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Il basso Sulcis prova a rialzarsi: la resilienza non viene dal PNRR
Il paese di Perdaxius, escluso dal Bando borghi ma classificato tra i progetti di fascia alta, continua a puntare sullo sviluppo di turismo, agricoltura e tradizione. Le testimonianze del sindaco Gianluigi Loru, di associazioni e di giovani agricoltori locali.
Perdaxius, poco meno di millequattrocento abitanti di cui duecento giovani, è l’unico Comune del Basso Sulcis ad aver candidato un progetto per la Linea A del Piano Nazionale Borghi per il recupero dei vecchi furriadroxius (piccoli agglomerati rurali, composti da case, pascoli e terreni agricoli) presenti sul territorio.
Pur non essendo stato selezionato dalla Regione Sardegna come vincitore del bando (titolo che è andato a Ulassai, in provincia di Nuoro), Perdaxius è stato comunque classificato tra i sei progetti di “Fascia Alta”, ovvero considerati come pienamente rispondenti alle finalità dell’Avviso e alle linee guida del ministero della Cultura. Un risultato che conferma la bontà delle azioni previste, ma che non porta i fondi sperati su cui costruire un piano di sviluppo per i prossimi anni.
Che cosa può fare intanto il Comune?
Perdaxius non vince il bando ma non si arrende: il futuro viene dalla tradizione e dal turismo
“Il progetto presentato era concentrato sulla valorizzazione della ricchezza turistica locale per un rilancio a lungo termine, in grado di creare lavoro nella zona tutto l’anno e non solo d’estate”, dichiara Gianluigi Loru, sindaco di Perdaxius. A partire dal turismo, l’obiettivo era quello di stimolare l’economia locale e creare un circolo virtuoso in grado di sostenere anche le altre realtà economiche nella zona.
Nonostante sia sfumata la possibilità di ricevere questo finanziamento, l’idea è di non accantonare le azioni previste, che dall’analisi della Regione sono risultate non solo sostenibili sia dal punto di vista tecnico sia da quello economico, ma anche coerenti con le caratteristiche culturali e ambientali del territorio, oltre che in linea con le esigenze della popolazione.
“L’economia del territorio comunale infatti sta ancora scontando i contraccolpi della chiusura del vicino polo industriale di Porto Vesme”, spiega Loru, “e cerca la sua rinascita puntando su agricoltura, allevamento, pastorizia e, fondi permettendo, anche sul turismo. Il progetto presentato partiva proprio dalla tradizione agropastorale dell’area, concentrandosi sul recupero e la valorizzazione dei dieci furriadroxius presenti nelle varie frazioni di Perdaxius. Inoltre interessava anche i ventisei nuraghi dell’area, per rendere il paese più fruibile e attrattivo ai visitatori. Il tutto arricchito da una serie di azioni legate al miglioramento delle infrastrutture per il turismo e per il digitale, stimolando nuove opportunità occupazionali e mettendo Perdaxius in rete con i Comuni vicini: non ha senso restare isolati, dobbiamo entrare a far parte di un circuito”.
I furriadroxius, borghi su cui si concentrava il bando presenti in tutto il Sulcis, un tempo rappresentavano dei “microcosmi” autosufficienti, caratterizzati da tecniche costruttive e materiali autoctoni, che testimoniano le tradizioni e la cultura sulcitana antecedente all’esperienza mineraria e industriale dell’area. Una ricchezza da cui oggi provare a ripartire.
Nel Sulcis il riscatto viene dalla terra: storie di giovani che tornano all’agricoltura
“Fino a quindici-vent’anni fa sulla nostra economia faceva da traino il polo industriale di Porto Vesme, poi quella fiamma si è spenta. Oggi in paese sono ancora tanti i giovani che, dopo la laurea, decidono di andare via. Il Sulcis offre poco. In parallelo però ci sono anche molti giovani che hanno iniziato a puntare sulla campagna, credendo nel territorio e nel suo sviluppo”, dice il sindaco Loru.
La chiusura prima delle miniere e poi dell’industria metallurgica ha segnato il confine tra la memoria di una stagione d’oro del Sulcis e un presente in cui anche le aziende sopravvissute, a causa delle ripetute crisi, lanciano preoccupanti segnali d’allarme. A questo si somma uno spopolamento intenso della zona, che continua ormai da dieci anni, a ritmi doppi rispetto alla media regionale. Anche l’indice di vecchiaia e quello di dipendenza strutturale (il carico sociale ed economico della popolazione non attiva) non aiutano: il primo a Perdaxius si attesta a 315,8 (a fronte di una media nazionale di 182,6), e il secondo a 60,9 (media nazionale 57,3).
In controtendenza rispetto all’andamento regionale però c’è l’agricoltura: in tutto il Sulcis infatti c’è stato un incremento delle imprese agricole iscritte alla Camera di commercio. Il settore starebbe assorbendo progressivamente parte della manodopera uscita dalle altre attività, e contestualmente, come dichiarato dal sindaco, risulta essere un richiamo per i giovani, come testimoniano alcune aziende locali.
Tra queste quella di Cristian Pinna e della sua compagna Rossella (37 e 27 anni), nel borgo di Is Pillonis, uno di quelli interessati dal progetto proposto per il Piano Nazionale. Cristian e Rossella hanno un’azienda con quattrocento capi tra pecore e capre di diverse varietà, producono i foraggi che usano e il vendono latte prodotto dai loro animali a un’azienda sarda che lo ritira ogni mattina. Un’attività di famiglia che questi due giovani allevatori hanno scelto di ingrandire e portare avanti con grande passione e impegno, nonostante le difficoltà.
