Gli enti pubblici sono sensibili all’inclusione delle persone LGBT e reagiscono con attività di formazione e accoglienza. Vediamo come con Cinzia Melis, della segreteria nazionale della rete RE.A.DY.
Se i piccoli Comuni pagano le tasse come i grandi
La testimonianza di sindaci di Comuni con meno di cinquemila abitanti in diverse parti d’Italia: da Nord a Sud, passando per le Isole, si riscontrano problemi e necessità simili.
Sono settanta le attività commerciali cessate ogni giorno tra il 2020 e il 2021. La maggior parte di esse si trovava nei piccoli Comuni italiani, ovvero quelli con meno di cinquemila abitanti. Di queste attività larga parte riguardava beni alimentari e di prima necessità. Questi dati sono stati forniti dalla Confesercenti nella presentazione della proposta di legge per la tutela delle piccole e medie imprese del commercio di vicinato primario.
Secondo i dati della Confesercenti sono 5.532 i Comuni italiani sotto i cinquemila abitanti. FIESA Confesercenti e Federconsumatori hanno esposto uno studio sulla desertificazione commerciale riferendosi in particolar modo ai piccoli Comuni.
“Sono sparite 228 macellerie e 500 forni-panetterie, per una stima che potrebbe raggiungere il -8,4%. L’esperienza della pandemia ha confermato una volta per tutte la necessità di non perdere presidi essenziali di servizi e non disperdere i propri valori e la propria identità fondata sulla pluralità delle espressioni sociali, culturali, economiche”, afferma Daniele Erasmo, presidente di FIESA Confesercenti, all’AGI-Agenzia Italia.
I numeri dei piccoli Comuni italiani e i metodi per dargli nuova vita
I Comuni con meno di cinquemila abitanti in Italia sono il 69,99%. La Regione che ne conta il maggior numero è il Piemonte, secondo i dati Istat aggiornati al 1/1/2021. Segue la Lombardia con il 18,78%, la Campania con il 6,20%, la Calabria con il 5,91%, l’Abruzzo con il 4,56%, la Sardegna con il 5,75%, il Veneto con il 5,26%. Le altre Regioni si attestano tra l’1,14% dell’Umbria e il 2,89% delle Marche.
Secondo un’elaborazione al Centro Studi Enti Locali, basata su dati Istat e del ministero per il Sud, sono 3.805 i Comuni che hanno perso il 22% degli abitanti. Oltre l’80% è diviso tra Nord e Sud Italia; le Regioni che ne contano di più sono Piemonte e Lombardia, seguite da Calabria, Campania, Sardegna, Sicilia e Abruzzo.
Con il “Fondo di sostegno e Comuni marginali” per gli anni 2021/2023 ai territori soggetti a spopolamento sono stati assegnati contributi per un totale di 180 milioni di euro. Queste risorse saranno utilizzate per l’apertura di attività commerciali artigianali e agricole per i residenti e per chi trasferisce la propria residenza nei Comuni delle aree interne e svantaggiate.
Iniziative simili arrivano anche dai Comuni o dalle Regioni, come nel caso di Roseto Valfortore. La sindaca Lucilla Parisi ha deciso di assegnare 5.000 € a favore di nuove attività commerciali, artigianali e agricole “pronte ad aprire sul nostro territorio”. Attività simile a quella della Regione Marche per i Comuni con non più di cinquemila abitanti al 31/12/2020, o quelli che distanziano almeno 15 km dalla costa. Gli interventi finanziabili dal bando di concessione di contributi della Camera di Commercio e della Regione Marche riguardano l’avvio o il trasferimento di un’impresa commerciale nei borghi interessati.
Quali potrebbero essere gli incentivi per l’apertura di nuove attività produttive nei piccoli Comuni? Facilitare i passaggi burocratici per la creazione o la ricollocazione di attività economiche dei vari settori e sostenere le attività esistenti attraverso una riduzione del carico fiscale contributivo, in modo che negozi, ristoranti, artigiani e agricoltori dei piccoli Comuni non siano costretti a sostenere costi come quelli di attività site in pianura o nei grandi centri urbani.
Il mantenimento delle attività produttive in questi piccoli centri è strettamente correlato alla motivazione delle fasce più giovani della popolazione a dimorarvi stabilmente. “I giovani rimangono se c’è lavoro”, è il mantra che si ripete nei Comuni con meno di cinquemila residenti.
