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Pino Aprile firma il bignami delle ingiustizie italiane
Sicuri che nascere in Italia sia una fortuna? Dipende da diverse variabili, come la parte del Paese in cui si nasce e la famiglia in cui si cresce, ma l’accesso ai diritti è riservato a pochi. Recensiamo “Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese”, di Pino Aprile.
Pino Aprile scrive questo libro per dimostrare come ancora oggi, e con quali mezzi, le disuguaglianze – la più clamorosa quella tra Nord e Sud – si estendono a una parte del Paese che non può contare sui diritti garantiti dalla cittadinanza.
Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese, un compendio delle iniquità d’Italia
Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese è un libro che parla di diritti negati, al pari della nostra Costituzione, la più bella ma anche la più tradita. Negati a determinate categorie, rappresentate nei capitoli in cui si sviluppa il libro: i poveri, i giovani, il mondo della scuola, i meridionali, le donne (“meglio” se madri, single e del Sud) e i disabili (per i quali la disuguaglianza si esprime alla massima potenza).
Se poi tutte queste caratteristiche convergono in un unico soggetto le cose si mettono davvero male, perché chi meno ha, meno riceve. Non solo: a chi meno ha lo Stato toglie, per “restituirlo” a chi invece ha diritti garantiti e sempre più privilegi.
Un esempio su tutti è la tratta dell’azienda ferroviaria statale Roma-Milano, la tratta degli affari, quella ad alta velocità finanziata con soldi pubblici. Soldi di tutti, quindi anche dei meridionali, per far viaggiare meglio i più ricchi, quando in certe zone mancano le strade per raggiungere la città più vicina.
È una provocazione, ma ciò che ad Aprile preme sottolineare è che le disuguaglianze non dovrebbero dipendere dalla parte del Paese in cui si nasce, in quali condizioni o territori, anche se in realtà le cose stanno così, in particolare per i giovani. Ciò che saranno è deciso dalla nascita, ovvero dalla famiglia da cui provengono; oppure dall’abitare in una grande città o in un paese sperduto, privo di collegamenti e possibilità.
Questi veri e propri tagli sono il frutto di scelte politiche – concetto ripetuto come un mantra al termine di ogni capitolo – condizionate da ragioni economiche, costruite dai più forti a danno dei più deboli. Una mancata presa di responsabilità in cui siamo coinvolti tutti.
Uno stile denso e ricco di citazioni
Quello di Pino Aprile è un libro difficile, perché ci mette di fronte tematiche difficili da affrontare e soprattutto da digerire, ma anche perché è stilisticamente impegnativo, in quanto le argomentazioni sono sviscerate in modo maniacale.
Il libro è ricco di dettagli, riferimenti a ricerche e studi di settore, così come di citazioni e di aperture di parentesi, di cui Aprile fa largo uso, che rendono la lettura non sempre scorrevole e talvolta dispersiva.
Il libro ha le caratteristiche di un saggio in cui, con spirito assai critico, vengono analizzati i singoli campi nei quali impera l’ingiustizia. Da un lato appare ripetitivo, perché in ciascun capitolo si fa riferimento a ricerche e studi già citati nel testo, ma allo stesso tempo ciascuna sezione potrebbe vivere di vita propria ed essere letta come un singolo studio di settore.
Gli argomenti e gli esempi portati per descrivere in che modo le disparità incidono sulla vita delle persone dimostrano che il nostro è un Paese diviso e divisivo, che lo Stato ha perso il senso di comunità e non compie interventi equilibrati. Motivazioni che, forse inconsapevolmente, fungono da provocazioni, e allo stesso tempo sono una spinta a reagire, ma in senso buono.
Aprile, infatti, mette in guardia dalla spirale di violenza che la reiterazione di interventi iniqui potrebbe generare. Ci lascia infatti con una speranza: che ci siano soggetti onesti pronti a investire in modo equo le risorse e ad abbattere la sottaciuta apartheid, in modo che non ci siano più diritti, investimenti, infrastrutture e servizi differenziati.
Un’occasione concreta per cambiare il destino della nostra nazione c’è, dopo il post-COVID, e sono i soldi del Recovery Fund.
Perché leggere Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese
È un libro impegnativo, dalla lettura non sempre fluida, ma che ci invita a fare un esame di coscienza affinché nessuno si senta escluso rispetto alle scelte che compie. In primis i nostri amministratori, ai quali questo libro è fortemente consigliato, che proprio grazie alle risorse del Recovery Fund hanno una chance per cambiare davvero le sorti di questo Paese.
E poi ci sono i ragazzi, i giovanissimi che stanno completando gli studi, che non hanno nulla da perdere se non l’opportunità di combattere per un futuro migliore anche per loro. L’opportunità di arrabbiarsi, di avviare una rivoluzione gentile, ma senza chiedere il permesso di riprendersi quanto i loro nonni e padri gli hanno tolto e non sono stati in grado di restituire.
Queste due categorie hanno importanti responsabilità nelle scelte che compiranno. Gli obiettivi sono garantire pari condizioni di ripartenza e di crescita e non dare per scontati i propri diritti, e anzi battersi per riguadagnarli.
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