Politiche attive: il programma GOL ne chiama dieci per formarne uno

Il programma Garanzia di Occupazione dei Lavoratori non sembra aver smosso le acque nel mare magnum degli occupabili: su due milioni di beneficiari convocati la formazione è stata avviata solo per 194.000. Ma, secondo le Regioni, gli obiettivi dichiarati sono stati raggiunti

13.05.2024
Il programma GOL convoca un "beneficiario" al centro per l'impiego

Tre milioni di beneficiari, 800.000 attività formative, di cui almeno 300.000 relative alle competenze digitali. Il tutto entro il 2025. Considerati gli obiettivi che si pone, non c’è dubbio che il programma GOL (Garanzia di Occupabilità dei Lavoratori), per Governo e Regioni, sia un progetto sfidante dalla complessità non indifferente. D’altro canto, sono stati stanziati ben 4,4 miliardi dal PNRR, finanziamenti UE che dipendono dal raggiungimento degli obiettivi. Ecco perché, a un anno e mezzo di distanza dalla sua conclusione, è utile tracciare lo stato di salute e i numeri parziali di questa significativa azione di riforma. Non solo per gli incentivi, possibilmente da non sperperare, ma anche per monitorare la riqualifica complessiva dei servizi di politica attiva del lavoro.

I numeri (e l’efficacia) del programma GOL

La domanda principale da porsi è: il piano è utile o non è utile?

Per capirlo è bene tracciarne i confini. GOL è attuato dalle Regioni sulla base dei Piani regionali, approvati dall’ormai defunta ANPAL. Il problema è che l’attuazione è legata a doppio filo al potenziamento dei centri per l’impiego, impresa non riuscita tanto all’attuale esecutivo quanto ai precedenti. L’unico risultato degno di nota è il defenestramento degli ex navigator, che forse nel contesto attuale sarebbero stati adatti, eccome, alla partita. A questo bisogna aggiungere che il titolare del programma, oggi, è proprio il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che si dovrebbe occupare del coordinamento e della vigilanza sull’attuazione degli interventi delle Regioni. Come? Attraverso l’agenzia Sviluppo Lavoro Italia, nata il primo marzo dalle ceneri di ANPAL e chiamata allo sviluppo delle politiche attive, nazionali e regionali.

L’impressione è che, dopo due mesi, non ci siano effetti concreti, ma solo un cambio di nome dell’agenzia. In attesa che il contenitore si riempia – tempo al tempo – per rispondere alla questione rimane da approfondire l’efficacia di un servizio che dovrebbe condurre “le persone al percorso più adeguato, grazie all’orientamento di base mirato e alla valutazione dell’occupabilità attuata tramite l’assessment quali-quantitativo” (fonte ministero del Lavoro). Già, perché GOL mira a promuovere l’occupazione in Italia attraverso la formazione, la riqualificazione, l’aggiornamento e la creazione di competenze.

In proposito, e a ben vedere i numeri, sembra che l’Italia navighi in acque tutto sommato tranquille. Due milioni di beneficiari (la fonte è sempre il ministero) è un punto intermedio invidiabile, in rapporto agli obiettivi. Peccato, però, che si tratti solo del dato degli iscritti, e non di quello degli avviati ai percorsi di formazione, che dovrebbero garantire il ricollocamento nel mercato del lavoro. L’obiettivo, come dicevamo in apertura, parla di tre milioni di avviati, con 800.000 persone coinvolte nella formazione. Ad oggi l’ultimo numero degli utenti in formazione è pari a 194.000.

La Sicilia convoca i beneficiari, ma dei corsi di formazione nemmeno l’ombra

In Sicilia i corsi non sono ancora partiti”.

La denuncia è di un orientatore regionale, ex navigator, anonimo per evitare implicazioni. “Tutti aspettano i decreti della Regione per partire, magari qualcuno è già stato emanato, ma la sostanza, questo posso dichiararlo con ragionevole certezza, è che di persone formate, al momento, manco l’ombra”.

Quindi? “È vero che GOL è un programma nazionale, ma poi ogni Regione lo ha interpretato a suo modo, con il piano attuativo regionale, per cui come sempre si è creato un quadro molto frammentato. Dal mio punto di vista, alcune Regioni non hanno interesse a fornire dati puntuali sui corsi: molto meglio dichiarare di aver convocato il numero previsto di beneficiari ai centri per l’impiego. Su quest’ultimo punto anche la Sicilia sta raggiungendo gli obiettivi previsti. Ma senza il contenuto, cioè i corsi, qual è il risultato tangibile in termini di politica attiva?”.

