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Donne psicologhe: loro che ascoltano, non vengono ascoltate
La rilevazione sulla situazione delle imprese nell’emergenza sanitaria COVID-19, condotta a maggio 2020 dall’ISTAT, evidenzia come le donne sono la categoria che rischia di restare esclusa dal mercato del lavoro. I motivi sono molteplici. L’ISTAT mette in luce che, a causa del COVID-19, si sono limitate le assunzioni a tempo determinato, tipologia di contratto stipulato […]
La rilevazione sulla situazione delle imprese nell’emergenza sanitaria COVID-19, condotta a maggio 2020 dall’ISTAT, evidenzia come le donne sono la categoria che rischia di restare esclusa dal mercato del lavoro. I motivi sono molteplici.
L’ISTAT mette in luce che, a causa del COVID-19, si sono limitate le assunzioni a tempo determinato, tipologia di contratto stipulato maggiormente con le donne. I settori più colpiti dalla crisi, il turismo e la ristorazione, vedono la prevalenza di occupazione femminile. Non ultimo, le donne sono considerate più degli uomini depositarie della conciliazione dei tempi di vita lavoro-famiglia. L’incertezza rispetto alle modalità di riapertura delle scuole pone al mercato del lavoro diversi dubbi rispetto alla “tenuta” delle donne in questa difficile prova di equilibrismo.
L’adattamento al cambiamento è la sfida evolutiva dell’età adulta
L’emergenza sanitaria ha esposto tutti alla necessità di affrontare cambiamenti repentini nell’assetto personale, famigliare e professionale. Una crisi che ha richiesto e richiede energie aggiuntive nella gestione del lavoro e della famiglia, e che assottiglia sempre di più le risorse dedicate alla sfera personale e affettiva.
I dati ISTAT riportano il quadro di una sfera professionale messa ancora più in discussione per le donne, che da settembre potrebbero non trovare posto nel mercato del lavoro, costrette a fare a meno di un’importante fonte di reddito e di realizzazione professionale e personale.
Essere escluse dal mercato del lavoro significa anche non essere incluse nei contenitori legati al welfare, al benessere lavorativo, al senso di appartenenza alla categoria dei lavoratori, e tra le conseguenze del gender gap nella distribuzione del lavoro ci potrebbe essere anche un aumento di disagio psico-sociale. Stiamo parlando di una parte consistente della metà del mondo, ovvero delle donne che hanno scelto di essere lavoratrici e non casalinghe, che portano sulle loro spalle la salute psicologica dei figli e la promozione della socialità extra scolastica.
L’80% degli iscritti è donna: in Emilia-Romagna l’Ordine diventa delle Psicologhe
La tutela del benessere psicologico diventa un fattore prioritario, che va a braccetto con il bisogno di incentivare soluzioni lavorative che tutelino le categorie più a rischio di esclusione.
Ne è ben consapevole Gabriele Raimondi, psicoterapeuta e Presidente dell’Ordine degli Psicologi dell’Emilia-Romagna, albo professionale composto da 7.758 iscritti dei quali circa l’80% sono donne, che ha risposto ad alcune domande proprio sul tema della ripartenza del lavoro, del lavoro al femminile e del benessere psicologico.
“La scelta di utilizzare sui social la dicitura ‘Ordine delle Psicologhe e degli Psicologi dell’Emilia-Romagna’ ha rappresentato un segnale di attenzione alle tante difficoltà che le colleghe incontrano ancora oggi nella loro attività professionale, e un riconoscimento del fondamentale contributo alla loro competenza”.
Questa prima dichiarazione di intenti nasce dall’istituzione della Commissione Pari Opportunità. La commissione, spiega Raimondi, “ha l’obiettivo di attivare azioni e sinergie per ridurre discriminazioni di ogni tipologia (genere, età, etnia, orientamento sessuale, religione, status sociale) e di favorire, nella comunità professionale e nella cittadinanza, una maggiore consapevolezza sul tema delle pari opportunità”.
