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Harvard, fine dei test d’ingresso a risposta multipla: la complessità non sta in tasca
Harvard ha recentemente annunciato che i test internazionali SAT o ACT non saranno più utilizzati per l’ammissione degli studenti nei prossimi quattro anni: la prestigiosa università americana per valutare il potenziale dei candidati si baserà su elaborati che i ragazzi potranno produrre in fase di ammissione. La decisione di Harvard segue la direzione presa da […]
Harvard ha recentemente annunciato che i test internazionali SAT o ACT non saranno più utilizzati per l’ammissione degli studenti nei prossimi quattro anni: la prestigiosa università americana per valutare il potenziale dei candidati si baserà su elaborati che i ragazzi potranno produrre in fase di ammissione.
La decisione di Harvard segue la direzione presa da altre importanti università americane quali Stanford, Wisconsin, Miami e Kansas University: considero questo cambiamento di rotta un ottimo segnale per il futuro. I test a risposta multipla sono stati per decenni la porta di accesso alle migliori università internazionali e a molte facoltà italiane ma hanno evidenti limiti di efficacia nel selezionare i migliori talenti, per lo meno in certi ambiti disciplinari.
Facoltà troppo diverse per le stesse risposte multiple
Oggi i test a risposta multipla costituiti da domande di logica, problem solving e comprensione di un testo vengono utilizzati per i corsi di ingegneria come per quelli di medicina, legge, o per l’ammissione ai Master in Business Administration. Questi ambiti, tuttavia, richiedono, attitudini, competenze e strategie di azione completamente differenti.
Per comprendere questo aspetto dobbiamo conoscere la differenza tra i “sistemi/ambiti ordinati” e quelli “non ordinati”. I primi prevedono una soluzione ottimale al problema da affrontare perché hanno un carattere deterministico dovuto a una relazione lineare tra le loro componenti: costruire un ponte, progettare un software o redigere un bilancio sono ambiti ordinati. Esiste un modo giusto per risolvere questi problemi e molti modi sbagliati. Le competenze che occorrono per affrontare questo genere di problemi sono specialistiche e avere la “risposta giusta” è determinante ai fini dell’efficacia della soluzione; ecco perché in questi ambiti utilizzare test a risposta multipla per selezionare candidati può avere una sua efficacia.
Esistono però ambiti definiti “non ordinati” per i quali non esiste una soluzione ottimale, ma solo soluzioni contestuali che funzionano “qui e ora”. Tali ambiti sono caratterizzati da una relazione non lineare delle variabili da cui sono costituiti e i sistemi complessi fortemente interconnessi e caratterizzati da interdipendenza rientrano in questa categoria. Educare un figlio, creare un’organizzazione efficace, sviluppare innovazione e gestire una crisi pandemica sono esempi di questa classe di problemi. Le competenze specialistiche non sono sufficienti per muoversi con efficacia in questi ambiti. E non avendo una soluzione ottimale, la capacità di risolvere quesiti in un test a domande multiple non ha alcuna capacità predittiva del futuro: per i sistemi non ordinati molto più importanti sono la capacità di leggere il contesto (context reading), la rapidità di azione, la flessibilità e l’apprendimento continuo. L’approccio per affrontare questo genere di problemi è try&learn in cui azione, esplorazione e apprendimento sono intimamente correlati.
Le università non dovrebbero formare giovani con le risposte in tasca
Selezionare le persone attraverso test a risposta multipla per chi si candida a un’istruzione universitaria che prevede di muoversi in contesti complessi è non solo inefficace, ma addirittura dannosa. Si rischia infatti di formare professionisti che pensano di avere tutte le risposte giuste ai problemi che dovranno affrontare: figure autoreferenziali refrattarie a mettersi in discussione e a trovare soluzioni nuove, diverse e coerente con gli specifici contesti entro i quali si muoveranno.
I classici test logico-razionali a risposta multipla quali il SAT o il GMAT misurano un tipo di intelligenza che oggi è meno importante rispetto al periodo in cui sono stati concepiti.
Presentano almeno altre tre criticità.
In primis, sono fondati su abilità quali la capacità di calcolo e l’assimilazione di informazioni. Due aspetti fondamentali a metà del secolo scorso ma che oggi, grazie alla tecnologia, sono di minore importanza. Più importanti risultano oggi la capacità di valutare criticamente le informazioni a cui accediamo e la già citata capacità di contestualizzare, ovvero di utilizzare le informazioni e conoscenze acquisite all’interno di una determinata situazione.
Il secondo limite dei test tradizionali è insito nella loro concezione individualistica, poco coerente in una società interconnessa e interdipendente dove anche le singole azioni possono avere esiti collettivi. Le scelte di un individuo particolarmente intelligente – con riferimento al tipo di intelligenza misurato con i test tradizionali – potrebbero portare a un vantaggio individuale a breve termine ma anche conseguenze drammatiche a livello collettivo nel lungo termine.
Il terzo limite è ben descritto dalle parole di Robert J. Sternberg, un’autorità nel campo degli studi sull’intelligenza: “È assolutamente una follia credere che le persone che sono brave a risolvere banali problemi a scelta multipla saranno necessariamente in grado di risolvere gravi problemi nel mondo.”
Viviamo in un mondo interconnesso e interdipendente. La pandemia COVID-19 che ha investito l’umanità negli ultimi due anni lo ha reso a tutti evidente. Non può essere un caso che proprio ora, dopo decenni di utilizzo, molte università comincino a denunciarne i limiti e a cercare nuove forme di valutazione del potenziale dei ragazzi. Quello che dovranno affrontare al termine del loro percorso di studio è un mondo molto diverso da quello del passato. Avranno bisogno di nuove competenze e nuove strategie d’azione per muoversi nella complessità: in questo senso l’abbandono dei test a risposta multipla è un punto di partenza e un ottimo segnale per il futuro.
Photo by Danilo Rios on Unsplash
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