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Sempre più false fatturazioni: due miliardi evasi tra Marche e Lombardia
Una recente indagine della Guardia di Finanza ha scoperto un giro di evasione che ha coinvolto 140 aziende del settore tessile. La tecnica è la più usata dagli evasori piccoli e grandi: le false fatturazioni, un sempreverde riaffermatosi dopo la pandemia. E il Governo pensa al concordato preventivo
Prima nelle Marche, poi in Lombardia, nel mese di gennaio la Guardia di Finanza di Ancona ha scoperto un’evasione fiscale per la cifra da capogiro di due miliardi di euro. Coinvolge 140 aziende che ruotano attorno a piccole imprese cinesi del settore tessile, ormai dominio incontrastato del gigante d’Oriente. 85 gli arresti, 34 i sequestri preventivi di auto lussuose, beni immobili e altre ricchezze. Decine, poi, le operazioni che hanno portato le Fiamme Gialle a bloccare conti bancari che nascondevano denaro in nero, frutto delle operazioni illegali.
La tecnica è tra le più popolari tra gli evasori grandi e piccoli: la falsa fatturazione in cambio di prestazioni inesistenti. L’indagine della Finanza, protocollata con lo spiritoso inglesismo Fast & Clean, si è estesa nella più ricca Lombardia, dove è stata scoperta la parte più consistente dell’evasione: un miliardo e settecento milioni. Ma nella Regione del grande business non ci sono soltanto le prestazioni inesistenti. Le 140 imprese che sono state beccate a produrre false fatturazioni sono società fantasma, create soltanto per emettere fatture inesistenti e creare così fondi neri.
Il caso delle Marche e della Lombardia è solo l’ultimo esempio di questa piaga sottotraccia. Se si dà uno sguardo alle agenzie si scoprono decine di notizie di inchieste sulla falsa fatturazione che coinvolgono l’intero territorio nazionale, ma vengono relegate alla cronaca nera.
False fatturazioni, come funzionano e a quanto ammonta l’evasione
La tecnica delle false fatturazioni, costruita con complicate triangolazioni finanziarie tra società fantasma e operatori esistenti soltanto sulla carta, viene utilizzata in modo regolare dalla criminalità organizzata per riciclare il denaro sporco, ed è presente in modo massiccio nella catena dei subappalti gestiti da società a volte inesistenti; ma dalle cifre che mostrano la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate si deduce che questo reato, semplice ma al tempo stesso sofisticato, viene praticato in modo massivo dalle piccole imprese e coinvolge professionisti, prestazioni d’opera e più in generale lavoratori autonomi.
Purtroppo coinvolge anche quella stessa area di lavoro autonomo che, pur essendo stato definito dall’Agenzia delle Entrate “inaffidabile” a causa di dichiarazioni dei redditi poco o per nulla credibili, verrà protetta dal concordato preventivo voluto dal governo Meloni, e in particolare da Matteo Salvini, che si candida da tempo a essere il punto di riferimento elettorale di quell’area di evasione.
Ci siamo occupati di recente su SenzaFiltro del provvedimento di governo che qualcuno ha definito “evasione preventiva”, perché è ormai evidente ai nostri occhi che il concordato preventivo abbia un forte sapore elettorale in vista delle elezioni europee. Non è escluso infatti che tra gli “inaffidabili” ci siano imprese che hanno praticato la falsa fatturazione e che godranno quindi della impunibilità.
Il settore che, come al solito, subirà il pesante carico di tasse senza nessuna possibilità di contestazione o concordato è il lavoro dipendente, e quella parte del lavoro autonomo che denuncia in modo fedele le entrate.
Il presidente dell’Associazione Avvocati d’Impresa, Antonello Martinez, sostiene che il dato è allarmante e aggiunge che, dopo un calo durante il COVID-19, il fenomeno si è riacutizzato. Scrive Martinez su Italia Oggi: “In Italia si parla di un’evasione fiscale annua che ammonta a circa 100 miliardi di euro: questo valore si mantiene abbastanza costante da qualche anno e tale evasione è composta da circa 35 miliardi di IVA. Ne consegue che, se anche solamente un quarto di tale cifra è riconducibile alla mera falsa fatturazione, non è difficile capire le proporzioni di questa moda sempre verde”.
Aggiunge Martinez, toccando il cuore del problema: “Si crea una catena perversa che va spezzata per il bene del Paese e per alleviare ove è possibile tutti quei cittadini, specie i lavoratori dipendenti che non sfuggono alle tasse”.
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Photo credits: casertanews.it
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