Intanto va detto che tale operazione, se mai si farà, non la si farà in tempi rapidi, e questo perché anche l’ENI (proprietaria di AGI) sta giocando la sua partita – leggesi Piano Mattei. Una partita che vede tra i papabili arbitri istituzionali anche il ministro Giancarlo Giorgetti, che in ENI avrebbe interessi.
Insomma, la solita matassa all’italiana. Il lettore però può star pur certo di una cosa: in tutto questo gioco, nulla c’entra il prodotto editoriale. Nulla c’entra il miglioramento della qualità del lavoro (e della vita) dei bravissimi colleghi di AGI. Nulla c’entra una nuova idea di informazione, un cambiamento nelle modalità di fruizione, un’idea imprenditoriale innovativa alla base.
Non ci sono ad oggi i presupposti per pensare a un Angelucci imprenditore mecenate che investe in un’impresa giornalistica solo in quanto tale. Nell’ennesimo gioco di pedine del potere, il giornalismo in quanto tale non è coinvolto. Sarebbe ancora una volta uno strumento per imprese altrui, non il cuore dell’impresa stessa. E fin quando andrà così, fin quando l’informazione non si pagherà da sola la sua libertà, dobbiamo sperare nel buon cuore di piccoli e grandi editori per avere una stampa libera.
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