Un importante lavoro sulla rappresentazione mediatica della violenza di genere è stato fatto anche dal Manifesto di Venezia contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini, sottoscritto nel 2017 dalla Commissione pari opportunità della FNSI, USIGRai, associazione Giulia e Sindacato dei giornalisti del Veneto.
“Il Manifesto ha una parte dedicata proprio al linguaggio relativo alla narrazione della violenza sulle donne ed è stato determinante in questo percorso. Alcuni tra questi punti sono stati integrati nel Testo unico dei doveri del giornalista”, ha raccontato Mara Pedrabissi, presidente della Commissione pari opportunità della Federazione nazionale della stampa.
“Il primo gruppo di lavoro su questi temi è stato istituito nel 2007”, ha spiegato Paola Spadari, segretaria dell’Ordine dei giornalisti. “Nel 2014 è stata stabilita la formazione obbligatoria per i giornalisti, che riguarda anche queste tematiche, ma purtroppo ancora il lavoro da svolgere non è terminato”.
La prova concreta di queste parole è ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Basti pensare a uno degli esempi più recenti, il cosiddetto caso “La Russa jr”, la cui rappresentazione giornalistica è stata oggetto di un case study presentato nel corso della mattinata da Rosalba Belmonte, ricercatrice in Sociologia dei fenomeni politici presso l’Università della Tuscia. Nel racconto della vicenda che ha coinvolto il figlio del presidente del Senato, analizzata attraverso 229 articoli di 14 quotidiani nazionali, sono state riscontrate numerose “cattive pratiche”.
La strada è tracciata, dunque, ma ancora lunga e tortuosa, con grande responsabilità, in un senso o nell’altro, dei professionisti dell’informazione.
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