Le prime dichiarazioni a caldo sono proprio del commissario Giosy Romano, che meritatamente mette i puntini sulle i sia per rimarcare che sono stati rispettati tutti i tempi delle procedure di bando e sia per dire all’Italia intera – e, aggiungerei, alle multinazionali tutte – che il lavoro va difeso, soprattutto quando finisce incustodito tra le mani dei grandi gruppi che sbattono solo economie e profitti in faccia alle persone: “Il nostro primo impegno, fin dal primo giorno, è stato garantire e tutelare la produzione e i lavoratori”.
Anche i sindacati prendono la parola, e la prendono insieme.
Walter Rizzetto, Presidente della Commissione Lavoro della Camera, dirama una nota che parla di lavoro sinergico tra ministero e territorio, ma a colpire è la frase finale: “Si conclude bene una vicenda simbolo del nostro Paese”. Ricordiamocela questa frase, perché la battaglia degli ex operai Whirlpool passerà per forza alla storia, deve passarci per il bene di tutti. Per questo non sbaglia affatto a sottolinearlo, Rizzetto.
Quintavalle è il più sincero, perché i politici esultano facile, ma le ferite addosso ce le hanno loro, gli operai. “Dopo quattro anni contro tutto e tutti, una svolta simile ha bisogno di essere metabolizzata con calma. Provo un insieme di sensazioni”. Hanno provato di tutto: l’indifferenza degli altri, la tenacia individuale degli operai e collettiva della fabbrica, il senso di responsabilità nel resistere e l’apparente incoscienza nel lottare contro i colossi invisibili, la paura di non farcela, le famiglie alle spalle a cui dover spiegare il perché senza sapere fino a quando, i cortei a volte solitari e altre volte pieni, i quattro anni senza lavoro pur di tenere fede alla battaglia, il rifiuto di offerte di lavoro sicuro al Nord, le tante rinunce, le speranze tradite dalla politica che adesso cerca un posto – anche scomodo, purché si salga oggi sul carro dei tg e della stampa – per dire che è stato merito suo.
Tea Tek ha vinto il bando che era stato aperto dalla Regione come ultima possibilità per reindustrializzare e voltare pagina. Ha vinto con l’impegno di riconvertire la produzione nel fotovoltaico e assumere tutti gli operai. Ha vinto perché ha persino garantito l’assunzione di altre 28 persone, rigorosamente donne, tutte under 40, la maggior parte con contratto a tempo indeterminato. Ha vinto perché questa battaglia doveva finire così. E poteva finire così solo a Napoli, con la tenacia di chi vuole lavorare.
Nessun miracolo alla San Gennaro, stavolta: guai a chi lo dice.