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BNL mette l’Accenture sui lavoratori: rischiano in 900
L’intenzione della banca di cedere un ramo d’azienda potrebbe comportare esuberi e cambi di contratto al ribasso: indetti presidi da Milano a Bari. Il segretario Unisin Tommaso Vigliotti: “Strategia inaccettabile, il management chiede sacrifici da anni senza risultati”. L’inviato di SenzaFiltro Andrea Ballone è andato a Milano per seguire la manifestazione del 14 settembre.
Il nostro inviato Andrea Ballone si è recato a Milano per seguire la manifestazione dei lavoratori BNL per SenzaFiltro.
Una cessione di ramo d’azienda che coinvolgerà 900 lavoratori del comparto IT e nell’ambito del back office preoccupa i sindacati, tanto da organizzare una serie di presidi sotto le sedi di BNL Paribas, l’ultimo dei quali il 14 settembre a Milano. Gli altri si sono tenuti a Roma il 13 luglio, a Napoli il 28 luglio, a Firenze il 2 settembre e a Bari il 7 settembre.
Appena fuori dalla metropolitana, tra i vetri a specchio dei grattacieli della city milanese tra Piazza Repubblica e Piazza Gae Aulenti, vediamo subito spuntare le bandiere delle sigle sindacali, miste a completi grigi e qualche camicia fuori dai calzoni dei bancari, che chiedono di non essere buttati via dopo anni di sacrifici. La mobilitazione di Milano ha coinvolto diversi lavoratori, che dalle 10.30 di mattina fino alle 12.30, con bandiere, striscioni e anche con un piccolo set teatrale, hanno gridato la loro opposizione al piano industriale. In alcuni casi lo hanno addirittura cantato con tanto di musicisti e artisti di strada, con i quali hanno inscenato una sessione di teatro di strada camminando mascherati da zombi: lavoratori senza volto. Che però, a pochi passi da noi, hanno intonato una speciale versione di Bella Ciao (canzone nata per le mondine) dedicata ai bancari e uno dei classici degli scioperi, O cara moglie di Ivan Della Mea.
BNL e quei 900 lavoratori da cedere ad Accenture
Il piano industriale sarà ufficializzato mercoledì prossimo, ed entro fine mese partirà la procedura per il distaccamento. La legge prevede 50 giorni per modificare il piano con la concertazione dei sindacati; dopo di che la BNL potrebbe scendere sotto i 10.000 dipendenti, quello che da molti è considerato il limite psicologico sotto al quale non si può licenziare.
La società candidata a rilevare questi servizi sarebbe Accenture o una sua partecipata, secondo voci di corridoio. BNL e Accenture, interpellati da SenzaFiltro, non hanno confermato né smentito. In pratica i lavoratori verrebbero ceduti, ma continuerebbero a operare per la società creditizia, e non è detto che in un futuro possano farlo ancora con il contratto del credito, ma soprattutto i nuovi assunti non avranno lo stesso trattamento. E in futuro ce ne saranno molti, perché l’età media dei dipendenti della banca è di 50 anni e i lavoratori che verrebbero distaccati sono tra coloro che hanno la più alta anzianità aziendale.
Peraltro, secondo i sindacati, il ramo d’azienda verrebbe creato ad hoc e non sarebbe funzionalmente autonomo, quindi non verrebbero rispettati i vincoli legislativi della preesistenza e dell’autonomia funzionale del ramo ceduto.
Un nuovo ramo di BNL, pagato da terzi. E dai clienti, tra esuberi e chiusure
Il piano non è ancora stato reso pubblico, ma le indiscrezioni sono forti e la paura dei lavoratori è che sia l’inizio di un altro grande processo di ridimensionamento della BNL, che fa seguito ai 600 esuberi del 2018. I lavoratori distaccati arriverebbero da vari uffici che in questo modo sarebbero depotenziati, aprendo in un futuro la strada a chiusure, esuberi e prepensionamenti.
A farne le spese non sarebbero soltanto i dipendenti, ma anche i clienti della banca. I sindacati segnalano come questa operazione potrebbe causare la chiusura di un numero variabile tra i 130 e i 150 sportelli bancari, creando un disagio ai propri clienti. Finora si tratta di indiscrezioni, ma il sindacato si sta muovendo per evitare di trovarsi davanti al passaggio dei lavoratori alla nuova società, che a quel punto sarebbe definitivo.
