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Il caro libri scolastici raggiunge cifre impressionanti: 1,45 miliardi spesi per meno di 4 milioni e mezzo di studenti. E il costo per le famiglie tocca i tre zeri. I dati dell’indagine ADOC-EURES, i commenti dei presidenti Anna Rea e Fabio Piacenti e le possibili soluzioni
Il peso della cultura, a settembre, lo avvertono soprattutto i bilanci delle famiglie con figli in età scolare. Il caro libri per i testi scolastici è un tema che i genitori conoscono bene, e che un’indagine svolta da ADOC ed EURES definisce in modo ancora più netto.
Ammontano a 1,45 miliardi di euro, infatti, le spese degli italiani per corredare del materiale necessario i 4.313.330 studenti iscritti alle scuole secondarie di primo e secondo grado. Una cifra astronomica nella quale si convogliano acquisti obbligati, in un giro d’affari che alimenta la ricca filiera dell’editoria scolastica.
Strano a dirsi, non è la cifra complessiva quella che impressiona di più. Le sorprese maggiori arrivano quando si scompone il dato nel dettaglio, fino alla spesa media delle famiglie che affrontano acquisti di questo genere ogni anno, per otto anni.
Primo giorno di scuola. Sullo scaffale ideale degli studenti ci sono già tutti i libri, o quasi, che serviranno durante l’anno, con il loro carico di fascicoli annessi e connessioni digitali. Tutto molto bello, ma quanto è costato?
L’indagine ADOC-EURES registra una spesa di 322 € per i libri di uno studente al primo anno delle scuole medie e di 501 € per quelli di chi frequenta il primo anno delle superiori di secondo grado. I dati sono stati raccolti tra Milano, Roma e Napoli, cosa che permette di osservare come la variazione territoriale sia risibile: la differenza di costi tra Nord, Centro e Sud non supera i 17 €.
Rilevazioni più consistenti derivano invece dalla ricerca degli indirizzi scolastici più costosi: maglia nera ai licei scientifici, che richiedono una spesa media di 530 € a studente; seguono gli istituti tecnici con 488 € e i licei classici con 485 €. Spese alle quali vanno aggiunti i costi di acquisto dei dizionari, greco e latino al classico, latino e lingue straniere per scientifico e altri indirizzi, per una media di 150 €. Non solo: vanno aggiunti i costi del materiale scolastico generico (zaini, cancelleria ed eventuali richieste specifiche), che da una media al ribasso di 120 € possono toccare prezzi ben più alti.
Negli anni successivi al primo, complice l’estensione dell’uso didattico di alcuni testi, le spese diminuiscono: la media annua di acquisto per uno studente di scuola media scende a 200 €, mentre quella di uno studente delle superiori arriva a 340 €.
Nel complesso, secondo l’indagine, tre anni di scuola media costano circa 600 € ad alunno; i quinquenni di superiori richiedono 1.900 € per i licei classici, 1.700 € per gli scientifici e 1.400 € per gli istituti tecnici. Tirando le somme, in Italia otto anni di scuola dell’obbligo costano in media 2.300 € per studente.
Le cifre riportate fanno riferimento all’acquisto di materiale nuovo di zecca; in molti, però, cercano di abbatterle tramite l’acquisto di libri di testo usati.
La soluzione di per sé funzionerebbe, garantendo un risparmio medio del 30% e una diminuzione dell’impatto ambientale della stampa; nei fatti, però, è osteggiata dalle case editrici, che prevedono spesso un utilizzo diretto dei testi (come la compilazione di esercizi) e li aggiornano con frequenti ristampe, che rendono complicato l’uso di testi provenienti dagli anni precedenti. Inoltre, i codici che consentono di scaricare i libri sui dispositivi elettronici valgono soltanto per il primo accesso, sbarrando la strada all’uso da parte dei “secondi utenti”.
“Esistono misure e agevolazioni messe in campo da Stato, Regioni e Comuni per garantire la fruizione dei libri di testo per gli alunni meno abbienti”, afferma Anna Rea, presidente ADOC. “Tuttavia queste risorse interessano soltanto una parte delle famiglie, coprono il 40-50% delle spese e, spesso, registrano gravi ritardi nella loro erogazione rispetto al calendario scolastico in corso”.
I buoni per l’acquisto dei libri, infatti, compensano solo in parte gli acquisti, e per giunta in modo discontinuo a seconda del Comune di riferimento: per le scuole superiori di secondo grado gli importi erogati coprono il 29% della spesa a Roma e il 41,1% a Milano; solo a Napoli si arriva a coprirne oltre la metà (55,2%).
“Chiediamo di rendere detraibili nella misura del 19% anche le spese per l’acquisto dei libri scolastici, così come avviene per le spese sanitarie”, prosegue Anna Rea. “Ciò comporterebbe per lo Stato un costo pari a 277 milioni di euro annui, la cui copertura non dovrebbe risultare particolarmente complessa”.
“Anche le scuole potrebbero contribuire”, aggiunge il presidente EURES Fabio Piacenti, “incentivando azioni di riuso dei testi tra le classi successive, libri comuni per le diverse sezioni, e creando al proprio interno biblioteche solidali. Qualsiasi arretramento nell’accesso alla cultura e nel diritto allo studio è un arretramento nella civiltà di un Paese: occorre quindi adottare tutte le misure necessarie a scongiurarlo”.
Photo credits: trend-online.com
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