Le dimissioni di Domenico Guzzini non devono essere il pegno sacrificale richiesto dalla rete.
Donazioni di lusso in fiamme
Nell’epoca del fast, in cui tutto viene fagocitato velocemente, dal cibo alle notizie, a volte occorre andare controcorrente: scegliendo con determinazione lo slow, sia nel food che nelle news. L’incendio a Notre-Dame di Parigi dello scorso 15 Aprile impone una riflessione. Volutamente a freddo. La cattedrale è nell’immaginario di ognuno di noi, ma quando le […]
Nell’epoca del fast, in cui tutto viene fagocitato velocemente, dal cibo alle notizie, a volte occorre andare controcorrente: scegliendo con determinazione lo slow, sia nel food che nelle news.
L’incendio a Notre-Dame di Parigi dello scorso 15 Aprile impone una riflessione. Volutamente a freddo. La cattedrale è nell’immaginario di ognuno di noi, ma quando le fiamme sono divampate in maniera così inaspettata il cuore di molti è stato stretto in una morsa, come se stesse andando a fuoco un bene comune. Un patrimonio di tutti.
Personalmente, mentre guardavo le immagini mi passava davanti tutto il romanzo di Victor Hugo: dal poeta Gringoire a Quasimodo, da Esmeralda all’arcidiacono Claude Frollo. Ho pensato – credo come tanti – a tutte le volte che, per lavoro o per svago personale, sono stato a Parigi, e quante volte a Notre-Dame.
Donazioni di lusso per la ricostruzione di Notre-Dame
Il cortocircuito all’origine dell’incendio che ha fatto crollare la guglia e il tetto ha mobilitato una raccolta fondi planetaria per contribuire alla ricostruzione. Sembrava che fossimo tutti accomunati da un unico sentimento di tristezza e dolore per un luogo simbolo, romantico e familiare. Ci siamo sentiti impotenti, davanti alla drammaticità di quelle immagini; non comprendiamo come sia potuto accadere, e soprattutto non riusciamo ad accettarlo.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha lanciato un accorato appello a farsi avanti concretamente per aiutare la ricostruzione della cattedrale attraverso donazioni da parte dei privati. Il magnate del lusso François-Henry Pinault, presidente del Gruppo Kering (multinazionale francese che vanta tra i suoi brand Gucci, Saint Laurent, Bottega Veneta, Pomellato e Brioni, solo per citarne alcuni), ha risposto subito all’appello donando la cifra di 100 milioni di euro per la ricostruzione del tetto e della guglia.
A stretto giro di posta, il competitor per eccellenza di Pinault, Bernard Arnault, presidente del Gruppo LVMH (primo player del lusso a livello mondiale, che tra i suoi marchi vanta Louis Vuitton, Bulgari, Dior, Fendi, Céline, Berluti, Hublot e tanti altri) ha rilanciato con 200 milioni di euro.
In poco tempo, quindi, i due imprenditori francesi del lusso hanno donato complessivamente 300 milioni di euro per la ricostruzione della cattedrale simbolo della capitale francese.
Il lusso francese, habitué della beneficenza
Ma chi sono François-Henri Pinault e Bernard Arnault?
Sono i primi due player mondiali del lusso, alla guida rispettivamente di Kering, che nel 2018 ha fatturato poco più di 13 miliardi di euro trainata dalla “locomotiva” Gucci, e di LVMH, che nel 2018 ha fatturato invece quasi 47 miliardi di euro, trainata a sua volta dal marchio di punta del Gruppo, Louis Vuitton.
Da sempre il Gruppo Kering ha investito molto nel sociale, nella sostenibilità ambientale, nell’etica. Tra le diverse iniziative spicca quella che propone ai dipendenti di trascorrere una parte delle loro vacanze estive facendo volontariato, in collaborazione con associazioni no profit, nelle zone più povere della Terra, insegnando alla popolazione locale i mestieri legati all’ambito della moda: cucire a macchina, utilizzare i computer, disegnare e creare piccole collezioni. E non solo: il Gruppo è impegnato nella costruzione di asili e scuole.
Tra le altre cose lo stesso Arnault, con LVMH, ha ridato smalto e lustro ai Jardin d’Acclimatation nati nel 1860 dall’idea di Napoleone III e della moglie Eugenia, desiderosi di regalare ai bambini di Parigi un Parco divertimenti sulla falsariga di quello di Hyde Park a Londra. Con un investimento pari a 60 milioni di euro, l’intento del Gruppo è quello di far diventare i giardini un mix tra Disneyland Paris e Parc Asterix. Nel Bois de Boulogne e all’interno dell’elegante XVI arrondissement, vicino al parco, ha sede la Louis Vuitton Foundation, che ospita anche diverse mostre d’arte moderna.
Le fake news sulle donazioni “interessate” dei big della moda
Nonostante tutto in Francia non accennano a placarsi le polemiche sui benefici fiscali di cui i due gruppi potrebbero usufruire a norma di legge grazie alle donazioni effettuate per la ricostruzione.
Gli stessi Gilet Gialli, protagonisti di continue manifestazioni spesso sfociate in violenti scontri e danneggiamenti, hanno rimarcato l’opacità dell’operazione effettuata dai due colossi francesi, sottolineando come la volontà da parte di entrambi i gruppi fosse quella di aumentare gli sgravi fiscali sui loro conti da capogiro.
Pinault, gettando acqua sul fuoco, ha precisato immediatamente di non voler pesare sui contribuenti francesi, e che Kering non usufruirà dei benefici fiscali previsti per le donazioni. Questo non è comunque servito a placare la disinformazione, o a scatenare sui social (e dove se no?) le più svariate ipotesi e teorie, che spaziavano dalla natura dolosa dell’incendio all’idea che versare tutti quei soldi non sarebbe stata un’operazione etica come si voleva far credere.
In tutto questo rimane l’immagine triste e desolante di Notre-Dame che va a fuoco, insieme al tentativo di alimentare ombre e sospetti sui big del lusso, colpevoli di aver pensato di offrire un aiuto eticamente ineccepibile, ma che per molti di etico aveva ben poco. Così le fiamme delle falsità iniziano ad attecchire, proprio come quelle che hanno colpito Notre-Dame.
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