La morte di Vitaliano Trevisan si colloca in uno scenario di miseria politica e sociale esasperato da due anni di pandemia, che coinvolge anche la cultura del lavoro. La nostra recensione del suo libro “Works”.
Economia delle donne: vediamo solo la punta dell’iceberg
La recensione de “Lo sciopero delle donne”, una raccolta di studi ed esperienze che inquadrano il ruolo femminile nel sistema socioeconomico globale.
Lo sciopero delle donne: Lavoro, trasformazioni del capitale, lotte,edito da Manifestolibri e curato da Alisa Del Re, Cristina Morini, Bruna Mura e Lorenza Perini può essere letto in modi differenti, che credo sia giusto presentare diversamente.
Critiche e proposte al capitalismo da Lo sciopero delle donne
In primo luogo il testo, come collezione di vari studi, è un’ampia panoramica di ricerche ed esperienze che non trovano molto spazio in una editoria “economica” standard, perché ci si vuole occupare contemporaneamente di due fenomeni strettamente interconnessi: l’analisi del mercato del lavoro secondo i generi che da quel mercato non sono adeguatamente riconosciuti né retribuiti rispetto al genere maschio-bianco-etero, e gli strumenti a disposizione non solo per riequilibrare quella situazione di disparità, ma per cambiarlo completamente, il mercato.
Il libro quindi si pone in una prospettiva fortemente anticapitalistica, ma partendo da situazioni reali all’interno del capitalismo, e non da un astratto modello, da un’utopia economica. Piuttosto prende le mosse dalle esperienze di categorie di lavoratrici, da storie di luoghi, da esempi di sfruttamento.
Se la parte più critica può a volte sembrare “estrema”, non va dimenticato che invece la parte propositiva merita la massima attenzione, in un momento storico nel quale si è costretti e costrette a ripensare nel profondo il proprio rapporto con il lavoro. O con la sua assenza.
L’economia sommersa delle donne (che sorregge quella “vera”)
In seconda battuta, il testo può essere letto come un campionario di validi strumenti per indagare aspetti economici troppo trascurati da una letteratura più tradizionale e manualistica, ma invece molto interessanti per chi è interessato alla militanza politica a fianco delle donne e delle loro lotte.
La globalizzazione non è la stessa cosa vista da chi globalizza e da chi è globalizzato, e non è affatto semplice capire da che parte si sta; il concetto di “welfare” cambia parecchio visto dalla parte di chi lo fornisce gratuitamente; lo sciopero è una forma di protesta che ha ancora molto da dire, se attuata in forme diverse da quelle note finora; la cittadinanza è una istituzione che ha forti legami con l’economia, che vanno discussi più apertamente; la casa non è affatto un luogo non toccato da logiche economiche; il lavoro di cura va riconosciuto ben al di là delle forme ad oggi regolamentate pubblicamente; esiste una economia sommersa che non è illegale perché sfugge al fisco, ma perché nessuna legge la regola, anche se essa sostiene l’economia regolata.
Questi e altri argomenti cercano ancora una diffusione più ampia e un dibattito pubblico più consapevole; Lo sciopero delle donne ha anche questo scopo.
L’attacco a un sistema economico oppressivo, con un linguaggio mordace
Infine, questo libro è un testimone. Ancora in troppi ambienti si valutano come poco fondati e trascurabili i discorsi legati a una economia “delle donne” che vede i loro corpi e le loro attività come qualcosa di marginale, le loro analisi e le loro esperienze come qualcosa di risibile, e comunque legato a un “estremismo” che non potrà mai dire qualcosa di sensato per l’economia “vera”.
Testi come questo danno conto di quanto queste visioni siano limitate e difensive da parte di chi non vuole, per suo comodo o tornaconto, avere a che fare con parti dell’economia troppo a lungo considerate di secondaria importanza. Sempre più testimonianze, corroborate da studi, raccontano che ciò che non va nella vera economia viene proprio da quelle realtà economiche, da quegli attori sociali, da quelle situazioni geopolitiche che si continuano colpevolmente a trascurare.
Potrà certamente non piacere il linguaggio adoperato dalle autrici, la vena a volte troppo polemica o catastrofica; è anche possibile, per chi legge, avvertire echi di ideologie lontane, vecchie, abbandonate. Rimangono comunque in queste pagine tanti vissuti, da leggere con rispetto, e una serie di studi ben documentati, testimoni di soggettività che non si possono più trascurare nel dibattito economico e sociale.
Perché leggere Lo sciopero delle donne
Credo sia molto utile leggere questo libro, e più in generale libri come questo, perché riescono a ricordarci che quelli che spesso chiamiamo “punti di vista diversi” sono a ben guardare forme di vita: esse hanno la capacità di approfondire le nostre certezze permettendoci, con la loro esperienza, di criticarle in modo sensato.
Critiche come quelle di Lo sciopero delle donne possono dare la possibilità di scoprire altre certezze, non meno fondate di quelle che già abbiamo.
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