Cercare lavoro a Torino: da Mamma Fiat al cimitero

C’era una volta la Fiat. Ora c’è il cimitero Una volta a Torino si cercava lavoro prima di tutto alla Fiat, l’Olimpo degli Dei, come lo definivano i torinesi. Ma da quando i cancelli di FCA sono soltanto in uscita per i cassaintegrati, i torinesi si devono rivolgere altrove per cercare un posto di lavoro. […]

C’era una volta la Fiat. Ora c’è il cimitero

Una volta a Torino si cercava lavoro prima di tutto alla Fiat, l’Olimpo degli Dei, come lo definivano i torinesi. Ma da quando i cancelli di FCA sono soltanto in uscita per i cassaintegrati, i torinesi si devono rivolgere altrove per cercare un posto di lavoro.

Secondo il sito Torinoggi.it una buona parte di disoccupati torinesi ha deciso di bussare alle porte del cimitero. Curioso il fatto che la società che gestisce i cimiteri sia un anagramma di FCA: si chiama AFC. “Mille e trecento in attesa di un posto di lavoro al campo santo. È boom di richieste per poter essere assunti a tempo indeterminato da AFC, la società partecipata del Comune di Torino che gestisce i cimiteri della città”. Vi è, come nei concorsi pubblici, una sproporzione tra domanda e offerta. I posti disponibili sono dieci, le domande tantissime. A spiegarlo è Roberto Tricarico, presidente di Aziende Farmacie Comunali. Viste le tante richieste pervenute, la volontà della società è quella di aumentare (per quanto possibile) le assunzioni: “Non siamo chiamati a fare utili, ma dobbiamo cercare di essere utili”, ammette Tricarico.

D’altra parte, i sei cimiteri della città servono oggi tutto il bacino dell’area metropolitana, con 12.000 funerali all’anno. Il piano d’espansione dei cimiteri prevede poi, entro il 2021, un incremento del numero dei loculi, che diventeranno 6.000 in più grazie alla ristrutturazione del campo 21: il progetto preliminare è già stato approvato.

 

Condannato McDonald’s per licenziamento illegittimo di un disabile

La notizia l’abbiamo trovata in un blog siciliano: il giudice del lavoro Paola Marino ha dichiarato illegittimo il licenziamento di un dipendente disabile della società Sunfood S.r.l., che gestisce i McDonald’s a Palermo. “Il lavoratore, affetto da diabete, aveva mansioni di crew nel punto vendita vicino l’ex Motel Agip fino al 2008. La Sunfood, presa la gestione, lo ha licenziato ritenendolo inidoneo al lavoro. Incredibili le motivazioni del licenziamento della persona disabile: ‘non giovane e scattante’”. La corte d’appello ne ha disposto il reintegro, ma i McDonald’s hanno fatto l’orecchio da mercante e non hanno mai applicato la sentenza.

A quel punto, assistito dall’avvocato Flora D’Alia, la vittima di questa discriminazione si è rivolta al giudice del lavoro. Il magistrato gli ha dato ragione. Sunfood è stata condannata al ripristino del rapporto lavorativo con le limitazioni legate alla disabilità, già riconosciute prima del licenziamento, e a corrispondere le eventuali retribuzioni non percepite dopo la reintegrazione del 2013. La società dovrà anche risarcire le spese legali per 15.000 euro.

 

Erario pubblico e privato

È vero che in Italia c’è una devastante evasione fiscale. Ma i protagonisti di questa storia, una cooperativa e una congregazione religiosa, le tasse le pagavano. Peccato che i loro quattrini invece di arrivare nelle casse dell’erario finivano a loro insaputa nelle tasche di un’impiegata dell’ufficio riscossioni, Renata Sciortino, sospesa dal lavoro per un anno dopo essere stata colta con le mani nel sacco.

Si legge su un quotidiano di provincia, Live Sicilia, che “su richiesta della Procura della Repubblica di Palermo, il pubblico ministero Chiara Capoluogo, il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio ha sospeso per un anno dal lavoro” l’impiegata furbetta. Le indagini, svolte dagli specialisti del Gruppo Tutela Spesa Pubblica del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza, sono partite da alcune denunce.

