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Nessun mordi e fuggi all’ombra dei Sassi
Chi pensa che le radici del successo turistico di Matera siano molto recenti deve fare un passo indietro agli anni Ottanta, con la partenza del processo di recupero della sua attrazione principale: i Sassi. Da lì è iniziata la crescita della cittadina, di cui un’altra tappa importante è stata caratterizzata dall’iscrizione dei Sassi e del […]
Chi pensa che le radici del successo turistico di Matera siano molto recenti deve fare un passo indietro agli anni Ottanta, con la partenza del processo di recupero della sua attrazione principale: i Sassi. Da lì è iniziata la crescita della cittadina, di cui un’altra tappa importante è stata caratterizzata dall’iscrizione dei Sassi e del Parco della Murgia nella lista dei beni Unesco patrimonio dell’umanità.
L’exploit turistico di Matera: nessun’altra Capitale della Cultura è cresciuta tanto
Abbiamo ripercorso idealmente questo cammino con Giovanni Padula, ricercatore di CityO, società specializzata in marketing e ricerche di mercato.
“A fare la differenza, in questo contesto favorevole, è stata la parallela e progressiva espansione del turismo culturale a livello nazionale e internazionale: all’inizio del nuovo secolo le potenzialità del fenomeno sono state colte da una serie di operatori turistici i quali, approfittando del processo di riqualificazione dei Sassi, hanno iniziato a investire in strutture ricettive di tipo alberghiero”, racconta.
Fino ad arrivare al 2009, anno di inizio dei lavori di candidatura per il titolo di Capitale Europea della Cultura 2019, quando “Matera incrocia trend globali di crescita generalizzata del turismo, con il turismo culturale che via via raccoglie arrivi anche dai Paesi asiatici, molti dei quali in forte crescita economica. L’esplosione del turismo online e delle piattaforme digitali come Airbnb, il successo delle compagnie low cost e l’espansione del vicino aeroporto di Bari completano il set di fattori abilitanti per una crescita del turismo in una località emergente e dalle limitate connessioni di trasporto come Matera”, continua Padula.
A questo punto dunque si innesca il forte cambiamento, con il quale “Matera passa da località turistica emergente a meta riconosciuta di turismo culturale, con notorietà e reputazione internazionali: i visitatori in arrivo dall’estero oscillano negli ultimi anni intorno a quota 30% dei suoi arrivi totali”. L’anno di Matera Capitale Europea della Cultura si inserisce quindi in un contesto già più che favorevole, che “per vari motivi ha prodotto un effetto di cassa di risonanza sui media che potremmo definire eccezionale, sia in fase di candidatura, sia soprattutto dopo la designazione nel 2014. In grande sintesi ha fatto da acceleratore di crescita del turismo a Matera”.
Volendo fornire una panoramica numerica, solo nel periodo 2014-2017 le presenze a Matera sono cresciute di oltre l’82%. Analizzando l’offerta, il numero di strutture ricettive della città di Matera era pari a 11 unità nel 1999, e poco meno di 800 erano i posti letto; in entrambi i casi, circa il 3% del totale regionale. “Nel corso di quasi un ventennio il numero di strutture ricettive è esploso: nel 2016 Matera è arrivata a una dotazione di 482 strutture ricettive, di cui 26 alberghiere; le altre 456 strutture sono di tipo extralberghiero: piccoli e piccolissimi B&B, affittacamere e case vacanze. Una frammentazione dell’offerta ricettiva che ha finito per trasformare una fetta importante dello stock residenziale del centro storico in appartamenti a uso turistico”, spiega Padula.
Confrontando Matera con le altre città che sono state capitali europee della cultura, “dai dati disponibili e dalle stime sul turismo a Matera nel 2019, emerge come la città lucana, con un +46,2%, produca la crescita delle presenze turistiche più consistente, in un certo lasso di tempo considerato, rispetto a tutte le città ECoC a partire almeno dal 2007. L’arco di tempo considerato è la crescita tra la media delle presenze nei tre anni precedenti l’evento e le presenze registrate nell’anno dell’evento”.
Un turismo da gestire con attenzione
Il turismo internazionale fa la parte del leone, con una quota fortemente cresciuta negli ultimi anni che oggi “è intorno al 30%. Gran parte dei turisti stranieri viene da Europa e Stati Uniti in valore assoluto, ma in termini di tassi di crescita i mercati più dinamici sono oggi quelli asiatici”, spiega Padula. A livello nazionale si può affermare che prevale quello che potremmo chiamare turismo di prossimità, proveniente cioè dalle regioni più vicine alla Basilicata o da altre città e paesi della regione, ossia “Campania, Puglia, Calabria, ma anche la stessa Basilicata: poco meno del 30% degli arrivi proviene da queste regioni”.