Michele Schiavi, sindaco di Onore: “Serve una fiscalità agevolata per i Comuni di montagna”
“Nel paese di Onore, meno di mille abitanti, in provincia di Bergamo – ci spiega il giovane sindaco Michele Schiavi – la presenza di attività commerciali al momento resiste grazie ai flussi turistici che interessano il nostro borgo in occasione del periodo estivo, natalizio e pasquale.”
“La maggior parte delle attività offre servizi, mentre il commercio al dettaglio è ormai del tutto sparito, tranne per quanto riguarda la parte alimentare e farmaceutica. All’interno del nostro Comune, ma fuori dal borgo, esiste una grande area artigianale commerciale che si trova su un’importante arteria stradale, che però non è facilmente accessibile per i pedoni. Questo comporta grande difficoltà soprattutto per i residenti più anziani, che sono costretti a dipendere da parenti e amici in caso di bisogni diversi rispetto ai generi di prima necessità.
Le attività al dettaglio fanno molta fatica a resistere subendo di fatto la concorrenza dei prezzi delle grandi attività. Ritengo che il vero punto di forza di queste piccole attività sia quello di offrire un servizio di prodotti locali e quindi esclusivi che le grandi catene non possono in alcun modo raggiungere. In questo caso il cliente, provando le diverse esperienze di acquisto, è disposto anche a rinunciare al risparmio economico. Altro punto di forza delle piccole attività è la grande possibilità di fidelizzare il cliente, andando incontro alle sue esigenze e creando un rapporto personale.”
“Sul tema commercio penso che l’unico modo per evitare la desertificazione commerciale sia quello di incidere sulla fiscalità per i Comuni di montagna, considerando le attività commerciali non più solo come attività private a scopo di lucro, ma come veri e propri presidi sociali. Alcuni esempi che potrebbero portare benefici riguardano l’indennità di residenza per le farmacie rurali, che andrebbe estesa a tutte le attività essenziali, e l’iniziativa ‘Io resto al Sud’, che permette di dare contributi a fondo perduto ai giovani che aprono nuove attività. Il ‘ddl montagna’ va in questa direzione, ma ad oggi in Italia manca una vera e propria programmazione nazionale.”
“A novembre 2020 ho partecipato come delegato ANCI per i piccoli Comuni all’audizione presso la commissione della Camera dei deputati proprio sul tema del rilancio del commercio. Le proposte di medio-lungo termine che abbiamo presentato riguardavano la defiscalizzazione con IVA agevolata per i negozi che si trovano in particolari zone a rischio desertificazione, la gestione diretta da parte del soggetto pubblico dei servizi di logistica di approvvigionamento (in alcuni casi diventa una necessità), prevedere per le attività commerciali dei Comuni che rispettano i criteri un’indennità di ruralità simile a quella stabilita per le farmacie rurali. Questa indennità è un modo sia per sostenere economicamente le attività che per riconoscere il loro ruolo sociale.”
Graziano Fanesi, sindaco di Castorano: “Serve un cambio di mentalità dei cittadini”
Graziano Fanesi è il sindaco di Castorano, in provincia di Ascoli Piceno, nelle Marche.
“Il nostro è un Comune con 2.300 abitanti, suddiviso in due macroaree: la parte alta del paese e la parte bassa. In quest’ultima ci sono diversi servizi come bar tabacchi, parruccheria ed estetista, benzinaio, idraulico, concessionario di auto, elettrauto, piscina comunale, pizzeria. Sono diverse le attività in un lembo di terra piuttosto piccolo. Nella parte alta di Castorano si soffre un po’ di più, perché le attività commerciali non crescono ma anzi sono diminuite, da vent’anni a questa parte. Quelle che ci sono però lavorano, seppur con difficoltà. Il problema principale è la mancanza di ricambio generazionale, perché abbiamo due attività gestite da persone ultrasettantacinquenni. Lo scorso anno ha chiuso un’attività bar; siamo fiduciosi possa riaprire tra qualche mese poiché per fortuna un giovane ha deciso di investire.”
“Si tende sempre a scendere in vallata per fare spesa; così facendo si mettono in difficoltà le persone che investono sul nostro territorio. Il punto di forza di queste attività è sicuramente la qualità del servizio e dei prodotti. Speriamo possano resistere e aumentare. Abbiamo chiesto, rispetto al PNRR, la riapertura di tutte le vecchie strade comunali che possano mettere in collegamento il centro storico con, ad esempio, le cantine o le aziende agricole, camminamenti fruibili dai residenti e dai turisti che stanno riscoprendo i nostri paesi e se ne stanno innamorando, soprattutto olandesi, inglesi, tedeschi e belgi.”
