La GIL interessa i “non occupabili” e sarà erogata ai nuclei famigliari in cui sia presente un disabile, un minore, un soggetto di almeno 60 anni o un titolare di invalidità civile. La soglia ISEE per poterla richiedere si abbasserà dai 9.630 euro del RdC a 7.200, mentre resteranno invariati i valori degli altri parametri patrimoniali, ossia un patrimonio immobiliare (esclusa la casa di abitazione fino a un valore di 150.000 euro) non oltre i 30.000 euro e conti correnti di massimo 10.000 euro. Il beneficio, erogato per 18 mesi, sarà di 500 euro al mese, che potranno essere integrati con 280 euro mensili di contributo per l’affitto. Al termine dei 18 mesi, sarà sospeso per un mese prima di poterlo richiedere per un altro anno. La revisione delle scale di equivalenza penalizza i nuclei famigliari numerosi, poiché porterà i parametri di moltiplicazione per i figli da 0,2 a 0,15 per i primi due e a 0,1 oltre il secondo. Insomma, più figli si hanno, più si vede dimagrire l’assegno.
La GAL è invece destinata ai soggetti tra i 18 e i 59 anni in condizione di povertà assoluta, con un valore ISEE non superiore a 6.000 euro, i cui nuclei famigliari non hanno i requisiti per accedere alla GIL. Con un importo pari a 350 euro al mese, scatterà a partire da gennaio 2024.
La GIL andrà a circa 709.000 nuclei famigliari, la GAL a 426.000: in tutto, dunque, poco più di un milione di nuclei; molti meno rispetto al milione e mezzo di famiglie percettrici del RdC nel 2022.
E tra luglio, quando cesserà di esistere il RdC, e il 1 gennaio 2024, quando entrerà in vigore il sostegno agli “occupabili”? A tamponare la situazione ci penserà la PAL, Prestazione di Accompagnamento al Lavoro, un contributo di 350 euro che sarà in vigore dal 1 settembre fino al 31 dicembre 2023, riservato ai beneficiari del RdC che, al luglio 2022, abbiano sottoscritto un patto per il lavoro e siano inseriti in misure di politica attiva.
Resterà scoperto agosto, un intero mese in cui queste persone non percepiranno alcun sostegno economico.