Una situazione valida sia per il Supporto Formazione Lavoro, dedicato agli “occupabili” che hanno perso il Reddito di Cittadinanza, che appunto per il programma GOL. Perché, è bene specificarlo, chi è coinvolto nel primo processo si dovrebbe inserire nei corsi promossi dal secondo. “Nei centri per l’impiego profiliamo con formazione breve, percorso più lungo, o per chi ha bisogno di assistenza sociale ma deve comunque partecipare ai corsi. Li indirizziamo tutti obbligatoriamente a un corso di formazione scelto dal catalogo. Noi li guidiamo nella scelta, l’ente riceve automaticamente i dati della persona preiscritta, quindi inizia l’attesa per la convocazione”.

Che non arriva mai. “A volte i beneficiari mi contattano, e io, laconicamente, rispondo che devono attendere. In buona sostanza, se l’obiettivo era quello di convocare i beneficiari l’abbiamo raggiunto; se era quello di formarli, almeno in Sicilia siamo piuttosto distanti”.

Il divario geografico del reinserimento lavorativo e la questione delle aule fantasma

C’è poi il nodo degli stagionali.

Buona parte dei disoccupati avviati alla formazione breve, da noi, sono appunto stagionali, che lavorano nei servizi turistici o come operai forestali. Tra settembre e ottobre di ogni anno finiscono di lavorare, si fanno sei mesi di NASPI e poi ad aprile ricominciano. Per il programma GOL è necessario avviarli ai corsi di formazione, ma molte persone che abbiamo avviato ai corsi brevi ancora non sono state chiamate, e se mai saranno contattate staranno già lavorando, perché entrate nel ciclo della stagionalità. Quindi gli iscritti ci sono, le aule sono state completate, ma la presenza effettiva è tutta da verificare. Il rischio è di avere aule semivuote, con l’ente che ha depennato dal catalogo i corsi già completi”.

Un vero cortocircuito, al quale bisogna aggiungere che da queste attività formative, in generale, le persone non si aspettano granché come valore aggiunto. Come si può pensare di acquisire competenze con un percorso generico di cento ore?

Lasciando per un attimo da parte questo amletico dubbio, bisogna ammettere che scartabellando qua e là, gli esempi di Regioni virtuose si trovano. Il portale Veneto Lavoro, in aprile, ha dichiarato circa 400 lavoratori di aziende in crisi in ricollocazione grazie al programma GOL, sostenendo inoltre il Veneto come pioniere di buone pratiche in materia, attraverso un modello specifico di politiche attive per il personale del territorio a rischio esubero. Tanti i casi concreti citati, da Forall Confezioni – che ha dismesso lo stabilimento di Quinto Vicentino – ai 101 lavoratori sottoposti a licenziamento collettivo di Tessitura Monti; fino al caso ACC, azienda storica di Borgo Valbelluna, con 63 lavoratori gestiti dai CPI dopo la procedura di amministrazione straordinaria.

Anche l’Umbria ha di recente rivendicato il buon operato, attraverso l’Osservatorio sul Mercato del lavoro dello scorso 11 aprile. Nel corso del 2023, si legge dal resoconto, sono stati attivati tutti e cinque i percorsi previsti dal piano attuativo regionale, compreso quello relativo alla ricollocazione collettiva, adottato a dicembre 2023. Rispetto al numero dei “presi in carico” su un target per l’anno 2023 fissato a 14.500 utenti, si sono registrati 20.339 beneficiari (+140%). E tra questi va sottolineato il numero di utenti con una proposta di percorso formativo: 5.666 (+160%) su un target fissato a 3.537. Gli utenti GOL che hanno ricevuto una proposta formativa per accrescere le proprie competenze digitali sono stati 2.702, cioè un +206% rispetto al target fissato di 1.310. Nel 2024, infine, si conferma il trend positivo. I beneficiari presi in carico a marzo sono stati 34.851, di cui il 65% (che presentava minor distanza dal mercato del lavoro) è stato indirizzato verso un percorso di reinserimento occupazionale. Quanto al percorso per la ricollocazione collettiva, a sostegno delle crisi aziendali, sono già stati coinvolti 125 lavoratori in CIGS.

Insomma, qualche segnale di vita a Nord e nel Centro si registra. Il problema è che il programma GOL non dovrebbe funzionare bene solo nelle regioni con indici occupazionali positivi (leggere alla voce Veneto). Sarebbe auspicabile un cambio di marcia nei territori che di politiche attive, da sempre, ne hanno un gran bisogno. Come la Sicilia.

 

 

 

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Photo credits: tuttolavoro24.it

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