Alfabetizzazione finanziaria: troppa differenza tra ragazzi e ragazze

I dati della ricerca PISA 2022, raccolti da studenti di seconda superiore in tutta Europa, mostrano che l’Italia è poco al di sotto della media UE per quanto riguarda le competenze economiche. Ma tra le disomogeneità interne pesa troppo lo svantaggio socioeconomico di base e la differenza di genere

28.06.2024
Alfabetizzazione finanziaria: una pila di monete accanto a delle matite

I mutamenti del mercato del lavoro e l’attuale panorama finanziario richiedono qualche competenza fin dalla giovane età. Ma quanto sono preparati gli studenti quindicenni? Quali conoscenze devono ancora acquisire i nostri ragazzi per comprendere l’alfabetizzazione finanziaria (financial literacy) e prendere decisioni più consapevoli per il loro futuro? Hanno idea di quali sono i concetti e i rischi finanziari?

L’OCSE ha presentato proprio ieri i risultati di financial literacy rilevati nell’indagine internazionale PISA 2022, che si rivolge ai ragazzi e alle ragazze di seconda superiore di varie scuole, tra licei e istituti tecnici. L’indagine si svolge da dieci anni a livello europeo e i risultati italiani sono stati illustrati da INVALSI e Banca d’Italia.

I risultati dell’indagine PISA 2022: quanto sono competenti i giovanissimi in ambito finanziario?

Nel complesso, a livello europeo, hanno partecipato circa 98.000 studenti, di cui 6.200 studenti italiani da 343 scuole.

L’Italia ha ottenuto un punteggio di 484 punti, e si colloca al di sotto della media OCSE (498). Gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio simile a quelli norvegesi e spagnoli, ma più basso di quelli di Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Repubblica Ceca, Austria, Polonia, Portogallo e Ungheria.

Quindi i dati che riguardano i ragazzi italiani non sono ancora confortanti, ma rispetto al 2012 c’è stata una crescita. In particolare, i ragazzi e le ragazze top performer sono ancora troppo pochi, la loro percentuale sfiora il 5%, ma sono comunque cresciuti rispetto agli anni precedenti.

Gli studenti dei licei hanno raggiunto un punteggio più elevato (507) rispetto agli studenti degli istituti tecnici (478), e gli studenti del Nord hanno raggiungono livelli più alti di quelli del Sud, situazione che ci era già nota anche per le prove INVALSI sulle competenze scolastiche. Del resto, le abilità di lettura e comprensione sono basilari per la risoluzione di qualsiasi tipo di compito, compresi quelli finanziari.

Ma anche lo status socioeconomico e culturale della famiglia incide sui punteggi in financial literacy: la differenza tra studenti avvantaggiati e studenti svantaggiati è di 68 punti. In particolare, in famiglia si parla di temi finanziari, ma non abbastanza; si discute soprattutto di quello che i ragazzi vorrebbero comprare e dei costi che bisogna sostenere, ma spesso non si va oltre, non ci si confronta sulle questioni economiche generali e sul budget famigliare.

Il dato più amaro che si evince dall’indagine è la differenza di genere: in Italia, i ragazzi superano le ragazze di 20 punti, mentre a livello medio OCSE la differenza a favore dei ragazzi è di 5 punti. Anche nelle diverse aree geografiche i ragazzi vanno meglio. Le ragazze in realtà dichiarano di essere abbastanza attente alle spese, e soprattutto confrontano i prezzi, ma sono anche più soggette degli amici maschi ad acquisti compulsivi.

L’indagine si è interrogata anche sul ruolo della scuola, tenendo comunque in considerazione il fatto che l’educazione finanziaria nelle scuole è entrata quando l’indagine era già stata fatta, e quindi se ne dovranno valutare i risultati in futuro. Agli studenti sono stati proposti 16 termini finanziari, e loro hanno dichiarato in media di aver imparato a scuola, e di conoscere, il significato di 6 termini su 16. Nel nostro Paese, il termine più conosciuto è “stipendio”; quello meno conosciuto è “interesse composto”.

In tutta sincerità, io fatico anche ora a comprendere il significato di interesse composto, ma anche se mia figlia ha solo nove anni, in casa parliamo spesso di temi economici. Trovo grave che alcune famiglie decidano – non so se per timore o per altre ragioni – di escludere i ragazzi da certe discussioni. Trovo che renderli attenti e preparati spetti più a noi genitori che alla scuola: forse in questo l’indagine OCSE può aiutarci, e renderci più consapevoli.

 

 

 

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Photo credits: intermediachannel.it

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