Doveva essere tempesta per il sistema bancario, con l’annuncio di Matteo Salvini secondo il quale la tassa poteva valere nove miliardi, e invece la quiete dopo una tempesta mancata ha portato grande vantaggio alle banche, che non a caso alla fine di questa lunga trattativa hanno festeggiato il realismo del Governo e applaudito alla clamorosa retromarcia di Palazzo Chigi. A fine anno la verità è venuta a galla in tutta la sua crudezza: quasi tutte le banche hanno preferito – questa era l’opzione – rafforzare il proprio patrimonio piuttosto che pagare la tassa al Governo.
Giorgia Meloni e il segretario leghista si erano presentati contro i poteri forti e hanno finito per operare attivamente contro i poteri deboli, con l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza. Neppure un topolino è nato da quella gigantesca montagna propagandistica messa in circolo da Giorgia Meloni e Matteo Salvini, a parte una stagione davvero aurea per le banche, che nel 2023 hanno portato a casa oltre 40 miliardi, anche grazie al provvedimento-farsa.
Una storia simile, d’altronde, abbastanza scandalosa, è capitata con le accise sulla benzina. Protagonista dello scandalo ancora Matteo Salvini, che dal 2018 annuncia: “Se vincerò le elezioni taglierò le accise che si portano via la maggior parte del prezzo della benzina utilizzata dai cittadini per andare a lavorare”. Quando siete andati a fare benzina di recente vi siete per caso accorti di una diminuzione drastica del prezzo del carburante, dovuta a una riduzione delle accise? Difficile, visto che anche quell’annuncio da schiena dritta si è perso nelle nebbie della propaganda.
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