Il nuovo soggetto che BNL Paribas sta creando lavorerebbe fin da subito per la banca, ma in futuro non è detto che non possa prestare i propri servizi ad altri. Per riuscire a invalidare l’operazione ci sarebbe in quel caso soltanto il ricorso ai tribunali, come è successo nel 2015 con l’operazione Fruendo. Quella volta era protagonista Monte Dei Paschi di Siena, che trasferì i servizi di back office a una joint venture creata da Bassilichi (60%) e proprio ad Accenture (40%). Il giudice in quell’occasione dispose l’annullamento dell’operazione e il reintegro dei dipendenti che erano stati trasferiti.
Una storia nota: il fantasma di Axepta spaventa i lavoratori
Al momento prevale la linea dura da parte di tutte le sigle sindacali, che rifiutano il piano di trasferimento. I toni della manifestazione del 14 settembre, proprio davanti a palazzo Diamanti a Milano, sede centrale del colosso italo francese, erano tutt’altro che morbidi.
«Siamo come zombie» dice Piero Carcano, storico sindacalista della sede milanese. «Ci trattano come carne da macello. Sono anni che facciamo i sacrifici che ci ha chiesto la banca e ora arriva questa operazione. Quello che chiediamo noi è una banca che sia a misura d’uomo. Stiamo manifestando sotto la sede centrale e a pochi metri da qui c’è una filiale che è stata chiusa da poco. Uno dei tanti presidi sul territorio che la BNL aveva fino a poco tempo fa».
Sotto accusa da parte delle sigle sindacali però ci sono tutte le politiche aziendali di BNL degli ultimi anni, dal momento che dieci anni fa il colosso italo-francese creò Axepta, una società che doveva occuparsi dei pagamenti digitali e dei pos degli esercizi commerciali. La società è stata acquisita tre anni fa da BNL Paribas con l’intenzione di espandersi sul mercato delle carte digitali, che era in crescita. A giugno di quest’anno la società ha concluso un accordo con Worldline, multinazionale francese del settore, per gestire questo tipo di servizi.
«È stata già ceduta, Axepta», spiega il segretario di Unisin Tommaso Vigliotti, «società leader nel comparto dei sistemi di pagamento digitale, e si annunciano centinaia di esuberi, tagli di personale, chiusure di filiali, e oggi cessioni di rami d’azienda nel comparto IT e nell’ambito del back office per oltre 900 colleghi: una strategia industriale inaccettabile, senza capo né coda, messa in piedi da chi negli anni ha già troppe volte imposto sacrifici enormi ai lavoratori, trascurato la clientela, sacrificato ambiti di business vitali e venduto il patrimonio immobiliare, senza ottenere mai i risultati promessi».
I sindacati: «Decisione ingiustificata di un management inefficiente»
Non si conoscono ancora i nomi dei lavoratori che saranno coinvolti in questo passaggio, anche se chi è impiegato nelle sezioni IT e nel back office è piuttosto preoccupato.
«Non è solo una questione legata alla retribuzione», spiega uno degli storici lavoratori BNL. «Io mi occupo dal 1987 di bonifici esteri. La mia figura è una di quelle che potrebbero passare alla nuova società. Al di là del discorso contrattuale e retributivo c’è tutto il discorso del welfare aziendale, dalla pensione integrativa che io non potrei permettermi, fino alla copertura sanitaria per interventi molto costosi. Bisogna capire quali di queste opportunità rimarranno. Per noi rinunciare a molti benefit sarebbe un problema, al di là del fatto che ci troveremmo in una nuova azienda dopo anni che lavoriamo per BNL».
La partita della contrattazione che inizierà a fine mese potrebbe appunto giocarsi anche su questi temi. «Il nostro obiettivo – continua Vigliotti – è quello di avere tutti i lavoratori ancora interni, anche se non è esclusa la contrattazione. Chiediamo all’azienda un confronto sindacale, anche se sappiamo che possono scegliere la strada delle decisioni unilaterali a livello legale. Nel qual caso però anche per noi la strada diventerebbe necessariamente quella dei tribunali».
Al momento le possibilità sono tutte aperte, e prima di mercoledì prossimo, quando ci sarà l’incontro di presentazione del progetto tra azienda e parti sociali, non si saprà quale indirizzo prenderà la trattativa. Anche se i sindacati sembrano decisi a dare battaglia. «Nulla giustifica simili misure», continua Vigliotti: «Da quanto ci risulta la BNL ha i conti in ordine, e da troppo tempo sempre gli stessi manager definiscono strategie lacrime e sangue per i lavoratori in nome di un millantato salto di qualità del posizionamento della banca nel settore, che puntualmente non viene conseguito. Quindi restano i sacrifici, l’impoverimento dei lavoratori, e purtroppo anche la stessa prima linea del management, nonostante i recenti avvicendamenti nei ruoli di Presidente e Amministratore Delegato».
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