“Per evitare lo spopolamento sarebbe necessario un cambio di mentalità del cittadino nel riscoprire le peculiarità di questi territori, seppure un po’ più distanti dal luogo di lavoro o dalle comodità; privilegiare la tranquillità del paese e il rapporto umano diverso rispetto alle grandi città. Sgravio fiscale, costi di affitto e contributi da parte di Governo e/o Regione sono stimoli necessari per far sì che giovani o meno giovani mantengano o decidano di aprire attività commerciali e artigianali nei nostri piccoli paesi.”
Carlo Duilio Viti, sindaco di Sant’Antonio di Gallura: “Ormai resiste solo il settore agrituristico”
“Le attività nel Comune di Sant’Antonio di Gallura in provincia di Sassari – ci spiega il sindaco Carlo Duilio Viti – e probabilmente in tutti i piccoli Comuni interni della Sardegna e d’Italia, quelli che per intenderci basano i loro bilanci sui piccoli numeri e non vivono di turismo, sono quelle di prossimità, come ad esempio i bar e i generi di prima necessità, oltre a qualche piccolo artigiano. Si è assistito e si assiste costantemente a una moria delle attività che costituivano il tessuto economico sociale della comunità. La concorrenza svolta dapprima dalle attività cittadine, poi dai grandi centri commerciali, e infine da Internet, non permette, nelle piccole realtà, di scostarsi dall’offerta di generi di prima necessità. E spesso anche queste attività soffrono per gli esigui numeri di avventori.”
“Le piccole attività tradizionali non resistono, con qualche buona eccezione ad esempio nel settore agrituristico. Ma da almeno vent’anni assistiamo a un lento e inesorabile declino e impoverimento delle attività del paese. Un impoverimento dell’offerta di beni e servizi che ci preoccupa, pur con alcune buone eccezioni che fanno mantenere viva la speranza. Le attività non solo potrebbero essere il punto di forza, ma a mio avviso sono l’unica reale componente che, insieme alle persone che la abitano, possono tenere in vita una comunità. I giovani, il lavoro, e l’incontro di offerta e domanda di servizi e beni sono importantissimi indici di una comunità viva, sana e prospera.”
“I Comuni sotto i cinquemila abitanti hanno necessità di una fiscalità agevolata per chi svolge attività nel territorio. Pochi giorni fa il Comune di Sant’Antonio di Gallura ha approvato le nuove aliquote IMU e ha previsto per le attività commerciali una piccola riduzione dell’aliquota che può essere fissata fino al 10,6%, e che a Sant’Antonio viene invece ridotta fino al 7,9%. Non è nulla nel mare di tasse che pagano le attività commerciali, ma è un piccolo gesto di vicinanza a chi ha ancora il coraggio e la forza di fare impresa a Sant’Antonio di Gallura e nei piccoli Comuni.”
Leggi gli altri articoli a tema Geografie del lavoro.
Leggi il mensile 111, “Non chiamateli borghi“, e il reportage “Aziende sull’orlo di una crisi di nervi“.
L’articolo che hai appena letto è finito, ma l’attività della redazione SenzaFiltro continua. Abbiamo scelto che i nostri contenuti siano sempre disponibili e gratuiti, perché mai come adesso c’è bisogno che la cultura del lavoro abbia un canale di informazione aperto, accessibile, libero.
Non cerchiamo abbonati da trattare meglio di altri, né lettori che la pensino come noi. Cerchiamo persone col nostro stesso bisogno di capire che Italia siamo quando parliamo di lavoro.
In copertina Castorano, in provincia di Ascoli Piceno
Leggi anche
Il docente di sociologia economica dell’Università di Torino parla dei paradossi dei fondi del PNRR dedicati ai Comuni e i rischi di una visione fondata sul binomio turismo-cultura.
Il turismo nel capoluogo emiliano ha provocato una crisi abitativa e ha messo a rischio la tenuta del tessuto sociale: gli studentati costano fino a 1.100 euro al mese, con prezzi esosi anche per case fatiscenti. Ma gli immobili sfitti, in città, sono migliaia, pubblici e privati