Dalle parole di Giovanni Padula non è difficile individuare una doppia tendenza: da un lato un tipo di turismo concentrato su più giorni e che porta quindi entrate significative alla città; dall’altro il turismo mordi e fuggi, sicuramente da segnalare, ma caratterizzato prevalentemente da visite giornaliere “con turisti che non pernottano e che spendono poco o niente in città durante la loro breve visita, che rischia, oltre un certo limite, di compromettere l’esperienza del turista culturale, che invece pernotta e spende cifre significative per il soggiorno, la ristorazione e lo shopping”.
Parallelamente questa evoluzione ha portato a una “crescita delle licenze commerciali ed eccessiva concorrenza tra operatori del commercio, con segnali di decadimento della qualità del servizio, insieme a una crescita dei prezzi per la popolazione locale, sia immobiliari sia dei generi di consumo, oltre a un aumento del traffico, soprattutto in questi primi mesi del 2019, e una evidente difficoltà degli attori locali ad affrontare con soluzioni efficaci e stabili la questione delle connessioni di trasporto e dell’accessibilità di Matera”. La Basilicata tradizionalmente non è una regione servita bene, soprattutto dalla rete ferroviaria, nonostante alla luce di questo forte sviluppo si sia cercato di fare qualche passo in avanti. “Per l’operatività della connessione ferroviaria Ferrandina-Matera ci vorranno anni, e non sono chiari al momento i costi e i benefici”, chiarisce Padula.
Secondo il ricercatore poi è importante rivedere gli itinerari turistici per valorizzare al meglio tutto ciò che c’è intorno a Matera, soprattutto la vicina Puglia, altrettanto ricca di bellezza: “Altri approfondimenti sui quali è utile richiamare l’attenzione riguardano per esempio l’analisi degli itinerari dei turisti di passaggio in Basilicata e a Matera da altre località turistiche limitrofe, specie da quelle pugliesi: conoscere meglio questi percorsi, e come in questi itinerari di viaggio si inseriscono le località turistiche lucane, è un importante elemento di conoscenza per le istituzioni pubbliche e per gli operatori privati interessati alle politiche turistiche attive, in grado di incidere anche sulle scelte dei tour operator”.
Che cosa aspettarsi dal futuro del turismo a Matera?
“Nel dopo 2019 a Matera vedo una città impegnata a trovare soluzioni su almeno due fronti. Da un lato come riequilibrare le ricadute negative di un turismo di massa cresciuto troppo in fretta, dall’altro come fare leva sull’industria turistica per favorire la crescita e l’arrivo in città di altri settori economici, a partire dalle imprese e organizzazioni dei settori culturali e creativi”, spiega Padula.
Nei prossimi anni, continua il ricercatore, “i principali attori locali, pubblici e privati, saranno chiamati a trovare soluzioni per governare una serie di criticità, tra cui come limitare il flussi di escursionisti, come migliorare la ricettività governando il fenomeno del centro storico saturato da appartamenti a uso turistico e l’integrazione delle periferie, come affiancare al turismo culturale altri segmenti di turismo, dal congressuale a quello educativo, dall’eno-gastronomico a quello outdoor, e imparare a misurare tutti questi fenomeni”.
C’è poi un altro tema: bisogna capire come poter “allargare il territorio turistico ad altre aree della città e del territorio circostante, per esempio il Parco della Murgia, con percorsi calibrati per un turismo non di massa. Inoltre è opportuno migliorare le connessioni di trasporto, facendo però attenzione a non favorire la creazione di infrastrutture sovradimensionate”.
Nel frattempo Padula ha un’idea ben precisa sulla città lucana: “Penso che Matera possa puntare a diventare un laboratorio di turismo sostenibile nelle città d’arte. Dovrebbe nascere un tavolo permanente su come governare il turismo culturale, misurarne gli impatti, favorire gli investimenti nel turismo sostenibile, promuovere le connessioni con le industrie creative e culturali. Soluzioni in grado di rispondere a domande frequenti, come: quali problemi comporta essere città d’arte? Quali costi nascosti, accanto ai benefici? Come misurare impatti positivi e negativi? Quando l’impatto del turismo diventa ‘troppo alto’?”
Un laboratorio in cui pubblico e privato possono andar di pari passo e dove l’innovazione ha un ruolo centrale: “Se questo tavolo vedesse la partecipazione attiva e congiunta del settore pubblico e privato, Matera potrebbe diventare un centro di produzione di soluzioni per i territori a forte caratterizzazione turistica, con soluzioni da esportare in Italia e nel mondo; un laboratorio in cui applicare i progetti più avanzati. Una città d’arte in grado di investire in ricerca e sviluppo, perché anche il turismo ha bisogno di innovazione”.
Foto di copertina della Fondazione Matera Basilicata 2019
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