Violenze Air France: se la sono cercata

I dirigenti di Air France aggrediti in diretta tv? Se la sono cercata. Questa frase sintetizza l’opinione di una maggioranza di francesi, interrogati dall’istituto di statistica IFOP, dopo i tumulti del 5 ottobre negli uffici della compagnia aerea. Il 54 % degli intervistati, per conto del quotidiano Sud Ouest, in merito a questa reazione violenta […]

I dirigenti di Air France aggrediti in diretta tv? Se la sono cercata. Questa frase sintetizza l’opinione di una maggioranza di francesi, interrogati dall’istituto di statistica IFOP, dopo i tumulti del 5 ottobre negli uffici della compagnia aerea. Il 54 % degli intervistati, per conto del quotidiano Sud Ouest, in merito a questa reazione violenta ha infatti dichiarato di “comprendere pur senza approvare”.

Come dire: i “cattivi” non sono i dipendenti perché 2900 potenziali esuberi possono giustificare qualche “scaramuccia” per usare un eufemismo.
Visto dall’estero può sembrare assurdo che le forze dell’ordine non siano intervenute in maniera decisa per evitare le aggressioni o che alcuni esponenti politici (anche dell’attuale maggioranza di sinistra) abbiano apprezzato la reazione dei sindacati. Ma questa è la Francia. Il paese della Rivoluzione. Un evento che a oltre 200 anni di distanza è ancora presente. E questo bisogna sempre ricordarselo se si fanno affari con i cugini d’Oltralpe.

Già nel periodo più nero della crisi economica, tra il 2008 e il 2010, i media avevano dato ampio risalto ai numerosi sequestri di manager e dirigenti, effettuati dai dipendenti di aziende a rischio di chiusura. In pratica, in caso di fallimento delle trattative sul destino di siti produttivi, i rappresentanti del personale e dei sindacati avevano optato frequentemente per trattenere a tempo indeterminato i responsabili di tali decisioni nei loro uffici. La polizia è intervenuta raramente di fronte a queste forme di riduzione della libertà personale. Sebbene la Francia fosse in quegli anni governata dal centro-destra, la tendenza era quella di non esacerbare ulteriormente il confronto sociale.

Ma i sequestri non furono i soli atti di contestazione implicitamente accettata dalle autorità francesi. In alcuni casi, delegazioni di sindacalisti e dipendenti si sono cimentati in vere e proprie opere di saccheggio e distruzione di uffici pubblici. È quello che è successo ad esempio, il 21 aprille 2009, alla sotto prefettura di Compiègne. Di fronte al rigetto dell’istanza di annullamento della chiusura della fabbrica di Clairoix, da parte del tribunale di Sarreguemines, i manifestanti hanno devastato i locali della sotto prefettura. Solo qualche anno dopo, sei persone partecipanti all’azione sono stati condannati a pagare un’ammenda piuttosto risibile di 4000 euro. Al giornalista del TG delle 20 di France2 che chiedeva se non credesse di aver esagerato, Xavier Mathieu, il sindacalita leader della protesta, rispondeva: “sta scherzando, vero? Questi non erano dei vandali ma della gente arrabbiata. Non ho rimpianti”.

Si potrebbe pensare che tutto questo basti ad introdurre delle nuove regole contro la violenza, e invece no. Già nel 2013 i deputati del fronte di sinistra (comunisti) avevano presentato una proposta di legge per un’amnistia sindacale. Insomma un colpo di spugna sulle azioni violente dei sindacati ai danni di alcune aziende. La proposta di legge non è piaciuta nemmeno a una buona parte dei deputati della maggioranza socialista ed è quindi stata lasciata da parte. Tuttavia non sono mancati i sostegni “di peso” come quello del Ministro della giustizia di estrema sinistra, Christiane Taubira, che ha dichiarato che “si tratta di un’opera di giustizia sociale”. Naturalmente ha sostenuto il progetto di legge anche il leader del Front de Gauche, Jean-Luc de Melenchon. Certo il presidente Hollande ha dichiarato di essere contrario “per principio e per esperienza” alle amnistie. Tuttavia, dopo le proteste dell’alleato Melenchon, ha parlato della possibilità di esaminare le singole situazioni.

Non c’è dunque da sorprendersi se il governo di Manuel Valls abbia, in un primo momento, sostenuto Air France davanti alle scene di violenza sindacale per poi fare un passo indietro, sotto il peso della pressione del sindacato di sinistra CGT.

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