Uno dei mestieri più fraintesi e sfruttati dell’era digitale fa quadrato richiedendo un CCNL e un codice ATECO dedicati, ma ancora non c’è una verifica delle competenze di chi lo pratica. Intervistiamo Riccardo Pirrone e Renato Scattarella, presidente e vicepresidente dell’Associazione Nazionale Social Media Manager
Amazon, puntuale nelle consegne ma meno nelle assunzioni. Novara pronta a smentire?
Imminente l’apertura di un nuovo polo Amazon ad Agognate, ma uno studio afferma che potrebbe non avere grande impatto sul territorio dal punto di vista lavorativo. Il sindaco contesta i dati.
Giovane, maschio e precario: è l’identikit del lavoratore Amazon. Questo almeno stando a quanto rilevato dal Centro Studi del Piemonte Nord. I dati sono stati diffusi in un convegno che si è svolto a metà luglio a Novara. Non a caso, perché sono ormai in dirittura d’arrivo i lavori per la costruzione del polo di Amazon nella zona novarese denominata Agognate, al confine con la provincia di Vercelli, a pochi passi dall’autostrada. Ma soprattutto nell’unica parte della periferia di Novara dove ancora non ci sono logistiche.
Tutt’attorno al capoluogo piemontese, da Biandrate fino a Trecate, si sono disseminati capannoni che ospitano ditte di trasporti, complice anche la felice posizione della città che si trova tra due autostrade (Milano-Torino e Torino-Piacenza-Brescia). Amazon ha annunciato in loco l’arrivo di novecento nuovi lavoratori, che entro tre anni passeranno dai contratti a tempo determinato agli indeterminati.
Almeno sulla carta. L’annuncio infatti ha messo in allarme Confartigianato e diverse realtà territoriali, poco convinte della ricaduta occupazionale dell’insediamento.
Come e chi assume Amazon in Italia?
I dati, come detto, sono stati esposti nel corso di un convegno dedicato proprio all’insediamento novarese, ma fotografano la realtà nazionale che riguarda il colosso americano.
«Nel 75% dei casi – spiega l’economista Alessandro Minello, che ne è l’autore – gli assunti di Amazon sono somministrati a tempo determinato. La prevalenza della somministrazione è evidente ovunque e si arriva al caso di San Bellino, dove il 99% dei lavoratori non è a tempo indeterminato.»
«Dal punto di vista delle assunzioni abbiamo un 82% di personale flessibile e un 18% stabile. Il 32% non è qualificato e lavora in prevalenza come addetto all’ imballaggio. Il 43,5% sono addetti alla logistica e il 16% impiegati, mentre chi ricopre mansioni più qualificate è l’1% dei contratti. Insomma un lavoratore su cinque è assunto con professionalità medio alta e quattro su cinque medio bassa.»
Il dato illustra, invece, una tendenza a radicarsi sul territorio, dal momento che l’89% dei lavoratori proviene dalle regioni di insediamento mentre il 10% proviene da fuori. Nel 13% dei casi i lavoratori provengono da Comuni vicini, e nell’8% addirittura limitrofi. Nel caso novarese lo scenario potrebbe talvolta variare a favore della provincia di Vercelli, dal momento che l’area dove sorgerà la logistica si trova sul confine tra le due.
Agognate, gli effetti del polo Amazon di Novara sul territorio
Il tasto dolente riguarda non tanto la provenienza dei lavoratori, ma l’inquadramento.
Il rischio è di avere sì novecento nuovi posti di lavoro, ma che non diano stabilità a una provincia come quella novarese, che negli anni comunque ha perso poli produttivi. Le ricadute positive sul territorio, secondo l’economista che insegna a Venezia all’Università di Ca’ Foscari, saranno limitate.
«Nell’insieme – ha commentato Alessandro Minello – dal confronto con gli altri casi nazionali, ci aspettiamo che Agognate si collochi nella media, ma con una qualità occupazionale inferiore alle aspettative della comunità locale. È probabile inoltre che la maggior parte delle assunzioni avvenga con contratti flessibili accompagnati da bassi tassi di trasformazione in contratti a tempo indeterminato. Se così fosse la domanda di lavoro si rivelerebbe più una speranza di un posto fisso che una vera e propria opportunità lavorativa.»
Chi non sembra disturbato da questa evenienza è il sindaco di Novara Alessandro Canelli, che contesta i dati in questione spiegando che: «Mi risulta che Amazon abbia 12.100 persone assunte a indeterminato. Fino all’anno scorso ne aveva 9.000 e nel 2021 è previsto un tasso di crescita del 30%. A Torrazza, che è il sito più simile a Novara, ha aperto l’attività nel 2019, dichiarando che avrebbe assunto 1.200 lavoratori in tre anni. Oggi sono 1.500».
Amazon non risponde alla stampa e vara il “Piano Italia”
I dati del sindaco di Novara sono in realtà quelli che la stessa Amazon pubblica sul proprio sito istituzionale, con un comunicato stampa di inizio anno nel quale spiega quali saranno i suoi piani per il 2021, che visto l’andamento del commercio online dell’anno scorso si annuncia come di svolta. Anche se, va detto, nel 2020 una grande spinta è arrivata dai mesi di chiusura totale. Il 2021 si è senza dubbio aperto sotto il segno della crescita del settore, come confermano i dati del primo report trimestrale forniti da Salesforce.