“È molto dura fare il nostro lavoro. Sarebbe importante avere un sostegno più forte da parte delle istituzioni, anche a livello economico visti gli aumenti di questo periodo. Le aziende agricole come la nostra potrebbero beneficiare di un rilancio dell’area, anche attraverso il turismo, che porterebbe un miglioramento dell’economia e delle infrastrutture a nostra disposizione, che sono carenti.”
A questa testimonianza si aggiunge quella di Giacomo Santus, titolare di Apicoltura S’abioi, che con le sue api fa nomadismo spostando le sue postazioni sia nel Comune di Perdaxius che in quello attiguo di Narcao. Giacomo, 49 anni, ha deciso di trasformare con successo una passione e una tradizione di famiglia per l’apicoltura in un lavoro dopo la chiusura dell’Ex Alcoa, in cui era impiegato, e nel 2021 ha rappresentato la Sardegna al concorso per i migliori mieli d’Italia “Le Tre Gocce D’oro”, vincendo il massimo riconoscimento come unica azienda in Italia per la tipologia di miele di erica.
“La mia attività, come le altre, crea valore per il territorio. Ci piacerebbe avere più servizi, più collegamenti in termini di trasporti e più incentivi”, racconta Giacomo. “Anche la mia azienda potrebbe beneficiare di un turismo che dura tutto l’anno: per noi produttori è un valore aggiunto avere dei clienti che comprano i nostri prodotti e li fanno conoscere in altre zone. Perdaxius ha tanti meraus (furriadroxius): valorizzarli e aprirli al pubblico sarebbe importante. Servono strutture ricettive e servizi, fondamentali per trattenere i turisti qui. Bisogna lavorare a lungo termine, in modo da trattenere le persone. Per un turista ci deve essere un’offerta di qualità e quantità”.
I limiti di Perdaxius? Questione di mentalità
L’area non ha bisogno solo di organizzare e promuovere meglio la propria proposta turistica, ma ha necessità anche di migliorare l’offerta di trasporti (carenti in quest’area più periferica rispetto ad altre zone del Sulcis, raggiungibili anche in treno da Cagliari), la disponibilità ricettiva (che a Perdaxius è molto bassa) e la garanzia di infrastrutture digitali di base, come il Wi-Fi, che in paese ancora funziona male (l’amministrazione a tal proposito ha firmato da poco un concordato con la Regione per coprire il Comune con il servizio e implementare la digitalizzazione del Comune e delle sue scuole).
“Nel frattempo, però, se da un lato la domanda turistica non è costante, va anche sottolineato che sino ad oggi c’è stata anche poca disponibilità locale a volersi mettere sul mercato; ma è una questione di mentalità”, lamenta il sindaco Loru. “Ci sono dei paesini vicini più avanti dal punto di vista dell’ospitalità. La comunità perdaxina ha apprezzato la presentazione al bando, così come l’idea di mettere in rete i diversi siti e di conseguenza anche di valorizzare la produzione agroalimentare del paese. Adesso tocca a noi istituzioni riuscire a fare da collante, e a migliorare l’aspetto organizzativo e la promozione del territorio. Per ora continuiamo a muoverci sul versante del miglioramento archeologico, grazie ai nuovi lavori sul nuraghe Camboni (il più importante di Perdaxius) che partiranno a maggio, per cui sono stati stanziati 20.000 euro della Fondazione Banco di Sardegna più 100.000 euro di fondi regionali”.
Sul tema conclude Emiliana Sabiu, cofondatrice di Cherimus, un’associazione culturale di Perdaxius che da dieci anni si impegna a stimolare lo sviluppo del territorio attraverso l’arte, anche grazie ai numerosi bandi nazionali ed europei vinti nel tempo. Cherimus ha anche partecipato alla scrittura di una delle azioni proposte per il bando, in ottica di sviluppo del territorio attraverso l’arte contemporanea, per rendere il paese e l’area circostante un centro di residenze per artisti internazionali, intrecciandosi con l’idea di albergo diffuso prevista dal bando.
“I limiti nell’area sono strutturali ma anche soggettivi della comunità. Paradossalmente quelli strutturali sono quelli più facili da affrontare, perché si tratta di trovare investimenti e gestirli in maniera corretta. Il limite più grande è l’atteggiamento delle persone, che spesso è arreso: è difficile scuoterle. Non bisogna aspettare che arrivi una spinta da fuori, ma essere portatori di un cambiamento dal basso piuttosto che dall’alto, che rischierebbe invece di portare a scelte non condivise con le persone ed estranee al territorio. Noi cerchiamo di fare questo, e pensiamo che sia utile per rendere gli investimenti strutturali più sensati e per far partecipare in modo diverso alle attività del territorio. Quando si è coinvolti in prima persona, mettendo a disposizione magari la propria abitazione per un albergo diffuso, è molto diverso da una situazione in cui viene costruito un albergo multi-piano accanto a casa”.
Leggi gli altri articoli a tema PNRR.
Leggi il mensile 111, “Non chiamateli borghi“, e il reportage “Aziende sull’orlo di una crisi di nervi“.
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