Autolesionismo, disordini alimentari, tentativi di suicidio, autoisolamento: sono solo alcune delle forme del disagio che, con frequenza sempre maggiore, affliggono le nuove generazioni e che, in maniera ancor più allarmante, si manifestano già in preadolescenza.
Come nel resto dei Paesi dell’Europa Occidentale, e in altre aree del mondo come Nord America, Medio Oriente e Nord Africa, il suicidio rappresenta la seconda causa di morte tra i 15 e i 19 anni, preceduto solo dagli incidenti stradali. Una mattanza silenziosa nelle retrovie della cronaca, ma che ha numeri che non possono essere ignorati. In Italia si stima che ogni anno circa 400 adolescenti tra i 15 e i 19 anni si tolgano la vita. Un dato agghiacciante, che evidenzia la necessità di un impegno concreto per arginare il fenomeno.
Le cause del disagio sono complesse e diverse: pressione scolastica, bullismo, cyberbullismo, difficoltà relazionali, fragilità psicologiche, modelli di riferimento distorti.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che nel 2019 ci siano stati 770.000 suicidi tra i 15-29enni, a livello globale. In Italia il tasso di suicidio tra la stessa fascia d’età è di 4,4 per 100.000 abitanti (dati 2018), posizionandosi al di sotto della media europea (5,6 per 100.000 abitanti). Il dato italiano è preoccupante, però, soprattutto se si considera l’aumento del 13% registrato tra il 2008 e il 2018.
Nel nostro Paese, si stima anche che circa tre milioni di persone soffrano di disturbi alimentari, di cui il 90% sono adolescenti. L’anoressia nervosa e la bulimia nervosa sono le forme più gravi e conosciute, ma esistono anche altri disturbi come il binge eating disorder e l’obesità. Le cause di questi disturbi sono complesse e includono fattori genetici, psicologici e sociali.
Negli ultimi anni abbiamo cominciato a parlare anche di hikikomori, un fenomeno che in Giappone coinvolge oltre un milione di persone che si isolano volontariamente dalla società per lunghi periodi di tempo. In Italia il fenomeno è ancora poco diffuso, con circa 100.000 casi stimati, ma desta comunque preoccupazione.
Le cause che portano all’isolamento degli hikikomori sono spesso legate a fattori psicologici come ansia, depressione e fobia sociale, e come sottolineato anche da Galimberti portano troppo spesso al suicidio.