Immigrazione: lo sport che non ti aspetti

Lo sport per dare una nuova stagione alla vita degli atleti a fine carriera e come medicina per risolvere il problema dell’integrazione dei minori, che ogni anno arrivano in Italia, per ritrovare la luce dopo il buio della povertà e della guerra. È questo l’oggetto di due innovativi progetti che mettono in prima linea il […]

Lo sport per dare una nuova stagione alla vita degli atleti a fine carriera e come medicina per risolvere il problema dell’integrazione dei minori, che ogni anno arrivano in Italia, per ritrovare la luce dopo il buio della povertà e della guerra.

È questo l’oggetto di due innovativi progetti che mettono in prima linea il lato inedito e sociale dello sport come veicolo di scoperta del talento personale ed integrazione sociale, per favorire la pratica sportiva dei minori immigrati in Italia, oltre alle conoscenze e competenze acquisite durante una vita di allenamenti e gare, come modo per ritrovare una nuova strada all’interno del mondo del lavoro, per i tanti atleti che si trovano anche in giovane età a fine carriera.

“Negli ultimi anni l’attività del Comitato Olimpico, anche grazie alla pratica operativa svolta da Coni servizi, è volta ad utilizzare lo sport grazie a tutte le sue caratteristiche di trasversalità, pensandolo non solo a livello agonistico come raggiungimento di medaglie, ma anche considerando quanto possa essere utile ed efficace nell’ambito della società in genere, per i problemi che in questo momento sta vivendo la nostra nazione”, spiega Alberto Miglietta, amministratore delegato di Coni Servizi, il “braccio armato” che attua a livello pratico le politiche decise dal Comitato Olimpico nazionale.

Due i progetti varati negli ultimi mesi dal Coni, che si pone come “agenzia sociale”, valorizzando il ruolo preminentemente pubblico dell’organismo sportivo, in sinergia con altre amministrazioni pubbliche.

Il primo è denominato “La nuova stagione – Inserimento lavorativo degli atleti al termine dell’attività sportiva”, è stato presentato a marzo, è frutto della sinergia tra Coni e Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. Saranno attivati percorsi formativi e di accompagnamento al lavoro, sia tramite inserimento occupazionale, sia favorendo l’auto-imprenditorialità. Lo sport sarà al centro come possibilità di lavoro, è previsto il coinvolgimento in tre anni di circa 2000 atleti di tutte le discipline, il finanziamento sarà di 5 milioni di euro, tramite i fondi europei del Pon Fse del settore Politiche attive dell’occupazione.
L’altro progetto, suggellato con la firma di un protocollo d’intesa tra il Coni ed il Ministero dell’Interno che sosterrà la parte finanziaria, vuole favorire la pratica dello sport tra i minori sbarcati in Italia, che dall’inizio del 2014 ad inizio dello scorso maggio sono pari a circa 47 mila. I piccoli saranno seguiti da istruttori specializzati nei centri di accoglienza allestiti sul territorio nazionale, formati alla pratica di diverse discipline sportive, per favorire la consapevolezza delle proprie doti, il rispetto delle regole, l’accoglienza, l’integrazione attraverso la socializzazione tra culture diverse. Il progetto triennale si articolerà in una serie di azioni specifiche.

“È molto sentito il problema che riguarda le difficoltà di inserimento degli atleti nel mondo del lavoro a fine carriera, non solo i più famosi e coloro che sono stati vincitori di grandi eventi sportivi internazionali. Parliamo anche di coloro che hanno impegnato le proprie giornate, oltre la loro vita quotidiana e scolastica, per prepararsi ad attività sportive di primo livello, con un impegno molto elevato – prosegue Miglietta – che comporta la riduzione del tempo dedicato alla cultura ed alla personale preparazione per l’inserimento nel mondo del lavoro”.

Lo sport come progetto per l'integrazione dei migrati
Il progetto “La nuova stagione” prevede una fase di assessment, per valutare le competenze personali e le caratteristiche di coloro che aderiranno al bando, individuati grazie a richieste formali delle federazioni sportive. Dopo la valutazione, gli atleti saranno inseriti in due distinte macro-aree, dopo un periodo di formazione specifica, a cui seguirà uno stage, in cui ai partecipanti sarà riconosciuto un compenso. La prima area riguarda l’introduzione nel mercato del lavoro tramite l’impiego, la seconda favorisce coloro che hanno doti spiccatamente imprenditoriali, tramite auto-impiego e creazione di startup.

“L’accordo contiene passaggi importanti e, in particolar modo, innovativi. L’idea è quella di formare nuove figure professionali per gestire quella grande risorsa che è il mondo del volontariato. Nell’ambito dello sport – spiega l’amministratore delegato di Coni Servizi – i ragazzi potranno mettere in atto quanto appreso in organizzazioni sportive, commerciali, industriali e specialmente turistiche, individuate in modo calzante, rispetto alla formazione seguita”. Per i partecipanti selezionati nell’area dell’autoimprenditorialità Miglietta specifica le attività del progetto: “Nell’ambito delle startup il ruolo di Coni Servizi vuole essere quello di incubatore, le nuove imprese sono seguite in tutti gli aspetti, organizzativo ed amministrativo, legale, nell’ambito del sostegno finanziario trovato in banche o organismi privati che abbiano voglia di sostenere questi progetti, in modo che questi giovani possano partire con figure nuove legate a ciò che possa essere utile o innovativo per lo sport. Il nostro obiettivo è che chi segue l’autoimpiego abbia come primi interlocutori i ragazzi formati nell’area dell’impiego”.

Il protocollo d’intesa, firmato un mese fa da Coni e Ministero dell’Interno, prevede che siano istruttori sportivi a recarsi nei centri di accoglienza di cinque regioni pilota per istruire bambini e ragazzi alla pratica delle discipline sportive prescelte, per poi accompagnarli in una seconda fase presso associazioni sportive che abbiano dato la disponibilità ad accoglierli. “Il protocollo d’intesa usa lo sport come supporto in un momento molto delicato per la nazione, è strutturato su due livelli: introdurre nella società, grazie allo sport, questi giovani sfortunati che arrivano in Italia, e fornire nei centri di accoglienza istruttori per formarli e passare ore spensierate. Dimostrare quindi che, oltre a lingua o posizione culturale o sociale, si può emergere e mostrare il proprio talento grazie alla pratica sportiva”.

“La formazione al mondo dello sport avviene nei centri di accoglienza, segue un secondo passaggio con l’immissione di questi giovani formati nella quotidianità. Ci saranno bandi per individuare le associazioni sportive, senza nessuna distinzione riguardo alle discipline praticate. Tali associazioni, con il sostegno finanziario del Ministero dell’Interno, si renderanno disponibili ad accogliere  giovani atleti formati nei centri di accoglienza che, portati fuori, entrano nella società civile grazie alla pratica sportiva, affinando le loro capacità e i loro talenti. Il motore del progetto è stato il Ministero dell’Interno, che vuole offrire opportunità e accoglienza non solo basica”.

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