Il bottino dell’intraprendente impiegata non era poca cosa. All’indagata sono stati sequestrati un immobile nel centro di Palermo, due macchine e disponibilità finanziarie per un totale di 163.000 euro: a tanto ammonta la cifra che si sarebbe messa in tasca. È stato anche disposto il blocco di un quinto dello stipendio. Riscossione Sicilia ha collaborato con gli investigatori per una corretta ricostruzione delle somme illecitamente sottratte alle casse dell’ente. Si legge ancora nella notizia pubblicata da Live Sicilia: “La legale rappresentante di una cooperativa sociale che gestisce una casa-famiglia, quello di una congregazione religiosa e due privati cittadini avevano chiesto prima la rottamazione e poi la rateizzazione delle cartelle esattoriali. Il successivo passaggio fu la consegna del denaro a Sciortino. Ben presto si accorsero che le tasse non erano state pagate”.

 

Dalle stelle alle stalle

Vi ricordate la terribile alluvione del 2011 a Genova e lungo le Cinque Terre? Ci furono sei morti, tanti danni e centinaia di feriti, ma le vittime della tragedia che ha colpito la costa ligure avrebbero potuto essere di più se un signore, Damiano Figliomeno (classe 1957, ex operaio generico nel campo della manutenzione di condizionatori, impianti di riscaldamento ed elettrici), non fosse intervenuto a Genova, rischiando la vita per salvare tre persone che su un furgone stavano per essere travolte dalla furia dell’acqua.

Per quel gesto l’uomo – un eroe, scrissero i giornali – fu insignito con una medaglia al valore civile. Oggi quell’uomo è alla ricerca disperata di un lavoro; o meglio, è alla ricerca di un’ultima frazione di lavoro per completare la sua vita professionale. Dalla tv online del Secolo XIX ha lanciato un appello: “Mi occorrono soltanto quattro mesi di lavoro effettivo per poter chiedere la disoccupazione e finalmente poi poter andare in pensione, e potermi godere i miei amati nipotini”, ha spiegato. Non si sa ancora se l’appello sia stato accolto o meno dall’Inps.

 

Lavoro nero da nord a sud

Il lavoro nero è una piaga del solo Sud Italia? Chi avesse questa percezione si deve ricredere. La Gazzetta del Sud e Il Giorno di Milano raccontano due delle numerose storie di lavoro nero. Sono soltanto due banali esempi, ma dimostrano che il fenomeno ha caratteristiche simili al nord come al sud.

La prima è del Messinese: i carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro nell’ultimo mese hanno controllato 19 ditte, 13 delle quali sono risultate irregolari. 66 complessivamente i lavoratori sottoposti a controllo, 9 dei quali totalmente in nero. 9 datori di lavoro sono stati denunciati, a vario titolo, per violazioni delle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro, violazione delle norme a tutela dei lavoratori minori e utilizzo di impianti di videosorveglianza per il controllo dei lavoratori a distanza senza autorizzazione dell’ispettorato territoriale del lavoro. Sono state applicate sanzioni amministrative per oltre 250.000 euro.

A due passi dalla moderna Milano 14 lavoratori in nero sono stati scoperti negli ultimi giorni dalla Guardia di Finanza milanese in due imprese, la cui attività è stata sospesa. Le Fiamme Gialle, analizzando anche le informazioni delle banche dati, hanno individuato due aziende nell’hinterland in cui sono stati trovati a lavorare in modo totalmente irregolare addetti di diverse nazionalità. Nel primo caso i finanzieri della Compagnia di Paderno Dugnano hanno controllato una ditta specializzata nel confezionamento di biancheria, gestita da un italiano: tutte le sette lavoratrici, italiane e rumene, sono risultate in nero. Oltre a pesanti sanzioni amministrative pecuniarie, è stata chiesta alla Direzione Territoriale del Lavoro la sospensione dell’attività. Nell’altro caso sono intervenuti i finanzieri della Compagnia di Melegnano, che hanno svolto verifiche in una ditta individuale, a San Donato Milanese, nel settore della panificazione. Sette i lavoratori stranieri, tutti irregolari dal punto di vista contrattuale.

 

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