Anche la classe politica, pronta a dare sempre il buon cattivo esempio, è da anni fucina di novelli “scontristi”. Non si tratta solo di violenza verbale, come quella che di recente ha messo in campo Giovanni Donzelli contro un Giacomo Salvini colpevole solo di aver fatto il giornalista con la pubblicazione delle notevolissime chat di Fratelli d’Italia. Ci sono anche calci, calcetti, strattoni. E, soprattutto, giustificazioni.
L’altro giorno, ad esempio, mi sono imbattuto in una presa di posizione del professor Riccardo Puglisi, dell’Università di Pavia, che sosteneva (riporto pedissequamente): “Se un politico di destra si fosse comportato con una giornalista di sinistra come Prodi con Lavinia Orefici, cosa sarebbe successo?”. Non solo: invitava a pensare la cosa a parti inverse con La Russa protagonista al posto di Prodi. Non si è reso conto, Puglisi, di aver fatto il peggiore degli esempi, perché Ignazio La Russa in materia di aggressioni potrebbe tenere anche lui una cattedra universitaria: ne sa qualcosa Corrado Formigli, all’epoca in forza ad Annozero, che dall’attuale seconda carica dello Stato è stato aggredito in maniera così memorabile che ancora oggi, a distanza di 14 anni, il web ne conserva memoria.
La Russa si accende con facilità (ne sa qualcosa anche il freelance Rocco Carlomagno), ma la sua carriera politica non è stata stroncata dalle sue vampate di rispetto per il lavoro dei cronisti. L’anno scorso, inoltre, l’attuale presidente del Senato è riuscito a giustificare anche quanto subito da Andea Joly da parte di Casapound a Torino, dichiarando sì una “totale condanna”, ma poi precisando che Joly “non si è dichiarato giornalista” e che “ci vuole un modo più attento di fare le cose”. Un po’ come a dire: se l’è cercata.
Caso isolato? Non proprio. Si pensi ad esempio a Vittorio Sgarbi (un abbraccio e un augurio di pronta guarigione), che è dallo scontro in diretta tv con Roberto D’Agostino che insulta o aggredisce chi gli pone domande. E ancora: Mario Landolfi, ex ministro, ha schiaffeggiato in pieno centro a Roma nel 2018 l’inviato di Non è l’Arena Danilo Lupo. Cambiando schieramento, nell’anno 2020 Francesco Selvi è stato strattonato in spiaggia da Beppe Grillo, assolto nel 2023 dall’accusa di violenza privata e lesioni colpose, ma solo perché di “lieve entità” (verrà comunque riconosciuto il gesto e il risarcimento alla parte lesa).