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Ex ILVA, l’ipotesi di insolvenza spaventa l’economia e ArcelorMittal
Nel fascicolo aperto dalla Procura di Milano per adesso non ci sono indagati o ipotesi di reato, ma è sufficiente a mettere in allarme i soci di maggioranza e non solo. Nel frattempo, il Governo nomina altri due commissari e punta sul rilancio per guadagnare consensi. Il ministro Urso: “Sarà l’acciaieria più green d’Europa”
Lo spettro dell’insolvenza dell’ex ILVA è entrato a passi felpati nel tribunale di Milano. Sempre attenta ai casi di industrie in crisi, la Procura di Milano si è mossa e ha aperto un fascicolo sul gigante tarantino. Nel caso in cui il tribunale fallimentare decidesse per la dichiarazione dello stato di insolvenza relativa ad Acciaierie d’Italia S.p.A. – come richiesto dal socio di minoranza Invitalia per arrivare all’amministrazione straordinaria della società – allora si aprirebbero le porte anche per un’eventuale inchiesta con l’ipotesi di bancarotta. È quanto si apprende da fonti del Palazzo di Giustizia.
I PM della procura milanese, infatti, per ora hanno aperto solo un fascicolo esplorativo “modello 45” (cioè senza ipotesi di reato, né indagati), che potrebbe cambiare natura nel momento in cui scattasse l’insolvenza per l’azienda siderurgica. Questa ipotesi sarebbe una tragedia in parte annunciata per tutta l’area del Sud e per le migliaia di dipendenti che ci lavorano. Un incubo che, come hanno osservato sindacati ed economisti, comporterebbe un tracollo dell’economia italiana, vista l’enorme ragnatela dell’indotto che circonda l’ex ILVA.
Non a caso anche Emma Marcegaglia, titolare dell’omonimo gruppo siderurgico, ha invocato politiche di salvataggio, pena un disastro industriale senza precedenti. Ma le vene ai polsi tremano anche al socio privato di maggioranza ArcelorMittal, che verrebbe travolto da un’ipotesi di insolvenza e di bancarotta e dovrebbe fare i conti con la severissima legge penale italiana in materia di fallimenti; non a caso i legali del gruppo ArcelorMittal stanno lavorando a tempo pieno per scongiurarlo e ottenere un concordato che non sia penalizzante.
Lo Stato rientra nell’economia: l’ex ILVA sarà “l’acciaieria più green d’Europa”
In questo quadro ha buon gioco il governo Meloni, che ha deciso di intervenire in prima persona per salvare l’ex ILVA, inaugurando così un ritorno dello Stato nell’economia che non si vedeva dai tempi dell’IRI.
È un passaggio decisivo per la politica economica del Governo e per il suo consenso, anche perché la tradizione statalista di Fratelli D’Italia si combina bene con le richieste del sindacato, che da sempre ha invocato nel caso dell’ex ILVA l’intervento dello Stato. Giorgia Meloni si gioca infatti un pezzo importante del suo consenso, perché se l’operazione statalista andrà in porto, e l’ex ILVA eviterà l’incubo dell’insolvenza e della bancarotta, potrà aggiudicarsi la medaglia del salvataggio di uno dei più grandi complessi industriali italiani, anche se l’ex ILVA tornasse poi in mani private.
“Il rilancio è una sfida per l’Italia”, dice non a caso il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, incontrando di buon mattino gli operai dell’acciaieria a Taranto. Per il ministro Urso la strada è già tracciata. Nel corso del vertice in Prefettura, a Taranto, annuncia che al commissario Giancarlo Quaranta presto se ne affiancheranno altri due. Chi gestirà l’azienda, assicura, avrà le risorse finanziarie per la manutenzione degli impianti. Sarà il Governo a garantire i finanziamenti.
Urso rivela di aver parlato con i commissari europei Breton e Vestager del prestito ponte di 320 milioni, che per essere esaminato richiede la messa a punto di un piano industriale, ma soprattutto di cambiare le politiche sull’acciaio. “Altrimenti”, avverte, “saremmo schiacciati da chi produce fuori dall’Europa senza rispettare le condizioni ambientali e sociali che noi vogliamo osservare”.
Ai sindacati chiede collaborazione. “Lo stabilimento di Taranto diventerà l’acciaieria più green d’Europa”, promette. “Sarà rilanciato e assegnato a chi, e le manifestazioni di interesse ci sono, dimostrerà di essere un player significativo”. E i sindacati hanno raccolto la sfida: “Con la Presidenza del Consiglio – sottolinea la FIOM CGIL con il segretario Michele De Palma e Loris Scarpa – bisogna lavorare a un accordo di ripartenza degli impianti che riconosca a chi vi lavora di aver salvato l’azienda e la produzione, e che consenta il rilancio produttivo e il risanamento”.
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Photo credits: corriereditaranto.it
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