno, altre hanno causato disastri e non è facile poi dare la colpa alle teorie economiche di per sé […]
Spingere i consumi per rilanciare la produzione o tirare i remi in barca e risparmiare il pianeta? Gli economisti da secoli ci propongono varie soluzioni per garantire la crescita e lo sviluppo. Alcune sono valide, altre meno, altre hanno causato disastri e non è facile poi dare la colpa alle teorie economiche di per sé (sulla carta sembrano tutte belle), quanto semmai al fatto di come vengono interpretate, applicate e perseverate (come se la natura umana fosse una variabile ininfluente). Comunque la si pensi, sia che ci piaccia Adam Smith o John Maynard Keynes, Karl Marx o Serge Latouche, le politiche economiche hanno tutte un rovescio della medaglia e la riprova sta nel fatto che l’equilibrio che consenta a tutti gli umani di raggiungere una vita agiata non è stato ancora trovato. Sta di fatto, inoltre, che in questo inizio di millennio non solo abbiamo definitivamente superato la contrapposizione tra economia di mercato ed economia di piano, ma è ormai superata anche quella tra “Global o No Global” e sembra che la nuova sfida sia tra crescita e decrescita. Da una parte c’è chi dice che l’attuale sistema di sviluppo planetario, basato sulla continua crescita del PIL può essere paragonato allo “schema di Ponzi”, cioè la nota truffa che prende il nome dal suo inventore, l’italo americano Charles Ponzi, simile alla tipica catena di Sant’Antonio, che permette a chi comincia il sistema e ai primi coinvolti di ottenere alti ritorni economici a breve termine, ma richiede continuamente nuove vittime disposte a pagare le quote. Dall’altra parte c’è chi sostiene che la ricerca di una “decrescita felice”, tendente a ridurre il PIL, porterà ad una ovvia contrazione della domanda di beni e servizi (consumi), quindi una forte diminuzione dell’offerta (produzione) e quindi la chiusura delle fabbriche e l’inevitabile aumento della disoccupazione.
Ma nell’attesa che i premi Nobel per l’economia, i Think Thank globali, il G8, l’OCSE, i forum di Cernobbio o di Davos, ci indichino la strada maestra per lo sviluppo economico e sociale per questo millennio appena cominciato e che possibilmente sia anche compatibile con la limitatezza delle risorse naturali, noi comuni cittadini possiamo intanto renderci utili, magari tirando fuori dal cappello qualche idea brillante. In questo senso sono usciti o stanno per uscire alcuni bandi di sicuro interesse per chi vuole contribuire allo sviluppo sostenibile del nostro Pianeta. Ecco alcuni spunti:
Il primo riguarda l’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), che intende promuovere la raccolta, la diffusione, la discussione e l’attuazione di idee e proposte utili al Paese in materia di “sviluppo sostenibile”. Possono presentare proposte enti, società, associazioni di imprese o di consumatori, studiosi, professionisti o semplici cittadini. Esse devono riguardare i settori di competenza dell’Enea, ovvero l’energia, l’ambiente e le nuove tecnologie, e possono riguardare la governance, le politiche (in ambito nazionale, europeo o internazionale, o almeno regionale) o lo sviluppo di particolari tecnologie.
Per operatori più esperti, possibilmente associati in qualche struttura organizzativa (Onlus, impresa, enti) e soprattutto in rete con altri cittadini europei, a breve sarà invece disponibile il bando per il finanziamento di progetti ambientali nell’ambito del noto programma LIFE della Commissione Europea. Il bando riguarda “Ambiente, Azione per il Clima, Green economy” e verrà pubblicato il 1 giugno 2015 e interessa il cofinanziamento di progetti di una certa rilevanza tecnica e consistenza economica. In particolore quest’anno i progetti possono essere suddivisi tra: Traditional projects, Preparatory projects, Technical Assistance projects, Integrated projects, NGO Framework Partnership Agreements.
Vale invece anche per “privati cittadini” e non necessariamente in rete con altri partecipanti dai Paesi membri della UE, il finanziamento che la Banca Europea degli Investimenti sta per lanciare per chi investe nell’ambiente e nella Biodiversità. L’iniziativa si divide in due sezioni: la prima si chiama Private Finance for Energy Efficiency (PF4EE) prevede finanziamenti per un totale di 80 milioni di euro per il triennio 2014-2017, si rivolge in particolare a PMI, privati e Comuni che investono nell’efficienza energetica. I prestiti agevolati vengono erogati attraverso le banche e possono variare da 40mila a 5 milioni di euro, con importi anche più consistenti in alcuni casi particolari. Obiettivo: supportare le aziende e il sistema verso gli obiettivi UE di riduzione dei consumi di energia. I prestiti alle imprese vengono erogati tramite le banche, verrà scelto un intermediario per ogni paese, per un totale di 10-15 istituzioni finanziarie in Europa. La seconda è invece Natural Capital Financing Facility, con un budget fra i 100 e i 125 milioni di euro fino al 2017. Si tratta di finanziamenti volti a sostenere progetti legati a infrastrutture verdi, conservazione ecosistemi, adattamento climatico. Destinatari: imprese, enti pubblici e privati, proprietari terrieri, per progetti fra i 5 e i 15 milioni di euro. Questi primi tre anni rappresentano una fase pilota nella quale verranno supportati da nove a 12 progetti.
Detto questo è opportuno però fare due incisi sui due programmi europei sopracitati: contrariamente a quanto avviene per i fondi strutturali, che passano attraverso le Regioni e notoriamente sottoutilizzati (un buon 30% viene rimandato a Bruxelles, se pur con differenze sostanziali tra le diverse aree del Paese), per quanto riguarda i finanziamenti dati all’Italia dal Gruppo BEI (Banca Europea degli Investimenti), nel 2014 sono stati erogati 11,4 miliardi di euro, una cifra considerevole e le imprese più dinamiche sono state quelle della Toscana che hanno saputo fare meglio delle altre nell’utilizzare questi fondi (e comunque sempre questa Regione è riuscita a spendere inoltre il 100% dei fondi strutturali della programmazione appena conclusa 2007/2013). Per quanto riguarda i fondi Life anche qui occorre sfatare un mito negativo: l’Italia rappresenta la nazione con il più alto numero di progetti finanziati in ambito europeo, circa il 21% del totale, sempre nell’ambito della programmazione 2007/2013. Questo dimostra che quando si vuole, sappiamo essere all’altezza delle sfide che ci attendono.
“Non aspettare che il vento gonfi la vela della tua fortuna. Soffiaci dentro te.”
(Ugo Ojetti, Sessanta, 1937)
[Credits immagine: Fotolia]
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