In un futuro distopico i rider sono controllati da un algoritmo che gestisce ogni aspetto della vita. Ma uno di loro è felice lo stesso. Recensiamo “Candido” di Guido Maria Brera con il collettivo I Diavoli.
Dal calamaio al digitale: è solo questo il futuro della scuola?
L’ingresso della tecnologia nelle istituzioni scolastiche e nella didattica, forzato dalla pandemia, è solo un abbaglio: è la tesi di Giulio Ferroni in “Una scuola per il futuro”, che recensiamo.
La scuola viene considerata molte volte lo specchio della società italiana e non sempre ne esce fuori un’immagine positiva e rincuorante. Da anni è oggetto di riforme e cambiamenti, di discussioni più o meno pertinenti e opportune, di grandi esperimenti che si fanno sulla pelle di docenti, bambini e famiglie. Di scuola ne parlano tutti, al di là del ruolo e della competenza, spesso esprimendo un generale sentimento di insofferenza che si fa sempre più pressante.
Sulla scuola, come su molti altri settori, negli ultimi mesi è piombata la pandemia, con tutto quello che ne è potuto conseguire: chiusure, disagi, isolamento, adattamento, cambiamento. Non tutto è stato semplice e non sempre tutto è riuscito nel modo migliore, perché la scuola, attraverso la pandemia, ha saputo mettere in luce tutte le falle e le difficoltà di un sistema che non è soltanto quello scolastico, ma è il sistema Paese nelle sue tante sfaccettature.
E da qui, da un’analisi lucida e puntuale, non urlata e non sbraitata, che parte Giulio Ferroni nel suo libro Una scuola per il futuro (edito da La nave di Teseo), scrivendo di una scuola che può essere ripensata, ma che deve tenere conto della complessità e della presenza umana. Una scuola che ha saputo cogliere – a volte con grande fatica, certo – l’opportunità del digitale, entrato con prepotenza nella pratica scolastica quotidiana, ma non può pensare di trovarvi la panacea di tutti i mali.
La scuola e l’abbaglio di tecnologia e digitale: il futuro va oltre
La scuola può e deve essere vista con uno sguardo volto al futuro; ma siamo proprio certi che lo sguardo debba essere rivolto solo alla tecnologia e al mondo digitale? Il grande cambiamento di cui molti parlano e che molti auspicano pare debba andare in questa direzione: siamo certi che sia la direzione corretta?
La scuola ha vissuto un tempo lungo, ha attraversato il recente periodo della sospensione e dell’impossibilità in alcune zone e situazioni, e ora vive il momento della ripresa: in questa ripresa ci deve essere lo spazio per rivedere la situazione, tenendo in considerazione il valore di quello che si potrebbe chiamare “Umanesimo ambientale” ancor prima che digitale.
“Di fronte al dominio del digitale e dei social media, di fronte al diffondersi di una pericolosa incultura, tra ignoranza, stupidità, irrazionalità, dilagare incontrollato della menzogna e delle volgarità, le giovani generazioni hanno bisogno dello schermo forte della cultura e della scienza, di quella razionalità problematica che non può certo far leva su motivazioni spicciole, ma sul presente precipitare della storia e sulla necessità di salvare il futuro, sulla responsabilità per il destino del pianeta, in cui tutti siamo coinvolti.”
In queste poche righe è racchiuso il senso di un testo che, pur piccolo nelle dimensioni, si rivela grande e prezioso nel contenuto: l’abilità di guardare al futuro grazie alla lucida capacità di osservare il presente, che non può essere solo prestazione, valutazione, raggiungimento di obiettivi. Il tanto criticato presente della scuola, che altro non è che la riproduzione di un sistema reale; parte integrante del mondo professionale, ad esempio.
Il sistema non valorizza la conoscenza, la cultura, la voglia di conoscere e di sapere. Da qui si deve ripartire cogliendo l’opportunità che la pandemia ha offerto: fare tesoro di quanto è stato avendo la possibilità di migliorare non solo in evidenza, ma in profondità.
Perché leggere Una scuola per il futuro
Un libro da consigliare e da leggere con la matita a portata di mano non solo per la sua attenta osservazione al mondo della scuola, ma per la più generale osservazione degli avvenimenti del periodo pandemico, di cui la scuola rappresenta un tassello importante che non può essere scollegato da tutto il resto.
Un testo pacato ma al tempo stesso acuto nell’individuare punti di debolezza e nuove visioni che possono essere considerate e percorse. Uno sguardo lungimirante e controcorrente, quello di Ferroni, che non si lascia prendere dall’abbaglio della tecnologia e del digitale, intuendo che, insieme ai tanti strumenti e alle diverse modalità di apprendimento e interazione che fanno ormai parte della vita quotidiana, serve anche altro.
Il testo è un invito a non lasciare spazio alla decadenza culturale, all’abbrutimento del non sapere, e indica la necessità di valorizzare davvero quel capitale umano di qui tanto si è sentito parlare e di cui tanto si è scritto. Una scuola per il futuro non parla solo di scuola e pandemia, ma fa un quadro più generale rispetto a quanto è accaduto in questi mesi di grande trasformazione; quindi, tra le altre cose, è una piccola e preziosa bussola per orientarsi nel mare magnum della crisi e del cambiamento in cui navighiamo ancora a vista.
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