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Vertenza Speedline: la Cina aggira la concorrenza UE, nessuno lo dice.
Speedline vuol dire una delle più note aziende metalmeccaniche della filiera automotive: produzione dei cerchi in lega per i principali marchi internazionali del settore, si parla di Ferrari, Lamborghini, Maserati, Porsche, Audi, insomma i grandi. Speedline vuol dire anche Venezia, anzi Santa Maria di Sala dove stanno battendo i pugni sul tavolo i dipendenti e […]
Speedline vuol dire una delle più note aziende metalmeccaniche della filiera automotive: produzione dei cerchi in lega per i principali marchi internazionali del settore, si parla di Ferrari, Lamborghini, Maserati, Porsche, Audi, insomma i grandi. Speedline vuol dire anche Venezia, anzi Santa Maria di Sala dove stanno battendo i pugni sul tavolo i dipendenti e sindacati che temono lo svuotamento dell’impianto. Nell’ultimo mese e mezzo la vertenza è passata dall’annuncio della delocalizzazione entro la fine del 2022 da parte della casa madre Ronal fino alla revoca della decisione stessa annunciata a sorpresa una decina di giorni fa, con la promessa di sedersi a un tavolo del MISE (la cui agenda delle vertenze di crisi nazionali supera le 70 emergenze da nord a sud).
Il tavolo tecnico non riparte
Intanto fumata nera due giorni fa tra le parti e una nota congiunta FIM CISL e FIOM CGIL: “Non è partito il tavolo tecnico del Ministero perché abbiamo chiesto all’azienda che ci siano ulteriori chiarimenti e approfondimenti relativi al tema delle campionature portate altrove, i nostri dati non coincidono con quelli del gruppo Ronal. Per questo motivo nei prossimi giorni ci sarà un tavolo tecnico con la Rsu e i referenti aziendali per chiarire questo tema. Successivamente verrà riconvocato il tavolo ministeriale. Auspichiamo che il prossimo incontro avvenga già entro questa settimana”. Intanto lo stabilimento rischia lo smantellamento progressivo, i circa 600 dipendenti tremano, Confindustria protesta perché è stata lasciata fuori dalla trattativa, con il supporto mediatico del Sindaco di Venezia che investe in comunicazione per diffamare i sindacati. (Scontro rientrato dopo le scuse di quest’ultimo).
Il Presidente di Regione Zaia alza il tiro in tutte le dichiarazioni pubbliche e chiede al Governo che agli impegni dichiarati seguano azioni concrete che tutelino livello produttivo, occupazionale, economico e sociale di quel territorio.
Il dumping mascherato
SenzaFiltro è andato a fondo, ottenendo informazioni dettagliate; la scelta di Ronal è dovuta da una parte a causa di un dumping pressante da parte della Cina che riesce a bypassare le regole impiantando uno stabilimento in Marocco e utilizzando un corridoio attraverso la Spagna per arrivare in Europa “piazzando” il prodotto a 30 euro in meno rispetto a Speedline. Dall’altra, una fin troppo ottimista gestione previsionale da parte della casa madre Svizzera, la cui filiera proprietaria si perde nelle scatole cinesi dei fondi d’investimento, a cui ha dato il colpo di grazia il Covid bloccando così anche la realizzazione del nuovo stabilimento previsto a Santa Maria di Sala, non riuscendo ad oggi a raggiungere il minimo necessario di ordini per sostenere l’attuale produzione già al lumicino.
Ipotesi delocalizzazione
L’ipotesi più probabile è che a Santa Maria di Sala rimanga una sorta di presidio commerciale ed ancora una volta la produzione finisca in qualche Paese dell’Est dove i terreni vengono regalati, le concessioni si ottengono in pochi giorni e i Governi offrono sostanziosi sgravi alle imprese.
Per buona pace di Confindustria che con l’ultima legge di bilancio ha ottenuto senza grandi sforzi di cancellare le ammende previste alle aziende che delocalizzano per “futili motivi”.
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