All’orizzonte, però, per le università telematiche si profila una data che, nell’intenzione del legislatore, dovrebbe rappresentare uno spartiacque per allinearle alle altre in termini di inquadramento e volume del corpo docente – e quindi di qualità dell’offerta formativa. Questa data è il 30 novembre 2024, termine entro il quale le telematiche dovranno rientrare nei nuovi criteri minimi di accreditamento fissati dalla legge, tra i quali c’è anche il vincolo di non avere più della metà del corpo docente costituito da professori non ordinari. Ciò ha costretto le telematiche ad avviare un significativo piano di incremento degli organici.
Però, anche qui, fatta la legge si è trovato l’inganno: è l’inquadramento dei professori “a tempo definito”. Di norma esistono due regimi di impegno dei docenti: il tempo pieno, in cui, se un insegnante desidera svolgere anche la libera professione, deve ottenere il permesso dell’ateneo; il tempo definito, nel quale il professore, a fronte di uno stipendio pari al 65% di quello del personale a tempo pieno, destina un terzo del tempo alla docenza, un terzo alle attività di servizio agli studenti e poi può aprire Partita IVA e svolgere la libera professione.
Per legge, la scelta tra i due regimi va esercitata almeno sei mesi prima dell’inizio di ogni anno accademico e spetta al docente, che vi resta vincolato per due anni. Il passaggio da tempo definito a tempo pieno è subordinato all’accettazione dell’ateneo, vincolata alla disponibilità di bilancio, mentre il passaggio inverso è libero.
Tuttavia, nonostante la legge preveda inequivocabilmente che la scelta del regime di impegno sia individuale e variabile, alcune telematiche hanno bandito diversi concorsi a tempo definito, imponendo la scelta dall’alto in modo illegittimo e introducendo al contempo un meccanismo di controllo sui docenti, che, se vogliono ottenere un aumento di stipendio passando al tempo pieno, sono soggetti alla scelta discrezionale della governance dell’ateneo.
“La prassi di ricorrere a bandi così impostati”, spiega ancora Luca Sacchi, “è molto diffusa tra le telematiche: dal 2023 ad oggi, i 39 bandi per professore associato emanati da E-campus sono tutti a tempo definito, così come i 3 bandi da professore ordinario, i 23 per Associato e 13 dei 18 bandi per RTT (figure con una prospettiva di assunzione a tempo indeterminato dopo un certo numero di anni) della San Raffaele Telematica di Roma, e 3 bandi da Associato a Pegaso, oltre a tutti i 52 RTT”.
È la logica del massimo contenimento dei costi, che diventa anche strumento di condizionamento della libertà dei lavoratori. A scapito loro, e degli studenti.
L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.
Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro.
Sottoscrivi SenzaFiltro
Photo credits: liveuniversity.it