L’ufficio stampa di Amazon, da noi contattato, non ha risposto alle richieste; per questo motivo riportiamo i sopra citati dati ufficiali forniti dall’azienda: «Nel primo trimestre del 2021 il commercio digitale globale – spiega il report – è cresciuto del 58% su base annua, ben al di sopra dei livelli pre-COVID (basti pensare che il tasso di crescita del primo trimestre 2020 era del 17%. Non solo, l’Italia è il quarto Paese al mondo in cui è cresciuto maggiormente (78%) dopo Canada (111%), Paesi Bassi (108%) e Regno Unito (91%)».
I settori in cui si evidenzia la crescita maggiore sono articoli sportivi, elettrodomestici e beni di lusso. Questi numeri sono il presupposto per un vero e proprio cambiamento della geografia, non solo del lavoro, della Penisola.
Amazon, che è stata al centro del dibattito nel 2020, si pone come uno dei principali role player del mercato italiano. Il “Piano Italia” di Amazon, secondo i dati forniti dalla società stessa, ha l’obiettivo di creare opportunità di crescita per l’economia italiana nel 2021 con un investimento di oltre 350 milioni di euro in tre nuovi centri in Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte, che apriranno in autunno.
Il 7 giugno Amazon ha annunciato che creerà 3.000 nuovi posti di lavoro a tempo indeterminato in Italia entro la fine dell’anno, portando la forza lavoro complessiva dell’azienda a oltre 12.500 dipendenti, dai 9.500 di fine 2020, in più di cinquanta sedi in tutta Italia. Lo stipendio d’ingresso mensile base, secondo i dati forniti dalla stessa società, sarebbe pari a 1.550 euro lordi.
Nei programmi per il 2021, oltre al centro novarese, c’è quello di Cividate al Piano in provincia di Bergamo e un centro di smistamento a Spilamberto vicino a Modena, oltre a undici depositi di smistamento in Piemonte, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Umbria e Marche.
Dove osano i sindacati: con Amazon trattative in corso
Che il colosso sia in crescita e che il contratto di somministrazione sia comunque un mezzo molto utilizzato, al contrario di altre logistiche che si appoggiano a cooperative – non sempre trasparenti, come dimostrato da diverse indagini – è ormai un fatto assodato.
I dubbi permangono sul rapporto con le rappresentanze dei lavoratori, che non sempre hanno vita facile. Negli anni sono stati fatti dei progressi anche a livello sindacale con accordi territoriali, anche se non sempre il colosso americano ha dimostrato apertura verso le sigle sindacali.
«Serve un tavolo permanente – dice Attilio Fasulo della CGIL Novara – che ci consenta di monitorare i fenomeni e di tenere sotto controllo l’insediamento. In merito ad Amazon, mentre le organizzazioni sindacali e le imprese costruivano i protocolli per arrivare alla sicurezza in azienda in piena pandemia, per lo stabilimento di Amazon a Piacenza sono serviti undici giorni di sciopero. Si tratta di un’azienda che si bea di aver tenuto fuori le rappresentanze sindacali negli USA, cosa che non gli è riuscita in Italia. I sindacati non dovrebbero essere lasciati soli dalle istituzioni perché quei fenomeni avranno ricadute sociali sul territorio. Si parlava di governance che garantisca anche i contratti di lavoro nazionale, e non i cosiddetti contratti pirata che fioriscono in questi casi.»
L’obiettivo per il 2021 è quello di avere anche un tavolo nazionale. In merito a questo tema Amazon non parla, ma alcune trattative con i sindacati sarebbero in corso. Per il momento vige il massimo riserbo e nessuno sembra voler anticipare i contenuti di una trattativa molto delicata, ma degli incontri ci sarebbero stati. Quest’anno si potrebbe riuscire ad aggiungere un tassello normativo in più a un settore come la logistica, che finora è stato da più parti definito un vero e proprio far west dove negli ultimi mesi si sono verificati spesso e volentieri anche scontri tra i lavoratori in sciopero e le forze dell’ordine.
Photo credits: novaratoday.it
Leggi anche
Ci sono libri che hanno avuto la sfortuna di uscire a ridosso del lockdown da pandemia, con conseguente oblio mediatico nei mesi seguenti, aggravato dall’impossibilità di accedere alle librerie. Uno di questi è Io sono il potere (Feltrinelli, 270 pagine, 18 €) scritto da Giuseppe Salvaggiulo, capo della redazione politica de La Stampa. Se il […]
In questo preciso momento ci sono circa 307.000 casi di infetti da COVID-19 al mondo, di cui 547 in Polonia, con 6 morti su una popolazione di circa 38 milioni. Come sappiamo, questi numeri sono sempre relativi e potrebbero essere influenzati dal numero di tamponi effettuati, che in polacco si chiamano testy. Fino a giovedì 12 […]