A proposito della cittadinanza, parliamo di benessere versus disagio. Se pensiamo all’emergenza sanitaria, al lockdown e all’attuale situazione di paura e incertezza globale, siamo molto lontani dalla definizione dell’OMS di benessere psicologico, ovvero lo stato nel quale l’individuo è in grado di sfruttare le proprie capacità cognitive o emozionali per rispondere alle esigenze quotidiane della vita di ogni giorno e stabilire relazioni soddisfacenti e mature con gli altri, adattandosi costruttivamente alle condizioni esterne e ai conflitti interni.
Come Ordine degli Psicologi quali azioni avete messo in campo durante il lockdown?
Gli Ordini regionali hanno la funzione di tutelare i cittadini e di promuovere la professione psicologica, verificando l’osservanza delle leggi e delle disposizioni che la concernono. Come Emilia-Romagna abbiamo creato sinergie con le istituzioni, le associazioni e i colleghi che in questi mesi hanno offerto supporto psicologico alla popolazione. Tramite la diffusione digitale abbiamo favorito la connessione tra i bisogni espressi dai cittadini e la disponibilità dei professionisti, creando una sezione del nostro sito nella quale raccogliere tutte le informazioni utili per i cittadini e per i colleghi. Abbiamo inoltre inserito nell’Albo la possibilità di selezionare i colleghi disponibili a effettuare colloqui online. In questo modo per i cittadini è diventato sempre più semplice trovare nella nostra comunità professionale la risposta ai bisogni psicologici, connessi o meno alla specifica situazione sanitaria del COVID-19.
Rispetto invece alla diminuzione o alla perdita del lavoro degli iscritti, molti dei quali liberi professionisti, quali azioni sono state attivate per supportarli?
Durante la pandemia tutta la comunità professionale e gli organi di tutela e di previdenza si sono attivati in sinergia. Diversi interventi di supporto economico ai colleghi sono stati messi in campo direttamente dalla Cassa Previdenziale degli psicologi. Come Ordine regionale abbiamo garantito alle colleghe e ai colleghi indicazioni costanti e tempestive sulle diverse normative che in questi mesi si sono susseguite, e che hanno avuto importanti ricadute sulla attività professionale di tutti. Abbiamo sviluppato e implementato occasioni di formazione online per offrire l’opportunità di qualificare sempre meglio la propria professionalità e aprire nuovi ambiti di intervento.
L’80% dei vostri iscritti è donna. Questa disparità di genere in qualche modo modifica e orienta la vostra attività di tutela e promozione della professione?
Come Ordine professionale, in particolare grazie all’attività della Commissione Pari Opportunità, svolgiamo un’azione costante di attenzione alle esigenze delle donne nel mercato del lavoro e nel tessuto sociale. In questa direzione va anche l’impegno di proporre interventi volti ad assicurare una reale parità nelle diversità attraverso politiche di inclusione e diversity management. Stiamo dedicando, per tutti gli iscritti, un costante impegno nella valorizzazione della nostra professione attraverso l’interlocuzione costante con le istituzioni locali, volta a evidenziare gli ambiti dove la psicologia è fondamentale, ma dove ancora non riusciamo a essere pienamente incisivi. Ne sono esempi la promozione dello psicologo delle cure primarie, lo psicologo nella scuola, nello sport.
Rispetto alla psicologia del lavoro e al mondo delle aziende, l’Ordine ha qualche progetto in merito?
La psicologia del lavoro rappresenta un contesto fondamentale di impegno per la nostra professione. Un settore rispetto al quale, già nei prossimi mesi, l’Ordine attiverà iniziative specifiche. Se negli anni passati l’attenzione è stata focalizzata soprattutto nei confronti dell’intervento clinico, per il futuro come Ordine abbiamo intenzione di valorizzare il contributo che come professione possiamo dare in molteplici contesti come il mondo del lavoro, la scuola, le comunità, lo sport. È necessario un impegno costante perché sia valorizzato il ruolo delle psicologhe e degli psicologi nei diversi contesti, ed è quello che intendiamo fare al meglio, nel rispetto delle diversità e delle peculiarità di tutti gli iscritti.
Articolo redatto come elaborato finale del “Corso di scrittura giornalistica per non giornalisti” organizzato a giugno 2020 da SenzaFiltro.
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